Il ritratto del diavolo. Anton Giulio Barrili. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Anton Giulio Barrili
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066073312
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basso e da un lato; poi, tutto ad un tratto, vi passavano dall'altro, senza che li aveste veduti fermarsi sui legacci del vostro giustacore. Osservando il rapido trapasso di quei due lumi spenti, pensavate involontariamente alla lucciola, che nel fosco della notte vi brilla trasvolando da destra, indi vi apparisce a sinistra, dopo esservi passata davanti alla chetichella, rattenendo il palpito della sua luce fosforica.

      Mastro Jacopo, una volta aveva detto di lui:

      —Tuccio di Credi non sarà mai un valente disegnatore. Un uomo che non guarda mai davanti a sè, può egli vedere quel che si faccia?

      Alle beffe dal Chiacchiera. Tuccio di Credi aveva aggrottate le ciglia e si era morso le labbra. Indi, facendo spallucce, aveva risposto:

      —Che grullerie! Basta che il primo venuto dica una cosa per chiasso, perchè tu ci fabbrichi subito un ragionamento. Già, non l'hanno battezzato il Chiacchiera per nulla. Oggi tu hai visto l'innamorato in una figurina di donna, e questo è anche peggio della trovata di Parri della Quercia. O che? Non si può egli vedere una bella ragazza per via, e sentire il desiderio di segnarne il profilo sulla carta, come si segna il profilo d'un frate che va alla cerca, o d'un cane che s'accosta al muro? L'uomo che vuole avanzare nell'eccellenza dell'arte, studia tutto quello che vede. E se gli capita di vedere qualche bella figura di donna, vuoi tu che chiuda gli occhi e dica: Domine salvum fac, come un santo eremita, esposto alle tentazioni del diavolo?

      —Se almeno ce ne fossero due, qua dentro, di donne!—ribattè il Chiacchiera, che non voleva darsi per vinto.—Ma, a farlo a posta, non c'è che questa, non c'è.

      —Non prova nulla.

      —Prova moltissimo. Che non ci sian più belle donne, in Arezzo? O che abbiano presa l'abitudine di tapparsi in casa, quando passa il Giotto redivivo?

      —Ah sì, Giotto ridivivo! Ben detto!—esclamò Lippo del Calzaiuolo.—Se ti sente mastro Jacopo, ti abbraccia e ti bacia sulle gote.

      —Chi parla di mastro Jacopo?—gridò una voce, che mise lo scompiglio nella brigata.—E chi ho da baciar sulle gote, se è lecito?

      —Maestro!—dissero i garzoni, tirandosi indietro mogi e confusi.

      Il maestro si avanzò in mezzo al crocchio e vide il quaderno dei disegni di Spinello Spinelli.

      —Ah!—riprese egli, con accento mutato.—Studiavate? Ammiravate anche voi quel che sa fare questo bravo giovinetto? Avanti, su, si faccia avanti quello che ho da baciar sulle gote, e mi dica cosa pensa di Spinello Spinelli.

      —Maestro,—scappò fuori il Chiacchiera,—io non so se mi bacerete sulle gote, o se piuttosto non mi allungherete una pedata; ma dico, con vostra licenza, che questo Spinello ha voluto fare un ritratto, in questo piccolo schizzo.

      —Orbene,—disse mastro Jacopo, rabbruscandosi;—e se avesse proprio voluto fare un ritratto, che ci vedreste di male voi altri?

      —Niente, Dio guardi; niente nell'intenzione. Ma quanto all'esito del tentativo…. Vedete qua Tuccio di Credi, il quale sostiene che la somiglianza è tutta dovuta alla parsimonia dei tratti. Il vostro protetto ha trovata l'aria della figura, e nient'altro. Se dovesse fare un ritratto, si troverebbe molto impicciato.—

      Mastro Jacopo crollò sdegnosamente le spalle.

      —Eh via, lasagnoni! Quello è un giovane che, se vorrà fare un ritratto, anche da pittore novellino qual è, lo farà, in barba a tutti voi, quando avrete messo su barba.

      —Parri della Quercia non è di questa opinione.

