L'Incendiario; col rapporto sulla vittoria futurista di Trieste. Aldo Palazzeschi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Aldo Palazzeschi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066069247
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Mario Alberti, Guido degli Sforza, Gualtiero Finzi, ed altri ed altri ancora.

      Si odono a quando a quando le schioccanti risate dello spiritosissimo Nordio. Si alza l'avvocato Tedaldi, che declama un'ode del Carducci con emozione di cuore, efficacia di gesto e tonante forza di voce.

      Usciamo dal Caffè Milano per portare la nostra focosa anima italiana entro il covo notturno degli ufficiali austriaci: l'Eden.

      Vi troviamo invece molti ungheresi che accompagnano con gesti e con danze un'impetuosa zuffa di violini tziganeschi. Essi ci salutano clamorosamente, inneggiando alla liberazione dell'Ungheria e di Trieste, e — allegri martiri del patriottismo — si torcono sulla sonora graticola del cembalum, sotto le rabbiose sferzate dei violini.

      Gioia, follia e guerra!

      Alcuni ufficiali austriaci, in un angolo, hanno l'itterizia della loro bandiera.

      Quando usciamo, una frenetica ebbrezza goliardica e gaiamente vandalica agita la nostra irruente colonna.

      Noi, futuristi, proclamiamo senz'altro la morte della saggezza, l'ignominia della parola prudenza.... Guai a chi non è capace di audacie teppistiche! Guai a chi, ogni notte, non si sente signore assoluto della città e gonfio di disprezzo per coloro che dormono!

      In lunga fila indiana, camminiamo prima rapidamente e poi ci slanciamo a passo di corsa, formando festoni rumorosi e beffardi intorno alle facce lorde dei poliziotti, vespasiani ambulanti.

      Così correndo, giungiamo al Molo San Carlo. Un gran veliero che fora le nuvole coi suoi tre alberi altissimi.... Fin dove salgono, quegli alberi? Bisogna pur saperlo!... Su! Su!... Chi potrebbe impedirci di seguirne l'acuto slancio verso il cielo? Che importa se il veliero oscilla, se il sartiame miagola al soffio rovesciante della bora?... E ci arrampichiamo su per l'albero maestro, in cerca di nidi di stelle.... Di lassù, ci sarà forse anche dato di scorgere all'orizzonte i fanali della formidabile squadra di Bettolo, a cui forse giungeranno le nostre grida di ansiosa chiamata!

      Ci si avvia verso Servola, i cui fumi biancastri laggiù, sembrano pilastri enormi eretti a sostenere le rosseggianti vôlte della notte.... Lieti come scolari in libertà, ci agitiamo intorno alle pance fuligginose delle ferriere, che partoriscono muraglie di bragia... Grida di vittoria erompono dai nostri petti.... Finalmente, le più folli immagini futuriste si realizzano: ecco edifici di fuoco che camminano, si sventrano e rovesciano a terra viscere di topazi e di rubini!

      Noi assistiamo così alla fusione del nuovo sole futurista, più colorato, più fantastico, più caldo del vecchio sole di ieri. Ne sorvegliano l'immane colata incandescente i mostruosi camini, giganti burberi, impennacchiati di fumo che nemmeno si sentono passar tra i piedi le stridule fughe dei treni, sorci di ferro spaventati....

      Oh! come invidiamo le case appollaiate sulle colline circostanti, le case attente a cui la gioia ubbriacante del fuoco incendia gli occhi ogni notte. Come invidiamo le nuvole dalle facce accaldate e l'orizzonte marino solcato da lunghi riflessi scarlatti!

      A Trieste, i giovani non dormono mai. Igienica insonnia, che ci fa divorare il gran pranzo futurista offertoci dagli amici e servito spiritosamente a rovescio, così:

       Caffè

       Dolci memorie frappées

       Frutta dell'Avvenire

       Marmellata di gloriosi defunti

       Arrosto di mummia con fegatini di professori

       Insalata archeologica

       Spezzatini di passato con piselli esplosivi in salsa storica

       Pesce del Mar Morto

       Grumi di sangue in brodo

       Antipasto di demolizioni

       Vermouth.

