Mi sembra, che la dimostrazione non possa essere più evidente.
Il Conte Mamiani alla lettura di cotesta Circolare ebbe a dire che l'apprendeva come adesione alla Costituente romana, e la annunziò alla Camera dei Deputati romani.[129] D'altronde io aveva promesso secondarlo nella conferenza ch'ebbi seco nel novembre a Livorno,[130] e mantenevo la promessa.
Ma sopra tutto, di simili discrepanze, di tali compromessi, e cautele, appariscono traccie nella Seduta del 23 gennaio 1849. Noi vediamo uscirne quattro opinioni. Una, che per sospetto del poco intende sia specificato immediatamente il mandato; un'altra, che per paura del troppo vuole sia determinato in seguito da una Legge; una terza, che sostiene il Progetto abbia a lasciarsi incerto, nel modo col quale fu proposto, sperando ogni sconfinata conseguenza; la quarta, che lo pretende preciso perchè lo teme.
Il signor Montanelli modificando, in virtù di più maturo consiglio, la sua dottrina, sostiene la necessità dei due stadii; dichiara il principio della Nazionalità non doversi discutere se non intervengono due condizioni di fatto: la prima, che tutta la Nazione Italiana possa essere rappresentata; la seconda, che da ogni parte a lei accorrano gli eletti dal suffragio universale. (Seduta della Camera dei Deputati, 23 gennaio 1849.) — Per ora dovere accordarci per combattere non come Piemontesi, Toscani, Romani o Napoletani, ma come Italiani. — Non parla di luogo, ed esprime il desiderio, che la Costituente potesse tenere la sua prima seduta sotto la tenda nelle pianure lombarde. — Non potere essere il mandato limitato nel secondo stadio della Costituente, perchè davanti il voto della universa Nazione non era dato imporre limiti; se però i Deputati delle altre parti d'Italia avranno un limite, essi renderanno impossibile l'applicazione del principio.
A me parvero assurde le proposte, 1º di specificare adesso il mandato; 2º di aspettare a specificarlo poi con Legge. Adesso, non si poteva sapere come rimarrebbe la Italia, compita fortunatamente la guerra della Indipendenza; e il mandato avrebbe potuto non essere applicabile allora. Questo caso successo, una Legge che avesse anche in seguito determinato tassativamente il modo del trattare, avrebbe potuto rendere vani o difficili i negoziati. — Essendo commessa al Potere Esecutivo la facoltà di formulare il mandato, rimaneva in suo arbitrio adoperarlo nel modo il più utile alla Patria comune. E in me era convincimento assoluto, che fosse benefizio della Patria mantenere il Governo Costituzionale di Leopoldo II.
Quindi più volte arringando, io mi sforzava di bene inculcare:[131]
§ 1º Come la Costituente si dividesse in due stadii: «il primo, di concorrere con tutti i Potentati italiani alla guerra della Indipendenza; il secondo, di determinare le forme della nostra Nazionalità.
§ 2. Come ai fini della Costituente da me sostenuta, bastasse questo solo primo scopo: «Se i Rappresentanti degli altri Stati italiani non vorranno subire questa larga formula, e se consentiranno all'Assemblea Costituente al solo scopo di proseguire la guerra per la Indipendenza, vorremo noi imitare lo improvvido padre di famiglia, che ricusa porzione di pagamento perchè non gli saldano il debito intero? No, noi accetteremo.»
E successivamente: «Nella verificazione dei poteri vedranno quanti sono Deputati dal mandato limitato, quanti dal mandato illimitato; e là dove il numero dei primi soverchiasse il numero dei secondi, egli è certo che determinata allora la periferia delle trattative, rimarrebbe impedita agli altri perfino l'aperizione della bocca sopra materie le quali oltrepassassero il termine stabilito.» E poco dopo: «I Deputati nostri mossi da spirito di concordia, e da carità patria, lo restringano, se così il bene della Italia desidera, unicamente allo scopo di conseguire la sua Indipendenza.» Ancora: «Se fin qui non vogliono giungere gli altri Stati Italiani, in ogni caso diremo sempre ai Deputati: non tornate, ma fermatevi, e concertatevi con tutti, a patto che la Italia sia libera. Agli altri fini provvederanno il tempo e la buona fortuna.» Finalmente: «E però stando a conferire (il mandato) al Popolo ai termini della Legge, non può definirsene lo esercizio, dovendoci prima mettere in conveniente relazione con gli altri Stati Italiani, affinchè la nostra Costituente non sia motivo di discordia, ma di unione e di forza.»
