Danilo scosse la testa.
"E tu, Olivia?"
Per quanto si scervellasse, non riusciva a pensare a nessuna ragione. Scosse la testa, perplessa.
"Per comprendere come mai il vetro fosse un problema, dobbiamo analizzare la mente degli antichi romani. Erano pignoli per quanto riguardava l'ordine e la precisione. Guardate le loro mappe. Guardate le loro strade, i loro eserciti e le loro leggi. Tutto doveva essere uniforme, uniforme, uniforme!" Begni agitò scherzosamente un dito mentre parlava. "Nelle prime fasi della soffiatura del vetro, nulla era uniforme. Le bottiglie artigianali venivano fuori tutte di forme e dimensioni diverse. E questo, come si può ben immaginare, faceva impazzire i romani. Non c'era modo di capire quanto vino ci stesse in ogni bottiglia! Invece dell'ordine, c'era il caos totale. Nessuno poteva commerciare in modo equo, se ogni bottiglia era unica e conteneva quantità diverse. Non riuscivano proprio a sopportarlo, la cosa li mandava completamente fuori di testa!" Si picchiettò un dito sulla tempia. "Perciò vietarono la vendita del vino in bottiglie di vetro. E fu così per tutta l'epoca romana.”
Begni batté le mani, con l'aria divertita.
"Facciamo un salto in avanti fino al Seicento. Il vetro prodotto in quel periodo era più forte, più spesso, più scuro. Il vetro scuro, naturalmente, aiutava a proteggere il vino dalla luce solare.”
Begni riempì a tutti di nuovo la tazzina di caffè, mescolando con piacere lo zucchero nella sua, e proseguì.
"Lo champagne divenne possibile grazie a questo vetro più solido. Ci vuole molta resistenza per contenere le bollicine e, soprattutto, la curva alla base della bottiglia – la "picura" – deve essere profonda e spessa per proteggere dalla pressione prodotta dallo spumante. Altrimenti… boom! Esplode la bottiglia e addio champagne.”
Olivia annuì. Adesso che ci pensava, tutte le bottiglie di spumante avevano quella pronunciata rientranza sul fondo spesso e solido. Quindi faceva parte della struttura della bottiglia, per evitare che scoppiasse per la pressione del liquido contenuto all'interno!
Begni posò la tazzina e aprì il raccoglitore, indicando alcuni disegni.
"Le bottiglie come le conosciamo oggi cominciarono a essere realizzate nel diciassettesimo secolo. Come potete vedere, all'inizio erano spesse e tozze. Proprio all'antica, no?”
Olivia sorrise. Indubbiamente, i produttori di bottiglie credevano che le loro creazioni fossero il massimo dello stile.
"Cosa li ha spinti a renderle più slanciate?” indagò Olivia.
"Beh, all'epoca si usavano già i tappi di sughero, e il contatto del liquido con il sughero era essenziale per evitare che evaporasse. Perciò i produttori modificarono la forma delle bottiglie per poterle conservare sdraiate, in modo da consentire il contatto con il sughero. Ogni zona produceva bottiglie dalla forma distintiva per differenziare il proprio vino. La Borgognona, che oggi corrisponde alla forma inclinata della maggior parte delle bottiglie da vino bianco, il Bordeaux, la tipica bottiglia di vino rosso, con la spalla più alta e più larga. Il Porto, il Riesling… se ti faccio il nome dei vini, probabilmente riesci a pensare alla bottiglia in cui sono contenuti.”
Olivia annuì: ci riusciva.
Sbirciò di nuovo i disegni. L'illustrazione di Begni mostrava l'evoluzione delle bottiglie e le forme che avevano assunto nelle vare aree di produzione.
"E il frammento di bottiglia trovato da Olivia?” chiese Danilo.
Immersa com'era nella storia e nell'evoluzione delle bottiglie di vetro, Olivia si era quasi dimenticata la ragione della loro visita. Guardò di nuovo il luccicante frammento e, questa volta, riuscì a cogliere alcuni dettagli che Begni aveva spiegato.
"Il tuo frammento appartiene a una bottiglia di vino ‘a cipolla’, prodotta alla fine del Seicento.”
Olivia trattenne il fiato, così come Danilo. Quel frammento era davvero antico. Avrebbe voluto sapere come ci fosse finito nel suo vecchio fienile.