      —Ah, Parri?… sentiamo qual è l'opinione di messer Parri della

       Quercia.—

      Parri, così tirato in ballo dalla imprudenza del Chiacchiera, si fece modestamente a rispondere:

      —Io, veramente, maestro, non intendevo di togliere i meriti al vostro nuovo scolaro. Non lo conosco ancora di persona, ma lo stimo già assai per questi tocchi di penna, che voi ci avete proposti ad esempio. Dicevo solamente che madonna Fiordalisa….—

      Jacopo di Casentino diede un balzo e guardò il migliore de' suoi discepoli con aria tra maravigliata e scontrosa.

      —Che c'entra madonna Fiordalisa?—diss'egli interrompendolo.

      —Eh, c'entra in questo modo,—rispose Parri della Quercia,—che nei

       quattro tocchi di cui parlavamo dianzi, quando voi siete capitato….

       Eccoli qua, del resto; non ci vedete il ritratto di madonna

       Fiordalisa? Almeno almeno, si può dire che arieggiano la sua figura.

      —-Sia pure;—disse mastro Jacopo, col piglio di chi non vuol negare nè ammettere una cosa.—E che cosa dicevi tu dunque?

      —Dicevo che madonna può riconoscersi in questi contorni, ma che questo non può dirsi un vero ritratto. Un ritratto della vostra figliuola io l'ho per la cosa più difficile del mondo, se non per avventura impossibile. Madonna Fiordalisa ha un'aria così mutevole!

      —Aria mutevole! aria mutevole!—borbottò mastro Jacopo.—Non so che cosa intendiate di dire, con quest'aria mutevole. I vecchi pittori non le conoscevano, queste novità del vostro gergo.

      —Maestro,—entrò a dire il Chiacchiera, vedendo che Parri della

       Quercia era rimasto mutolo,—sono le parti mobili del viso, che fanno

       di questi scherzi. Il viso ha le sue parti mobili; è l'opinione di

       Tuccio di Credi.—

      Mastro Jacopo andava di meraviglia in meraviglia.

      —Ah sì! Anche Tuccio di Credi ha un'opinione?—chiese egli, con accento sarcastico.

      Tuccio di Credi fu toccato sul vivo da quelle parole, ma più dal tono canzonatorio con cui erano profferite.

      —Che male ci sarebbe, maestro?—disse egli.—E che ci vedreste di strano?

      —Niente, in verità; niente strano in voi altri. E non ci sarebbe neanche ombra di male, se almeno voleste prendervi il fastidio di lavorare. Siete lasagnoni, buoni a nulla…. Cioè, mi correggo; siete buoni a far chiacchiere; tanto che uno di voi ci ha buscato il soprannome. Ragionare di principii, far trattati, inventar dottrine, ecco il fatto vostro. Lavoro, vuol essere, lavoro, e poi sempre lavoro. Le ragioni dell'arte son qui, nel braccio e nella schiena; il resto non vale più che tanto. Fatemi la grazia di lasciare le ragioni dell'arte, i principii, i trattati, a coloro che sono invecchiati nell'operare. Anche voi, un giorno, quando sarete giunti a compieta, potrete dire ai giovani: così va fatto e così non va fatto. In nome di che? In nome della vostra esperienza. Senza di questa non ci son dottrine che tengano.

      —Maestro,—osò dire il Chiacchiera,—voi restringete il campo dell'arte.

      —Che campo m'andate voi sfringuellando? Il campo dell'arte! Ecco un'altra invenzione dei pittori parolai. Dovevate vederlo che cos'era il campo dell'arte, quando vivevano i grandi maestri. Non le si conoscevano mica, queste cianciafruscole ai bei tempi di Taddeo Gaddi e di Giotto!

      —Giotto fu un rinnovatore dell'arte;—ribattè il Chiacchiera.—E noi dobbiam mirar tutti a fare del nuovo.

      —Ah sì? E credete che sia possibile, far sempre del nuovo? Badate, lasagnoni, che le vostre novità non siano ritorni alle mosse. L'unica novità, che io possa raccomandarvi è questa: fate, fate, non vi stancate di fare. E per intanto smettete le ciance, che il fistolo vi colga!—

      Ciò detto, maestro Jacopo si allontanò dal crocchio dando una poderosa alzata di spalle. Al quale atto il Chiacchiera rispose per tutti, facendo le boccacce. Poco stante si affacciava un giovinotto sull'uscio della bottega.

      —È qui mastro Jacopo di Casentino?—chiese egli con aria peritosa.

      —È qui;—rispose il Chiacchiera.—Che cosa volete da lui?—

      Mastro Jacopo aveva udito la