“Faranno meglio a non rompere,” disse Daniel severamente svoltando in una via secondaria. “Stiamo per aprire il ristorante. Non voglio che Harry sali troppo la zuppa con le sue lacrime!”
Emily ridacchiò. “Sono sicura che non si tratta di questo. Probabilmente è il contrario, penso. Amy è pronta a sposarlo, ma vuole che io le dica che non sta correndo troppo. Ti ricordi cos’è successo con Fraser?”
“Come posso dimenticarlo,” disse Daniel con una smorfia.
Arrivarono al ristorantino di Joe, e Daniel accostò. Baciò Emily, e lei uscì dal furgone scivolando sul sedile, ormai incapace di saltar giù vivacemente come faceva prima di mettere su i sei chili abbondanti della gravidanza.
“Buona giornata, al lavoro,” gli disse.
Lui sorrise e la salutò con la mano, poi se ne andò. Emily entrò nel ristorante.
“Ma guarda un po’, Emily Mitchell!,” esclamò Joe quando entrò. “Non ti vedo da molto tempo!”
Lei lo abbracciò per salutarlo. “Sono Emily Morey adesso, non te ne dimenticare,” gli disse.
“Certo,” disse Joe ridendo. “E pensare che qui ci siete venuti per il primo appuntamento.” Si illuminò. “Caffè?”
Emily si diede una pacca sullo stomaco. “Decaffeinato, per piacere.”
Joe andò a preparare del caffè mentre Emily trovò il posto dove Amy sedeva già.
“Proprio come ai vecchi tempi, vero?” disse Amy dandole un bacio per salutarla. “Bere un caffè prima del lavoro, quando potevamo, ovvio. Colazioni, pranzi e cocktail la sera.”
“Cocktail!” esclamò Emily dandosi una pacca sullo stomaco. “Non me li ricordare.” Rise. “È bellissimo averti qui più spesso. E hai ragione, è come ai vecchi tempi, però senza i grattacieli e i taxi gialli.” Sorrise riportando alla memoria le loro vecchie vite a New York. Sembrava tantissimo tempo prima, ormai. “Allora, che succede?” chiese a Amy. “Come vanno le cose?”
Amy si morse il labbro come valutando l’opportunità di aprirsi. Chiaramente decise di non nascondere nulla, e si lanciò subito nel cuore della questione. “Si tratta di Harry. Stiamo litigando.”
“Oh,” disse Emily tristemente. “È un peccato. Mi dispiace.”
Amy si strinse nelle spalle e si portò il liscio caschetto biondo dietro alle orecchie. “È inevitabile, no? La distanza. Il fatto che veniamo da mondi diversi. Cioè, faccio battute dicendo che è come se fossimo ancora a New York, ma le cose non potrebbero essere più diverse. Non so se posso impegnarmi a vivere qui. Tu come hai fatto?”
Emily ponderò sulla questione. “Onestamente perso che New York non avesse più nient’altro da offrirmi.”
“Oh, grazie,” disse Amy mettendo il broncio.
“Non volevo dire te!” esclamò Emily facendo dietrofront. “Voglio dire nel senso della carriera e delle relazioni. Le cose con mia mamma erano terribili. Poi Ben era un idiota, e mi è sembrato giusto andarmene. Venire qui mi ha costretta a confrontarmi con molte cose. Sai, con mio padre e la morte di Charlotte. Ha senso che abbia trovato me stessa qui. Poi c’era Daniel.” Sorrise tra sé ricordando il loro primo incontro. L’esitazione che aveva provato, la resistenza a permettersi di affezionarsi a qualcuno di nuovo. Ma i rischi erano stati tutti ripagati.
“Perciò fondamentalmente stai dicendo che devo sistemare una vecchia casa, aprire un’attività e trovare me stessa,” disse Amy con una risatina.
“E innamorarti,” aggiunse Emily. “Perciò hai spuntato una casella.”
Amy sospirò. “Lo so. Ciò rende solo le cose più difficili. Non voglio scappare da ciò che ho con Harry, ma non so se qui posso essere felice.”
