"Avete qualche idea sull'arma utilizzata?" Chiese Chloe.
"Tutti pensano che si tratti di una mazza da baseball. Il medico legale non l'ha ancora confermato, ma dice che se si trattava di una mazza da baseball, era di alluminio. Bjurman è stato colpito con una forza tale che una mazza di legno avrebbe lasciato delle schegge".
"C'è qualche collegamento tra Bjurman e la prima vittima?" Chiese Rhodes.
"Non ne abbiamo trovato nessuno", rispose Benson. "La vittima uno, un tizio di nome Steven Fielding, è stato trovato in casa sua. Sua moglie lo ha scoperto disteso sul pavimento del soggiorno".
"All'inizio sembrava un furto con scasso" proseguì Anderson. "Qualcuno si sarebbe introdotto in casa, avrebbe picchiato a sangue Fielding, che era appena rientrato, e avrebbe rubato un po' di roba. Ma al momento, la moglie non riesce a trovare nulla che manchi. Quindi sembra che il killer si sia intrufolato in casa solo per uccidere Fielding".
"Il dossier indica che il primo omicidio non è stato così brutale come il secondo, giusto?" Chiese Chloe.
"Dipende dalla sua definizione di brutale" disse Anderson. "E' stato colpito in testa e in faccia con qualcosa di duro, forse una mazza di alluminio anche qui, o forse no. Il naso di Fielding era spappolato. La cosa più disgustosa che abbia mai visto".
"Invece" disse Benson, "il volto di Bjurman non sembra essere mai stato colpito, anche se un colpo alla sommità della testa ha lasciato una leggera ammaccatura".
Chloe fece qualche passo avanti, guardando la zona sul marciapiede che era stata chiaramente il luogo dove Viktor Bjurman aveva trovato il riposo finale. Il sangue secco era ancora visibile, anche se era evidente che gli addetti alla pulizia della città avevano fatto del loro meglio per ripulirlo.
"C'è qualcosa di particolare in questo incrocio?"
"Niente di niente", disse Benson. "E' come qualsiasi altro incrocio di questa città".
Chloe arrivò all'angolo e guardò a destra. Se Bjurman era stato davvero aggredito lì per strada, quello era probabilmente il luogo in cui l'aggressore si era nascosto. Sarebbe stato abbastanza facile, supponeva. Non c'era nessun semaforo, solo un segnale di stop. Prima del cartello, però, c'era una gigantesca quercia che aveva disseminato ghiande su tutto il terreno. La quercia era delimitata da cespugli appassiti. Eppure, anche senza le foglie, avrebbero fornito uno spazio più che sufficiente perché qualcuno ci si potesse nascondere, restando accovacciato.
"Secondo i fascicoli, Bjurman era una specie di allenatore", disse Chloe. "Sapete di che genere?"
"Sì, era più un fissato del fitness, non un vero allenatore", disse Anderson. "Lavorava in una palestra privata, ma faceva anche visite a domicilio".
"Qual è la palestra?"
"La Fulbright Fitness. Un posto super costoso che promuove lo yoga, le saune e cose del genere".
"E Fielding?" Chiese Rhodes. "Che lavoro faceva?"
"Rivenditore di auto di giorno, barman di notte", disse Anderson.
Chloe faceva del suo meglio per non lasciare che i suoi problemi personali le offuscassero la mente, ma per il momento aveva difficoltà a trovare un collegamento tra i due uomini e il modo in cui erano stati uccisi. Stava rapidamente giungendo alla conclusione che non si trattava affatto di un caso seriale. Ma, anche se così fosse, restava il fatto che due uomini erano stati brutalmente uccisi.
"La vittima uno non viveva qui a Pine Point, giusto?" Chiese Chloe.
"No, ma non cambia molto", disse Benson. "Viveva a pochi chilometri dalla città, più vicino a Winchester. Una piccola città chiamata Colin".
Un altro punto a sfavore del fatto che si tratti di un palese serial killer, pensò Chloe.
"Qualcuno ha già parlato con la moglie di Bjurman?" Chiese Rhodes.
"Sì, ci ho parlato io", disse Anderson. "Strana situazione. Era molto triste, naturalmente, ma non così sconvolta come ci si aspetterebbe".
"Ha idea del perché?" Chiese Chloe.