      Dappertutto, nelle sale sontuose della Filarmonica, nei salotti intellettuali, nei ritrovi mondani, le dame rivaleggiano nell'accoglierci con regale e squisita cortesia, affascinate piuttosto che sgomentate dalla violenza incendiaria delle nostre volontà futuriste.

      Partiamo a malincuore, ma già rivolto lo sguardo ad altri campi di battaglia, e Trieste ci accompagna al treno acclamandoci ancora con le voci squillanti dei suoi cento figli più eletti, che galoppano intorno alla nostra carrozza, e ci salutano col grido di Viva l'Italia! Viva il Futurismo!

       F. T. Marinetti.

       Indice

      Il Futurismo e i Futuristi difesi da:

      Silvio Benco, Elda Gianelli, A, Bellotti Paolo Arcari, A. Scocchi, V. Cuttin, Augusto Datta G. Giacomelli, A. Tamanini, ecc.

       Indice

      SILVIO BENCO

      presenta i futuristi nel “Piccolo„.

      Serata di poesia futurista: la chiamano veramente i manifesti e gli striscioni apparsi in gran numero a tutte le cantonate della città. Infatti i sei giovani poeti che reciteranno mercoledì i loro versi al Politeama Rossetti hanno accettato come insegna del loro sodalizio il manifesto del futurismo lanciato l'anno scorso dal Marinetti: del quale manifesto molto si rise e molto si discusse, e si rise perchè veramente andava oltre a ogni seria intenzione di rinnovamento letterario; e si discusse perchè spalancava ambo le porte a un problema che è forse il supremo problema della letteratura: è fatale che l'arte si atteggi sempre conforme al passato, e si giudichi sempre con le opinioni che furono del passato? ovvero non deve trarre essa i suoi impulsi dalle concitazioni della vita moderna, e giudicarsi a norma delle aspirazioni che ciascuno di noi ha verso il futuro?

      Il manifesto del futurismo premette dunque una contraddizione alla legge del perpetuo ritorno di ciò che fu; e se questa è una legge, esso contiene un'illusione o un inganno, se no è una legge, esso contiene, in forme brutali, un'enunciazione di verità. Il che non può decidersi dopo un anno dall'apparizione del manifesto, e mentre il mosto fermenta e non si è fatto vino. Non giudichiamo dunque il futurismo che allo stato di ebollizione; limitiamoci a presentare i futuristi che sono allo stato solido di personalità: uno di essi, e il loro capo, F. T. Marinetti, non ha più nemmeno bisogno di presentazione; poichè già lo conosce il nostro pubblico come un poeta d'impulso e di fervida fantasia: all'opera sua nell'ultimo anno non aggiunse che un dramma, Les poupées électriques, inventato molto ingegnosamente sul tema delle segrete affinità delle anime che sì sostituiscono inconsce l'una all'altra, dapprima nell'indeterminatezza delle commozioni psichiche, poi nella concretezza delle sensazioni. Non è necessario nemmeno presentare il giovane siciliano Federico De Maria, che fu l'anno scorso fra i lettori dell'Università del popolo: il suo libro La leggenda della vita, scritto quasi tutto in versi liberi, ma con rime e assonanze e ricchezza di melodia, lo rivelò come uno dei poeti che meglio fanno suonare il lor pensiero nella armoniosità della lingua nostra.

      Una sorpresa per il pubblico potrebbe essere Paolo Buzzi, il più complicato temperamento del gruppo. Vasto intelletto; volontà ambiziosa e tenace che lo disciplina a una costanza di lavoro quasi sovrumana; gusto non ancora purificato, non ancora naturalmente sensibile alle proporzioni di ogni opera d'arte, qualunque essa sia. È milanese. Sorse anni or sono, vincitore di un concorso letterario della rivista Poesia, con un romanzo, L'esilio, dove aveva cercato di mettere tutta la sua mente: e poichè la mente era vasta, il romanzo uscì in tre volumi. Troppo; non tutto aveva lo stesso valore; ma c'erano capitoli mirabili per verità e ricchezza di colore, per lucida esposizione di idee, per trascrizioni d'una vorticosa vita fantastica. La stessa impressione d'un uomo che ha molte cose da dire si riceve dal suo volume di versi Aeroplani. Il contenuto ne è più denso, più vario che nei consueti libri di versi; la vita delle città vi è