"Puoi trovare gli stessi articoli a prezzi più convenienti altrove,” concordò Danilo, "ma così non li avrai comprati a Ponte Vecchio. In ogni caso, questo è quello che mia sorella diceva sempre ai turisti. Lavorava in quel negozio di fronte, e faceva molte vendite.”
"Ne sono certa,” disse Olivia. Era una logica indiscutibile. Se avesse comprato quel gioiello, avrebbe ricordato per sempre quella giornata speciale, e la straordinaria esperienza di fare shopping su quel ponte di pietra, con il viavai di turisti tutto intorno a lei e lo scintillio dei gioielli nelle vetrine luminose e invitanti.
"Devo farlo,” decise Olivia, entrando nel negozio. Dopotutto, aveva risparmiato molto, evitando di comprare le scarpe.
"Ottima decisione,” concordò Danilo, ammirando la catenina nella sua elegante scatola di velluto, mentre Olivia la portava al bancone. “È oro diciotto carati, come la maggior parte dell'oro venduto qui. Massima qualità.”
Olivia pagò con il cuore in gola. Era un grosso investimento, ma come poteva dire di no a qualcosa che aveva sognato per anni?
"Congratulazioni!” Danilo le cinse una spalla con il braccio mentre uscivano dal negozio.
Olivia si sentiva al settimo cielo. Che giornata incredibile. Una visita turistica che avrebbe ricordato per tutta la vita, e l'acquisto di un gioiello di cui avrebbe fatto tesoro per il resto dei suoi giorni. E non erano ancora arrivati al vero motivo del loro viaggio. Il peso leggero della busta che portava appesa al braccio le ricordò perché si trovavano qui.
"Il negozio del mio amico è in direzione sud, a pochi isolati dal fiume Arno,” spiegò Danilo. "Il negozio specializzato che produce maniglie in ottone si trova sulla stessa strada, quindi possiamo andare lì subito dopo. Vuoi andarci a piedi? Una volta prese le maniglie per i cassetti, possiamo prendere un taxi per tornare dove abbiamo parcheggiato.”
"Per me va bene camminare.”
Con entusiasmo seguì Danilo attraverso il labirinto di marciapiedi, notando che, lasciando il centro storico, stavano lasciando anche la mecca dei turisti. Improvvisamente, le strade erano di nuovo più tranquille e costeggiavano un parco, dirigendosi verso un edificio situato oltre.
"Begni, il mio amico, ha l'ufficio nel seminterrato. Ti piacerà, questo posto,” disse Danilo, spingendo la porta d'ingresso e scendendo una rampa di gradini di pietra.
Olivia lo seguì nel fresco locale debolmente illuminato con apprensione.
Si domandò se l'esperto sarebbe riuscito a identificare il frammento di vetro, e se questo le avrebbe fornito ulteriori informazioni sul misterioso passato della sua fattoria.
CAPITOLO SEI
Danilo bussò alla porta di legno in fondo alla scalinata. Due colpi in rapida successione, una pausa e poi altri due. La persona all’interno doveva già sapere chi aspettarsi, perché Olivia sentì gridare con gioia.
"Danilo!"
Un uomo robusto dai capelli corti e grigi aprì l’uscio e avvolse Danilo in un abbraccio, per poi stringere la mano di Olivia con calore.
"Begni, questa è la mia amica Olivia, che ha comprato la vecchia fattoria abbandonata sulla collina.”
"E stai facendo meravigliosi ritrovamenti?" le chiese Begni.
"Spero di sì,” rispose Olivia.
Seguendo Begni nella stanza luminosa, Olivia si accorse che erano entrati in una sorta di miniera dei tesori.
Sulla parete opposta erano allineati mobiletti dallo sportello in vetro, ognuno dei quali era aveva ripiani pieni di bottiglie, il cui vetro risplendeva alla luce di piccoli faretti. Le altre pareti erano ricoperte di poster e fotografie incorniciati, vecchi articoli di giornale e cataloghi.
"Begni possedeva un'enoteca in città,” spiegò Danilo. "L'ha venduta qualche anno fa e ha iniziato a seguire la sua passione, ovvero la storia enologica di questa regione. È la persona di riferimento per tutti gli antiquari e i rivenditori di vino, un consulente e uno storico con ottime conoscenze.”