Emily si allungò sul tavolino per tenere la mano dell’amica. “È per quello che è accaduto con Fraser? Non voglio proprio che quell’unica esperienza negativa rovini tutto. Perché sono sicura che lo sai che è del tutto diverso. Quello che avete tu e Harry è mille volte meglio di quello che avevate tu e Fraser.”
“Dici che è così?” disse Amy con voce tirata. “Almeno io e Fraser venivamo dallo stesso mondo. Volevamo cose simili. Vacanze e carriere e proprietà. Bambini, ma ci sarebbe stata una tata ad aiutare, ovviamente. Harry è tutto il contrario. È… non lo so. Rustico? È…”
“.... è Sunset Harbor,” disse Emily con un cenno deciso del capo. Sapeva esattamente dove stesse andando a parare Amy. “Ma c’è bisogno che ti ricordi che Fraser era un imbroglione? Harry non farebbe mai una cosa del genere. È onesto e gentile e leale. È questo che ottieni con un uomo di Sunset Harbor.”
Joe arrivò con i loro waffle e il caffè per Emily. Le due amiche abbassarono la testa, continuando la conversazione.
“Il fatto è,” aggiunse Amy, “che tu non ti sei mai dovuta preoccupare di questa roba. Cioè, tu e Daniel non avete dovuto discutere sulla distanza o su chi si sarebbe trasferito dove. Sarebbe sempre stato qui. Ma io e Harry sembriamo parlarne incessantemente. Potremmo avere una relazione a distanza? Posso davvero lasciami la mia vita alle spalle, la mia attività, per un uomo? Va contro a tutto ciò per cui mi batto!”
Emily sorrise e sospirò. “Amy, è davvero questo che ti trattiene? O è qualcos’altro?”
Amy masticò lentamente il suo waffle. “Onestamente non lo so. Sono molto titubante.”
“Non pensi che potresti solo essere spaventata?” chiese Emily. “Lo so che tu non ti spaventi, che sei una donna d’affari pratica e sicura, ma c’è una piccolissima possibilità che forse tu sia spaventata dal fatto che Harry ti adora e che potrebbe essere quello giusto, e che se trasferissi la tua vita qui e ti accollassi il rischio potresti essere felice?”
“Immagino di sì,” disse Amy. “Ma non è la felicità che mi spaventa. È la soddisfazione. È… la noia.”
Guardò Emily con aria di scusa. Emily sapeva che Amy stava insinuando che la vita a Sunset Harbor era noiosa, ma non le importava. Non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo. Se questa era la noia, l’aveva finita con l’eccitazione per sempre!
“Magari dovrei tornare in città per un po’,” disse Amy. “Schiarirmi le idee. Controllare l’attività. Ricordarmi le mie radici, sai?”
“Se credi che aiuterà,” disse Emily. Diede una forchettata al waffle e se ne portò un pezzetto alla bocca. “Cavolo, non torno a New York da secoli.”
Amy allora sgranò gli occhi. “Oddio! Vieni con me!”
Emily la guardò, sorpresa. “Uhm…”
“Per favore, Em,” aggiunse Amy. “Possiamo fare un weekend lungo insieme. Darò in tuo onore un baby shower per il corredino, dato che l’ultimo è stato un disastro.”
Emily arrossì ricordando com’era fuggita in modo imbarazzante dal baby shower che Amy le aveva organizzato. Non poté evitare di esitare.
“Ti prego, ti prego, ti prego,” continuò Amy. “Ti meriti un po’ di pausa. E il trambusto estivo è finito. Sono sicura che la locanda può sopravvivere senza di te per qualche giorno.” A quel punto Amy schioccò le dita. “E se facciamo il baby shower a New York, può venire tua mamma!”
Emily balzò subito indietro. “Okay, adesso proprio non voglio venire,” disse ricordando la grossa litigata che lei e Patricia avevano avuto l’ultima volta che avevano parlato. Anzi, ogni volta che avevano parlato.
“Em,” disse Amy con tono materno. “Sta per diventare nonna per la prima volta. Quanto durerà ancora questo screzio tra voi due?”
“Per sempre,” disse cupamente Emily. “Non hai mai conosciuto mia mamma?” aggiunse sarcasticamente.
Ma pensandoci meglio si accorse