"È estremamente raro. Una bottiglia intatta di quest'epoca sarebbe un oggetto da collezione del valore di migliaia di dollari” proseguì Begni. "Se una bottiglia del genere dovesse essere trovata ancora chiusa, varrebbe molto di più.”
A quelle parole, Olivia si sentì motivata a tornare immediatamente alla fattoria per setacciare tra le macerie e dissotterrare tutti i tesori sepolti che potevano essere lì ad aspettarla.
"Ma questo frammento è diverso,” continuò Begni.
La speranza di Olivia frenò. Probabilmente il suo ritrovamento non valeva poi così tanto.
Poi però quasi cadde dalla sedia, quando Begni spiegò cosa intendesse.
"Il colore è ciò che lo distingue. Questo colore unico, marmorizzato, proviene da un lotto esclusivo di bottiglie realizzate appositamente per uno dei vigneti più importanti della zona. Abbiamo solo immagini, descrizioni e testimonianze; e ora, questo pezzo unico. A quanto ne sappiamo, non esiste più nemmeno una bottiglia. Se ne trovassi una, sarebbe una scoperta inestimabile.”
Danilo e Olivia si scambiarono sguardi stupiti e Olivia vide la propria incredulità riflessa negli occhi di lui.
"Chissà cosa dissotterrerete la prossima volta?" fece Begni. "Tenetemi aggiornato!"
"Ma certo, e grazie mille per tutte le informazioni" disse Olivia, alzandosi con riluttanza. "Vuoi tenere il frammento?”
"Sì, mi piacerebbe." L'esperto annuì. "Fornirà un'importante testimonianza storica, che ci aiuterà a capire l'industria vinicola di quella zona. E magari, un giorno, potremo ricomporre un'intera bottiglia, se la vostra ricerca fa progressi.”
"Lo spero,” disse Olivia.
Un'ora dopo aver lasciato lo scantinato di Begni, Olivia si trovava in un altro luogo sotterraneo. L'aria fredda le pizzicava la pelle mentre scendeva le scale, sfiorando con un braccio il muro di pietra liscia, pronta a esplorare le vecchie cantine dell'imponente Castello del Trebbio.
Mentre scendeva al buio, il suo telefono suonò e vide che era arrivato un messaggio di Charlotte.
Stava per leggerlo, quando la guida iniziò a spiegare la storia del castello. Desiderosa di non perdere nemmeno una parola, Olivia rimise il cellulare nella borsetta. Decise che avrebbe letto il messaggio più tardi.
"Nel dodicesimo secolo, questo castello apparteneva alla famiglia dei Pazzi. Questa famiglia si opponeva ai potenti Medici, che all'epoca dominavano la regione. Infatti, i Pazzi progettarono una congiura per uccidere i Medici proprio in questo castello,” spiegò la guida, sorridendo mentre spostava dietro le spalle la coda di cavallo. "Si dice che persino l'arcivescovo di Pisa facesse parte della congiura, dato che i Medici erano odiati da molti, e inoltre in tanti avrebbero tratto vantaggio dalla loro morte.”
Olivia sentì un brivido lungo la schiena che non aveva nulla a che fare con il freddo dei sotterranei. A quanto pareva, moventi malvagi e omicidi erano parte integrante della storia di quella zona. Mettendosi nei panni dei congiurati, si domandò se avessero discusso i loro piani proprio lì sotto, in quel freddo sotterraneo. La cosa le dava decisamente i brividi.
Fu grata del fatto che, mentre il gruppo si accalcava per ammirare da vicino gli antichi barattoli di olive in mostra, Danilo si tolse la giacca e gliela posò sulle spalle.
Olivia pensò a quanto fosse stato premuroso, ma temeva che adesso fosse lui ad avere freddo; però era grata per quello strato in più, che ancora emanava il suo calore corporeo.
"Inizialmente, il piano era di avvelenare i due fratelli Medici durante un banchetto, ma quando uno dei fratelli si ammalò, i cospiratori decisero di colpire il giorno dopo, durante la celebrazione della messa nel Duomo di Firenze. Nonostante il caos che si scatenò nella cattedrale quando i congiurati attaccarono con pugnali e spade, il piano omicida fallì. Uno dei fratelli Medici rimase ucciso, ma l'altro sopravvisse,” concluse la guida.
Dopo