"Non mi ha confidato niente. Potete parlarle voi stesse. Forse riuscirete ad ottenere da lei più di quanto abbia fatto io".
Non c'era disprezzo o giudizio nella sua affermazione. Sembrava che Anderson e Benson fossero contenti che il Bureau fosse arrivato a togliergli dalle mani quel casino. Entrambi rimasero in disparte, mentre Chloe e Rhodes scattavano qualche foto veloce della scena, come se aspettassero impazienti che facessero magicamente sparire il caso.
CAPITOLO CINQUE
Jenny Bjurman aveva chiaramente pianto, ma ciò non aveva intaccato la sua innegabile bellezza. Era di bassa statura e aveva un fisico che secondo Chloe quasi tutte le donne avrebbero ucciso per avere. Si notava con la maglietta e i leggings che aveva addosso quando le invitò ad entrare. Sembrava una scelta di abbigliamento fuori luogo, date le circostanze, ma Chloe immaginò che forse era così che Jenny Bjurman si vestiva solitamente in casa quando non aveva niente da fare. Considerato l'aspetto della donna, Chloe si chiese quanto fosse stato attraente suo marito.
"La ringraziamo per aver trovato il tempo di parlare con noi", disse Chloe. "Ci risulta che la polizia le abbia già parlato".
"Non c'è problema", disse Jenny, sedendosi al tavolo della cucina e sorseggiando una tazza di tè. "Sono disposta a parlare con chiunque possa essere d'aiuto. Sono a corto di parole… di pensieri, di… qualsiasi cosa, davvero".
"Ci perdoni se ripetiamo domande già poste dai poliziotti", disse Rhodes. "Ma le viene in mente qualcuno che potesse volere morto suo marito?"
"E' proprio questo il punto", disse Jenny. "Tutti lo adoravano. So quanto possa sembrare banale, ma per quanto ne so, è vero. Non mi viene in mente nessun nemico che potesse essersi fatto".
"Qualcuno del lavoro?" Chiese Chloe. "Della Fulbright Fitness, per esempio?"
"Ne dubito", disse. "Di solito mi raccontava quasi tutto quello che succedeva al lavoro. Inoltre, tutte le sue lezioni alla Fulbright sono gestite dai proprietari, non da Viktor. Qualsiasi lamentela sarebbe andata ai dirigenti della Fulbright Fitness".
"Dice che tutti lo adoravano. Posso presumere che fosse un uomo socievole?"
"Sì, proprio così. Lui c'era sempre quando apriva una nuova attività, o quando si teneva qualche gala o evento formale. Era anche sempre disposto ad aiutare tutti. Era il tipo di persona disposta a farsi in quattro per gli altri".
"E i clienti a domicilio che vedeva?" Chiese Rhodes. "Ne conosceva qualcuno?"
"Conosco la maggior parte di loro, sì. Viktor era sempre attento a farmi sapere quando accettava un nuovo cliente, perché erano quasi sempre donne. Era molto aperto e sincero su questo punto. Voleva che io sapessi quando si sarebbe trovato in casa di una donna. Quasi sempre c'erano anche i mariti, quindi non era un grosso problema".
"Ha una lista dei suoi clienti?"
"Io no, ma abbiamo una lista di contatti condivisi, sui nostri cellulari. Ma credo che i poliziotti abbiano già collaborato con quelli della Fulbright Fitness per ottenere una lista dei suoi clienti a domicilio".
"Comunque, se potesse fornirci i nomi e i numeri, sarebbe utile", disse Chloe.
"Certo", disse Jenny. Mentre afferrava il cellulare di fianco alla tazza di tè, iniziò a piangere sommessamente. Fissò la foto che aveva come schermata di blocco, che la ritraeva insieme a un uomo che Chloe suppose fosse suo marito. Inserì il codice e iniziò a cercare tra i contatti.
Diede loro uno per uno i nomi e i numeri dei clienti di Viktor. La sua voce si incrinava sempre di più, man mano che leggeva i residui della vita di suo marito. Chloe, nel frattempo, iniziò a mettere insieme alcuni pezzi nella sua testa, mentre lei e Rhodes copiavano la lista. Quasi tutti i clienti a domicilio di Viktor Bjurman erano donne. E se