Insomma, mercè i miei sforzi in Consiglio e fuori, l'avventurosa Costituente montanelliana corrispondeva sostanzialmente alla proposta mossa nel 14 agosto 1848 alla Romana Assemblea:
«Preghisi il Ministero a scrivere a tutti i Governi italiani, invitandoli ed esortandoli, uditi ciascuno i suoi Parlamenti, a spedire subito in Roma dei Deputati per discutere e deliberare in comune e sotto l'alto patrocinio di Pio IX, intorno al modo migliore di difendere la Italia e assicurare la sua Indipendenza.»[132]
§ 3. Come questo mandato avesse a esercitarsi conforme alle istruzioni, le quali sarebbero date dal Potere Esecutivo al momento della partenza dei Deputati: «In questo concetto i Deputati ricevono il mandato AL MOMENTO DELLA ELEZIONE, e la NORMA DI ESERCITARLO AL MOMENTO DELLA PARTENZA.» — E in altra parte: «il Potere esecutivo ha da indicare le istruzioni per eseguire il mandato un momento prima della partenza.»
§ 4. Come allorquando il signor Montanelli, stretto dalla Opposizione, emetteva proposizioni conformi al suo concetto primitivo pubblicato in Livorno, e discordi dal mio, pronto accorressi a fare palese che la Costituente non doveva fare ingiuria al Principe, che il mandato non poteva neppure in pensiero credersi esteso alla sua esclusione, e finalmente che l'ora della Repubblica non era suonata in Italia: «Quando un Principe generoso e magnanimo, come mi gode l'animo dichiarare Leopoldo II, non ha aborrito sottoporsi al Consesso universale d'Italia, il Ministero ha fermamente creduto che il Popolo si mantenga, come sempre fu, grato e leale; ha sentito che il Popolo avrebbe pagato di generosità la generosità di Leopoldo II; il Ministero ha sentito ed è persuaso che l'ora della Repubblica in italia non è suonata; il Ministero ha sentito ed ha creduto che Italia voglia e debba conservare la forma della Monarchia Costituzionale, e verun altro Principe meritasse più di Leopoldo II la corona dal libero consentimento del Popolo. Il Ministero pertanto, quando ha proposto a Leopoldo II questa Legge, ha creduto, crede, e crederà sempre avergli persuaso un atto di gloria e di benevolenza capace a procacciargli l'amore e la eterna riconoscenza di tutta la Italia.»[133] — (Applausi vivissimi e prolungati, con evviva a Leopoldo II.)
Pareva a me che in questo modo adoperando avessi bene meritato della Patria e del Principe, conciossiachè il principio avventuroso della Costituente montanelliana per le mie cure ridotto a plausibile disciplina ponesse la Corona in grado di scegliere quattro vie, per una piena di dubbiezze ch'ella medesima mi aveva imposta.
Prima via. La Corona poteva accettare la dimissione del signor Presidente, inviarlo ministro a Torino, e modificare, secondo che io consentiva, il progetto della Costituente.
Seconda via. La Corona poteva, della Legge intorno alla Costituente, accettare quella parte che si referiva al primo stadio; negando per ora formulare il mandato e dare istruzioni circa al secondo.
Terza via. La Corona poteva accettare, in genere, tutto il progetto della Costituente per valersene poi a tempo opportuno e secondo la contingenza dei casi, o come difesa contro le cupidità di potente vicino, o come istrumento per fondare la Confederazione Italiana,