“Sì, lo siamo.” Gigi sorrise.
“No,” disse Bell, “assolutamente no.”
“Ce l’ho fatta!” Una bella ragazza di circa trentacinque anni porse il proprio foglio a Bell.
“Scommetto che hai sbagliato, Savannah,” disse Gigi.
“Solo perché tu non ce l’hai fatta, non significa che siamo tutti stupidi.”
Bell lesse la risposta, “Diciotto dollari e novantuno centesimi. Hai indovinato, Savannah.”
“Cosa!?” Gigi afferrò il foglio di carta. “Come può essere?”
“Facile,” disse Savannah. “Somma i soldi delle prime sette posizioni, più il valore di quelli nella posizione otto e nove, e si ottiene diciotto e novantuno.”
“Bè, andrò all’inferno,” disse Gigi. “Il Ringmaster sta diventando sempre più complicato.”
“Quanto ho vinto?” chiese Savannah.
“Sedicimila,” disse Bell.
“Sì!” Corse a cercare Blinker.
“Sedicimila?” disse la rossa.
Gigi annuì.
“Dollari?”
“Sì.”
“Per cosa?” Prese il foglio e dette un’occhiata. “Bè, era facile.”
“Certo,” disse Gigi, “una voltache conosci la risposta.”
“Qual era la tua risposta?”
“Una banconota da venti dollari.”
“È una risposta stupida,” disse la rossa.
“E tu sei una brutta puttana dipinta che non sa neppure appaiare gli orecchini.”
La rossa si tolse i capelli dalla guancia e fissò Gigi.
Bell spostò lo sguardo dall’una all’altra.
“E tu chi sei?” chiese la rossa. “Madre Teresa vestita da adolescente e con gioielli falsi?” Fissò Gigi. “Con un’acconciatura degli anni ottanta.”
Gigi girò l’anello attorno al dito. “In realtà, sono io quella che ha vinto undicimila dollari, due giorni fa.”
“Buon per te. Ti ci vorrebbe un anno per guadagnare altrettanto in questo posto.” Indicò con una mano gli uomini al bar.
“Pagherò un mese di affitto stasera.”
“Io pago l’affitto per un anno stasera,” disse la rossa.
“Facile quando vivi in un parcheggio per roulotte.”
“Ah, davvero?”
“Uhm,” disse Bell, “Odio dover interrompere questa affascinante conversazione, ma—”
“Oh, sta zitto, Bell.” Gigi guardò la rossa.
“Mi parli del gioco, Bill.” La rossa si girò verso di lui.
“Non è ‘Bill,’” disse lui, “è ‘Bell.’”
“È stato dato alla luce in una chiesa quando le campane hanno iniziato a suonare,” disse Gigi.
“Avete visto chi ha vinto?” chiese Wendy quando si avvicinò al tavolo.
“Sì, Savannah,” disse Gigi. “Sedicimila.”
“Chi è lei?” Wendy sedette accanto a Gigi e indicò la rossa.
“Una nostra concorrente.”
Wendy rise. “Con quel vestito addosso?”
Il vestito nero della rossa era esaltato da una collana di smeraldo incastonata d’oro. Il rossetto era color talpa, e le ciglia, abbondantemente truccate, sembravano lunghe un paio di centimetri.
“Perché i proprietari permettono alla gentaglia di entrare, Bell?” chiese la rossa. “Sminuisce molto il locale.”
“Sono felice che tu non le abbia permesso di giocare, Bell,” disse Gigi. “Non c’è spettacolo più triste di una prostituta che piange quando perde. Quel mascara spesso le arriverà alle ginocchia, come il suo seno.”
La rossa le sventolò il foglio davanti agli occhi. “Dovrebbe essere qualcosa di più difficile per suscitare il mio interesse.”
“Oh, davvero?” Gigi prese un tovagliolo, poi afferrò la penna di Bell per disegnare qualcosa. “Quanti triangoli vedi?”
La donna prese il tovagliolo per osservare il disegno da vicino.
“Portiamo con noi Lester e il ragazzo grasso e andiamocene da qui,” disse Savannah. “L’aria a questo tavolo è diventata sporca e opprimente.”
La rossa le lanciò un’occhiata, poi tornò a contare i triangoli.
“Sì, hai ragione,” disse Gigi. “Ci vediamo tra un’ora, Bell.”
“Diciotto,” disse la rossa.
“Eh?” Gigi si sedette di nuovo al suo posto.
“Diciotto triangoli. Giusto, Bell?” chiese la rossa.
Bell sorrise e annuì.
“Okay, ci sto. Quant’è la posta?”
“Non sei ancora stata invitata,” disse Wendy.
“E inoltre,” disse Gigi, “giocare ti costerà mille dollari.”
“Mil—” Deglutì. “Va bene.” Aprì la sua borsetta gioiello nera.
“Un attimo,” disse Bell. “Come si chiama?” Iniziò a digitare qualcosa sul telefonino.
“Amber Cherry.”
Entrambe le altre donne risero.
Amber si strofinò il naso col dito medio.
Bell mandò un messaggio. “È per il Ringmaster. Gestisce lui il gioco.”
“Il Ringmaster?” chiese Amber.
“È professore alla New York University,” disse Gigi. “Dove, tra l’altro, sto studiando.”
“Per cosa? Per fare l’estetista?”
“Non sei capace neppure di dire trucco, figuriamoci una parola di otto lettere.”
“Nove lettere. Fai sembrare tutte le stupide bionde un Einstein drogato.”
“Bene,” disse Bell dopo aver guardato il cellulare. “Può partecipare.”
“Oh, santo cielo,” disse Gigi.
“Sì!” disse Amber. “Ecco la mia quota per domain sera.”
“Penso che sia una buona circostanza, Gigi,” disse Wendy. “Altri mille dollari da vincere per una di noi due.”
“Non dia i soldi a me.” Bell spinse via la mano di Amber. “Li dia a Blinkeral bar.”
Dopo che Amber se ne fu andata per andare a cercare Blinker, Wendy disse, “Ha risolto l’enigma dei triangoli molto in fretta.”
“Lo so.”Gigi sospirò. “Vieni, mettiamoci al lavoro.”
Erano quasi le 2di notte, orario di chiusura.
“Com’è andata stasera?” chiese aBlinker.
“Una delle nostre serate migliori. Abbiamo fatto ventottomila dollari.”
“Wow.” Bell aiutò il suo barista a lavare l’ultimo bicchiere da cocktail. “Figo. E il cinque per cento è…?”
“Millequattrocento bigliettoni per Leticia.”
“E altrettanti per te.” Porse a Blinker una flûte da champagne da asciugare.
Blinker ghignò. “Già.”
Dopo