—Io doveva dunque, secondo il tuo avviso, lasciar perire tanti disgraziati?....
—Dal punto di vista commerciale, tu dovevi appunto....
—Lasciarli morire!!!... esclamò Joseph, arrestandosi e guardando l'amico con espressione di meraviglia.
—Lasciarli morire—rispose Franz pacatamente. Non ispetta il diritto di chiamarsi commerciante a chi, in presenza della speculazione, non sa dimenticare di esser uomo.
A questo punto, un sinistro rumore come di vento e di tuono fece ammutire i due viaggiatori.
Dopo un istante, Franz mandò un grido:
—La valanga! la valanga!
—Gettiamoci a sinistra! gridò Joseph a sua volta.
E tutti e due si diedero a correre verso un gruppo di roccie che, elevandosi a poca distanza dalla strada maestra, parevano offrire un baluardo contro l'impeto della massa ghiacciata. Poco dopo, all'immenso fragore successe un cupo silenzio—alla luce sottentrarono le tenebre—e i nostri viaggiatori si trovarono come sprofondati in una voragine.—Da una parte la roccia impraticabile, dall'altra una montagna di neve, e al disopra uno scarso lembo di cielo che invano tentava proiettare, sui due sepolti, un riflesso de' suoi pallidi raggi.
Franz e Joseph rimasero per un istante come stupiditi dallo spavento.
—Non v'ha dubbio... siamo vivi! esclamò Joseph, rompendo per il primo il silenzio.
—Meglio esser morti,—rispose Franz cupamente. Se la valanga ci avesse schiacciati, tutto sarebbe finito... In quella vece avremo una lunga e dolorosa agonia di tre o quattro giorni.
—Non credi tu che i cantonieri si affretteranno a sgombrare la neve dalla via, ed a rimuovere l'intera valanga per iscoprire se vi siano delle vittime?
—Certamente; ma perchè coloro arrivino a diseppellirci, occorreranno non meno di sei o sette giorni,—e noi fra sei o sette giorni, saremo qui congelati dal freddo o stecchiti dalla fame. Ah! tu avevi ben ragione, mio ottimo Joseph...! A che mi valgono ora i miei cinquantamila franchi, radunati in America con tanto sudore.... con tanti sacrifizi? Tu almeno non avrai il rimorso di esserti privato di ogni cosa, quando eravamo in tempo di godercela... Ah! sono stato un grand'asino...!
—Via! non disperarti... esploriamo piuttosto, se ci vien fatto di scoprire qualche via di salvezza.... Chi sa? Forse, arrampicandoci su quegli scogli...
Joseph si avvide che al di là di un macigno si apriva una grotta.
Si inoltrò a tastoni. Avanzandosi, riconobbe che l'antro era spazioso e profondo... e poteva fornire un eccellente riparo contro i rigori del freddo.
Tornò sui propri passi—chiamò l'amico, e, ripreso da terra il suo sacco da viaggio—vieni! disse a Franz—dal gelo non si muore più.... Ho trovato una buona cameretta, dove tutti e due potremo alloggiare gratuitamente.... Le mobilie non si raccomandano per la loro eleganza, ma in compenso sono di una solidità a tutta prova.
I due amici si internarono nella grotta tenendosi per mano... Franz depose tristamente la sua valigia sopra un macigno, e vi si assise nell'attitudine disperata di un delinquente che rientri nel carcere, dopo aver udita alle Assisie la sua sentenza di morte.
Se qualcuno in quelle tenebre fitte avesse potuto scorgere il volto di Joseph, certamente si sarebbe meravigliato della singolare espressione di gioia e di trionfo che brillava ne' suoi sguardi.
—Franz! mio buon Franz! sei tu già morto dalla paura?... Oh! voglio un po' vedere cos'è avvenuto di lui!
E così parlando, Joseph diè fuoco ad uno zolfanello, e, accesa una candela che aveva levata dal suo sacco, la piantò sovra un bel candelabro formato dalle stalagmiti nel fondo della grotta.
Nè le parole dell'amico, nè l'improvviso bagliore della luce valsero a riscuotere Franz dal suo letargico abbattimento.
