Il codice di Perelà. Aldo Palazzeschi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Aldo Palazzeschi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066069681
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di essere ammesse dinanzi al signor Perelà. Possono essere ammesse?

      — Signor Perelà, il vostro nome è sulle bocche di tutti, non si sente parlare più che di voi, dell'uomo di fumo! Perelà! Perelà! Perelà di qua, Perelà di là, ce ne vorrebbero dieci di uomini di fumo per contentare tutta questa gente!

      — Il signor Perelà sia fatto passare in sala di udienze, il gentiluomo di servizio introdurrà i primi venuti.

      — Il grande scultore nazionale Cesare Augusto Formichini.

      — Illustrissimo signore, io mi tengo fortemente onorato d'essere ricevuto da voi per il primo e vi esprimo subito la mia matura risoluzione, e insieme il dovere, di assicurare alla patria il vostro monumento. Nel bronzo sacro ai secoli e agli eroi saranno eternate la vostra memoria e la vostra grandezza.

      — Nel bronzo?

      — Già, nel bronzo.

      — Non è egli il bronzo una cosa dimolto pesante?

      — E che intendete dire con questo? Che con esso non si possono esprimere e riprodurre le cose più leggere? Le chiome fluttuanti di Venere or ora sbocciata dalle onde? I veli di tutte le danzatrici di Ninive? Lo zeffiro che sfiora la guancia vellutata di Narciso? Sapete voi che sia il bronzo?

      — Sapete voi che sia il fumo?

      — Il pittore della Regina Crescenzio Pacchetto.

      — Eccellentissimo signor Perelà, permettetemi di presentarvi insieme ai più devoti ossequî i sentimenti della mia più viva riconoscenza. L'onore che voi mi prodigate facendomi conoscere un uomo.... sì, un uomo come voi, è da me altissimamente considerato.

      Sono sicuro che risponderete affermativamente all'invito ch'io sono per farvi. Io aspiro ad essere il vostro primo ritrattista. Sarete il modello del mio capolavoro. Nessun ritrattista del mondo troverà mai un modello quanto voi ispiratore, e alla prossima esposizione figurerete al fianco della Regina.

      Lasciate ora ch'io esponga al vostro inappellabile giudizio l'ultima mia opera, quella che mi valse la celebrità.

      Venite pure avanti, fermatevi, scuoprite.

      Ecco, come voi potete bene osservare, signor Perelà, quella è una dama del diciottesimo secolo, il cavaliere che le è a fianco si è di fresco levato di ginocchio, dov'egli era per isporgere la sua dichiarazione di folle amore. E la nobile dama, in piedi, la vedete? accenna vaga coll'indice della sua pallida mano, la finestra, vedete quella rosea porpurea che vi sembra scoppiata per incanto nella notte di attesa? La vedete? Ecco, ella gli dice col gesto, prendetela. E non è come dire: la vostra dichiarazione è coronata dal mio amore? L'attesa è finita? Quel fiore che vi mancava eccolo, prendetelo, conservatelo sul vostro petto? Pegno di un primo bacio? Non vedete com'ella lo guarda? E con quanta grazia indica la bella rosa sul davanzale? Questo quadro si chiama appunto: il cavaliere senza la rosa.

      — Che cosa dice quella signora?

      — Prendete, quel fiore è vostro.

      — Io credevo invece ch'ella dicesse: signore, uscite.

      — Oh! Ma signor Perelà, che cosa dite mai? Non vedete come quegli occhi brillano? Come quelle labbra sono avide di baci e d'amore?

      — E non si può dire con un sorriso uscite, ad un uomo?

      — No certamente, e come potrebbe dire così s'ella indica la finestra?

      — E non si può uscire sorridendo per una finestra?

      — Ma no, ma no, ma no vi dico, non si può uscire, è come se gli dicesse io vi voglio vedere accoppato. Ella non può assolutamente dire questo, vi pare, non può, il significato del mio quadro ne sarebbe totalmente travolto.... Io vi prego caldamente di non dir ciò con alcuno, voi pregiudichereste a fondo la mia opera.... la vostra interpretazione in questo momento mi sarebbe fatale.... Venite pure avanti, fermatevi, cuoprite, andate.

      — Alcuni fotografi.

      — Pianino, pianino, due alla volta, c'è tempo per tutti.

      — Avreste la compiacenza di voltarvi, signore?

      — Io approfitterò per il profilo.

      — Vorreste sedervi?

      — E leggere un poco questo giornale così? Ecco.

      — E tenere nella mano questa sigaretta, così? E questo fiammifero, così, in questa? Ecco, benissimo, ottimamente.

      — Vorreste accavallare le gambe così?

      — E le braccia così? Con questo dito qui, lì. Ecco, proprio.

      — Potreste togliervi gli stivali?

      — No!

      — Per rimetterveli tosto ben inteso.

      — No!

      — Non vuol dire, lasciate pure, sarebbe stato tanto bello per il cinematografo....

      — No!

      — Non vuol dire, lasciate lasciate pure.

      — Ma vi pare....

      — Prego....

      — Ecco.

      — Grazie.

      — Grazie.

      — Riverisco.

      — Illustrissimo.

      — Eccellentissimo.

      — Signor Perelà.

      — Obbligatissimo.

      — blgtssm.

      — Il banchiere Fortunato Rodella.

      — Appena venuto a cognizione della vostra presenza nella nostra città, mi sono affrettato a presentarvi i migliori omaggi, e a pregarvi altresì di ascoltare quanto sono per dirvi.

      Io ho altresì udito che voi siete giunto sprovvisto di tutto, e solo in possesso di un paio di bellissime scarpe.

      — Eccole.

      — Benissimo, dunque io vengo per mettere a vostra disposizione i miei capitali, e questo, ben inteso, non per giovare solamente a voi, ma perchè noi possiamo concludere associati ottimi affari.

      — Io?

      — Voi, precisamente.

      — Io sono di fumo.

      — Lo so, appunto.

      — E come posso, di sì umile natura essere a voi fonte di ricchezze?

      — Eh! non vuol dire, col fumo vedete, si possono fare le migliori speculazioni di questo mondo. Basta saper dare il valore alle cose, tutte le cose che ci circondano sono il nostro patrimonio, tutte possono diventare moneta delle nostre tasche se sapremo valercene. Lasciate fare a me. Il sole vedete, che pare la cosa più inaccessibile di tutte, non è che un enorme biglietto di banca che se riuscirete a spicciolare potrete spendere a vostro piacimento. E non vi dico poi la luna.

      — Il sole?

      — Precisamente, il sole.

      — È vero, non può essere che così, perchè se fosse tutto di moneta metallica peserebbe troppo....

      — Già, e cadrebbe, ineluttabilmente, anzi sarebbe caduto già.

      — Invece essendo solamente un biglietto, un pezzo di carta, è leggero....

      — E sta su.

      — E voi lo spicciolate?

      — Non facciamo altro dalla mattina alla sera.

      Eccovi il mio indirizzo e alla prima occasione non mancherò di avvertirvi, e per tutto quello che vi possa occorrere subito io sono a vostra completa disposizione. Signor Perelà i miei complimenti.

      — Il poeta Isidoro Scopino.

      — Quando ho