Olivia poteva ben immaginare quanto potessero essere preziose informazioni del genere. Ma Begni sarebbe stato in grado di dare un senso al frammento di vetro dalla forma particolare ma così piccolo che Olivia aveva dissotterrato?
Tirò fuori dalla sportina il fagotto avvolto nella carta, rendendosi conto di quanto fosse leggero. Il vetro era quasi inesistente. Molto probabilmente sarebbe stata una richiesta infruttuosa, forse però quel guru avrebbe condiviso con lei un po’ delle sue conoscenze. Così sarebbe valsa ancora di più la pena andare fin lì.
"Mettilo qui, e vediamo cos’hai trovato,” disse Begni, indicando un tappetino bianco sul tavolo, con una luce posizionata al di sopra.
Olivia posò il frammento sul tappetino.
Usando una salvietta morbida imbevuta di un liquido dall'odore acre, Begni ripulì il frammento. Olivia rimase stupita dall'intensità del colore che rivelò. Nel bagliore della luce, il vetro screziato proiettava chiazze verde chiaro e scuro sul tappetino bianco.
Fischiettando tra sé, Begni allungò la mano sotto la scrivania e prese un enorme raccoglitore ad anelli. Esaminò i divisori in cartoncino, fino a trovare quello che voleva.
Quando raggiunse la pagina, il suo fischiettio si tramutò da melodia intonata a qualcosa che sembrava… sì, insomma, un fischio di apprezzamento.
Olivia si morse un labbro. Era in piedi accanto a Danilo, e le loro spalle si sfiorarono quando si chinarono in avanti per guardare. Avrebbe voluto stringerlo per mano. La situazione era snervante.
"Non l'avevo mai visto prima,” annunciò Begni in tono solenne.
"È un bene o un male?” domandò Olivia con voce flebile.
"È interessante,” disse l'uomo brizzolato, prima di sfogliare di nuovo il raccoglitore.
Poi tornò alla pagina iniziale e fece un cenno deciso.
"Sedetevi. Posso offrirvi un caffè?"
Danilo andò a prendere due sedie di legno, mentre Begni preparava il caffè con una Moka in acciaio inossidabile.
Lo versò nelle tazzine e passò loro la zuccheriera. Olivia mescolò e lo sorseggiò, assaporando il sapore dolce e deciso. Si stava abituando a bere l'espresso senza panna, solo con zucchero – la maggior parte degli italiani ci metteva parecchio zucchero.
"Hai acquistato un appezzamento di terreno molto interessante,” confermò Begni. "Danilo ha detto che hai già rinvenuto una bottiglia di vino intatta, vecchia di almeno un secolo.”
Olivia annuì. Quella storica bottiglia era stata la sua prima scoperta. L'aveva mandata da un antiquario per farne restaurare l'etichetta. Dopo di che, non era sicura di cosa ne avrebbe fatto. Poteva venderla, ma era tentata di tenerla. Dopotutto, faceva parte del patrimonio della sua tenuta.
"Questo frammento è molto più antico,” spiegò Begni. "Quindi comincerò col raccontarvi un po’ di storia su come veniva conservato del vino, per il mio amico Danilo, che ha bisogno di tutta la formazione possibile.”
Danilo sorrise, evidentemente divertito dalla presa in giro.
"I romani amavano il vino, naturalmente. E lo consumavano e vendevano in quantità tali che grandi botti di legno divennero il metodo preferito per la conservazione e il trasporto. Nel corso dei secoli, scoprirono per caso che la conservazione in botti di rovere migliorava il vino, ed è per questo che oggi molte annate vengono invecchiate nel legno di rovere.”
Olivia annuì, affascinata dai fatti storici che stava imparando. Danilo aveva ragione: si stava rivelando un incontro altamente istruttivo.
"Per quantità inferiori, le brocche di terracotta o i fiaschi di argilla – le anfore – erano le uniche alternative, ma erano difficili da trasportare e non adatte a un uso a lungo termine, per cui il vino veniva raramente conservato lì dentro per lunghi periodi di tempo.”
Olivia poteva immaginarlo.
"Ma