—Povero amico! esclamò Joseph-senza quel cumulo di banconote che tieni rinchiuso nel portafogli, la disgrazia ti parrebbe forse men dura.... Eppure—chi lo sa?—a questo mondo è sempre bene l'esser provvisti di denaro.....
—Joseph! ruggì l'altro sordamente; risparmiami i tuoi motteggi... Noi siamo inesorabilmente condannati a morire... Domani... non più tardi di domani... la fame comincierà a travagliarci le viscere...
—Te fortunato! interuppe Joseph—tu non comincerai che domani a soffrire.... Io—vedi!—in forza della maledetta abitudine contratta fino dalla più tenera età, di cedere ad ogni menomo appetito di stomaco... io... già cominciò a sentire qua dentro un certo stiramento... un certo pizzicore...
Franz non dava più segno di vita. Il terrore aveva prodotto in quell'infelice una specie di letargo morboso... Egli giaceva rattrappito sulla sua valigia, colle braccia conserte alle gambe, col mento appoggiato alle ginocchia.... La sua fronte era livida, la bocca spalancata.
Joseph gli pose la mano sul cuore, e, sentendo che la pulsazione non era cessata, uscì dalla grotta, e si diede a passeggiare di gran lena nel breve spazio che gli era concesso.
Si vedeva, dalla contrazione della sua fronte, che egli stava dibattendo fra sè stesso qualche strano progetto.
Dopo un'ora, rientrò nella grotta. L'amico giaceva immobile nella posizione di prima. La candela era consunta per metà.
Si adagiò pacatamente presso un macigno che sporgeva dal terreno—distese sovr'esso a guisa di tovaglia un bianco fazzoletto, e, sciolto il nodo al suo sacco, ne trasse fuori un grosso involto di carta, e lo depose su quella mensa improvvisata.
Trascorsi due minuti, Franz cominciò ad agitarsi e a mormorare qualche parola appena intelligibile.—Poscia apri gli occhi.
—Santi del paradiso! non è dunque una visione? non è uno di quei sogni beffardi che si producono da un bisogno insoddisfatto....? Joseph! Mio buono.... mio ottimo amico... Tu stai mangiando, non è vero? Quello che tu hai d'innanzi...?
—Un bello... un grosso... un eccellente cappone che peserà quattro chili.... un cappone arrostito allo spiedo, che racchiude nel suo grembo un assortimento svariatissimo di castagne, di prugne, di pezzi di salsiccia e d'ogni ben di Dio...
—Un cappone di quattro chili....! un cappone ripieno!—gridò Franz alzandosi in piedi, e battendo le mani dall'allegrezza—ma noi siamo salvi!... Adagio, Joseph! Tu mangi con troppa furia.... Tu divori!.... Pensa che prima di cinque o sei giorni..... Ma, che vedo? Anche una ruota di pane comasco!
—Una ruota di pane comasco. Sicuro! disse Joseph, portando alla bocca una fetta che in quel punto aveva spiccata dal disco; tutta roba di cui mi ero provvisto per ammansare, rientrando al villaggio, le ire della moglie e dei parenti... Questo pollo, questo bel pane bianco, largo come una pietra da molino, erano destinati a mettere un argine alle maledizioni dei miei cari congiunti, al momento in cui avrebbero scoperto che io tornava ad essi dall'America senza la croce di un quattrino...!
—Ah! gridò Franz, levando gli occhi alla vôlta della grotta—e poi vi hanno degli empi che osano negare la Provvidenza! L'inspirazione di comperare questa roba ti è venuta da Dio.
—Che Iddio sia mille volte benedetto! esclamò Joseph, biascicando una polpa di cappone. Con questo volatile, con questa ruota di pane, per sei o sette giorni la mia esistenza è assicurata!
Queste ultime parole colpirono profondamente l'animo di Franz. E, riflettendo che il compagno avea tardato fin là ad offrirgli di prender parte alla refezione, mille sospetti e terrori, di bel nuovo, lo investirono.
Joseph, senza badare all'amico, fece atto di ravvolgere nella carta i resti del cappone, e di volerli riporre nella valigia col pane sopravanzato.
Franz lo guardò fare per un istante—poi con voce commossa e coll'accento più amorevole e insinuante che per lui si potesse, gli parlò di tal guisa:
—Mio buono.... mio ottimo Joseph! No! io non sono tanto esigente