– Mio Dio! Quante persone infette ci sono adesso? – chiese Keysi, che era rimasta a bocca aperta.
– Circa cinquecento persone fino a stamattina, forse adesso saranno mille. È molto contagioso e la cosa peggiore è che non sappiamo come avviene il contagio.
– Quando è successo tutto questo? – chiese Carolina.
– Ieri sera. Si saprà durante il telegiornale del mezzogiorno. Ha un livello due di priorità. Ragazze, al lavoro!
– Aspetta, perché abbiamo un campione di questo virus così presto? – chiese Carolina.
– Ce l’hanno mandato da un laboratorio norvegese. Secondo loro siamo i migliori.
Il laboratorio di Norberto, “Il faro della luce”, era prestigioso a livello internazionale. Per lavorare lì dovevi prima superare una serie di esami di teoria e di pratica molto severi.
La ricerca di antigeni aveva una lista di priorità da nove a uno, dove uno era il massimo livello. Inizialmente la priorità veniva stabilita a seconda del numero di vittime mortali, poi a seconda del numero di persone infette, finché alla fine ogni laboratorio sceglieva la priorità a seconda del proprio sistema. Il laboratorio di Norberto sceglieva la priorità per trovare un antigene basandosi su calcoli che prevedevano il numero di persone infette e di vittime mortali che ci sarebbero state nei giorni successivi.
Keysi annotava tutto quello che diceva Norberto su un taccuino, che poi condivideva con Carolina. La ragazza inglese aveva una memoria eidetica, quindi non aveva bisogno di prendere appunti mentre Norberto parlava.
Quel giorno sarebbe stato duro. Avevano portato loro cinque virus. Per scoprire gli antigeni potevano metterci ore, giorni, settimane o mesi. Ogni secondo era importante. Da persone come loro dipendeva la differenza tra vivere e morire.
Keysi continuò subito con il virus sul quale stava lavorando prima che arrivasse Norberto. Aveva un livello due di priorità e lei stava per trovare l’antigene.
– Credo di averlo trovato – disse Keysi.
– Cosa? – chiese Carolina, immersa nei suoi pensieri.
– L’antigene per il virus di Cancún. Lo manderò a Norberto perché lo provi lui, noi abbiamo già abbastanza lavoro.
– Non cercherai altri possibili antigeni? – Keysi cercava sempre diversi antigeni.
– Carolina, sono nervosa. Molte persone stanno morendo, dobbiamo affrettarci.
– Keysi, calmati. Così non sei d’aiuto. Se vuoi, puoi prenderti il giorno libero.
– Prendermi il giorno libero? Con questo caos? – chiese la ragazza inglese perdendo la pazienza.
– In questo caso, vai al bar, prenditi un caffè, rilassati, se vuoi chiama il tuo fidanzato – Keysi storse il naso – e poi, quando starai meglio, torna.
– Va bene, chiamerò Clara. – Clara era la segretaria di Norberto che faceva le veci del fattorino.
La segretaria di Norberto entrò nella sala dopo pochi minuti.
– Clara, porta questo antigene a Norberto. Digli che è pronto per essere provato e che è quello di Cancún.
– Clara, di’ a Norberto anche che mi piacerebbe avere una copia dei rapporti dell’ospedale dell’alpinista norvegese e del caso zero australiano – disse Carolina.
Keysi seguì il consiglio di Carolina e andò alla sala dedicata al relax, ma non avrebbe chiamato il suo fidanzato con il quale aveva litigato, forse per l’ultima volta.
Keysi tornò alla stanza dove lavorava, la Sala 4. Carolina aveva già iniziato a lavorare sul virus indiano.
La ragazza inglese rimase lì, in piedi, con la porta aperta, guardando la sua collega. Questa si girò e la guardò senza capire niente. Allora la ragazza inglese si mise a piangere e subito Carolina corse ad abbracciarla.
– Cosa succede, Keysi?
– Il mio fidanzato mi ha lasciato.
Carolina aveva visto il fidanzato della sua collega un paio di volte, durante le feste di Natale e a un altro evento organizzato dal laboratorio. Le sembrava un ragazzo molto attraente, ma un po’ antipatico.
– Forse non era il ragazzo migliore per te.
– Carolina, so che non lo era, però questo non facilita le cose. Ho lasciato tutta la mia vita in Inghilterra per lui, ho imparato lo spagnolo e sono venuta a vivere a Maiorca con lui.
– Non si può risolvere?
– Non si può risolvere? – ripeté Keysi —. Non voglio risolverlo.
– Pensavo che tutto andasse bene tra di voi.
– Andava bene, finché l’anno scorso rimasi incinta.
– Non ne sapevo niente – Carolina era sorpresa.
– Neanch’io, finché fu troppo tardi. Un giorno il mio fidanzato si svegliò a mezzanotte perché voleva un bicchiere d’acqua. Il letto era pieno di sangue. A quanto pare, stavo sanguinando perché qualcosa non funzionava dentro di me. Stavo abortendo e non sapevo neanche che fossi incinta. Lo ero da due mesi. Successe tutto molto in fretta. Nei giorni successivi ero triste, ma tutto continuava come al solito. – Keysi fece una pausa —. Dovremmo continuare.
– Certo – rispose Carolina.
Quella era stata la conversazione più intima che le due colleghe avessero mai avuto, e anche la più lunga. Continuarono a lavorare. Keysi adorava Richard Wagner, così Carolina si avvicinò al computer e avviò una playlist di Wagner senza dire niente.
Decisero che ognuna avrebbe creato un antigene per i cinque virus, condividendo i dati per accelerare il processo.
2. Sono una sopravvissuta
Erano le dieci del mattino. Monica aveva lasciato a scuola suo figlio minore, Samuel. Quel giorno era entrato in classe più tardi perché aveva un controllo medico. Samuel era nato come tutti gli altri bambini, ma qualcosa era cambiato quando aveva due mesi. Samuel stava rimanendo cieco, anche il nonno di Monica era cieco. Grazie ai progressi della medicina, un semplice intervento bastava per fermare la cecità e recuperare la vista perduta. Ogni sei mesi Samuel doveva andare a controllare che la sua vista fosse perfetta.
Monica camminava pensierosa verso casa sua. Era disoccupata, anche se, essendo vedova, riscuoteva una pensione. Doveva far fronte all’affitto della casa bifamiliare dove viveva con i suoi due figli, Samuel e Oscar. Doveva far fronte anche alle bollette mensili, all’abbigliamento sportivo per le lezioni di karatè di Samuel e a tutte le spese in generale. Suo marito era morto per un attacco cardiaco, quando hanno diagnosticato la cecità precoce a Samuel. Sfortunatamente non c’era una cura per tutto.
Colui che era stato suo marito era il padre di Samuel. Il padre di Oscar era un vecchio fidanzato delle superiori