“A parte il fatto che ha rischiato di rovinare un’impronta, credo che oggi abbia fatto un ottimo lavoro. Vorrei che passasse il resto della giornata a scrivere un rapporto sulla scena del crimine e le sue interazioni con l'agente Rhodes.”
“Sì, signore. C’è altro?”
“È tutto, per ora. Ma... come le dicevo... se crede che questo cambiamento dell'ultimo minuto nei suoi piani stia influenzando negativamente il suo lavoro, me lo faccia sapere.”
Lei annuì, alzandosi. Quando uscì dall'ufficio, si sentì come se avesse appena schivato un proiettile, oppure come un bambino che era stato mandato nell'ufficio del preside, per ricevere solo un rimprovero formale. Tuttavia, adesso che Johnson aveva elogiato il suo lavoro, la sua mente era più tranquilla.
Tornò al suo cubicolo con la testa in subbuglio. Si chiese se fosse mai accaduto prima che un nuovo agente fosse stato convocato due volte nell'ufficio del direttore in meno di quarantotto ore. La faceva sentire al tempo stesso euforica e sotto esame.
Mentre aspettava l'ascensore, vide un altro agente che girava l'angolo. Chloe lo riconobbe: era parte del gruppetto di nuovi agenti del ViCAP, che aveva conosciuto il giorno prima.
“Sei l'agente Fine, vero?” disse con un sorriso.
“In persona” rispose lei, non sapendo cosa potesse volere da lei.
“Mi chiamo Michael Riggins. Ho appena saputo del caso a cui tu e la Rhodes siete stati assegnate. L’omicidio di una famiglia legata alle gang. Si dice che ci sia già un arresto in corso. Dev’essere una specie di record, eh?”
“Non ne ho idea” disse, anche se sapeva che era successo tutto molto velocemente.
“Ehi, sai, non tutti gli agenti al loro primo giorno sono scesi in campo, oggi” disse Riggins. “Alcuni sono rimasti in ufficio, a sbrigare pratiche o fare ricerche. Io e altri ci siamo già messi d’accordo per andare fuori a bere qualcosa, dopo il lavoro. Dovresti venire anche tu. È un locale a due isolati da qui, il Reed's Bar. Il racconto del tuo successo potrebbe servirci per risollevare gli animi. Magari però non invitare la Rhodes. Ad alcuni... anzi, a nessuno piace.”
Chloe sapeva che era meschino, ma non riuscì a trattenere un sorriso a quel commento. “Potrei anche venire” disse. Era la migliore risposta che poteva dare... molto meglio che spiegare che era molto introversa e non era il tipo da frequentare locali in compagnia di persone che non conosceva.
L'ascensore arrivò e le porte si spalancarono. Chloe entrò salutando Riggins con la mano. Era bizzarro avere qualcuno invidioso della sua situazione, specialmente dopo la conversazione che aveva avuto con Johnson. Era una sensazione che quasi quasi le faceva proprio venire voglia di andare in quel locale, anche solo per un drink e una mezz'ora del suo tempo. L'alternativa era tornare al suo appartamento e continuare a disfare i bagagli. E quella prospettiva non era certo allettante.
L'ascensore la portò al terzo piano, dove si trovava il suo cubicolo, accanto ad altri. Mentre camminava in corridoio, incrociò Nikki Rhodes. Pensò di salutarla, o di ringraziarla sarcasticamente per il colloquio fuori programma con Johnson. Ma alla fine, decise di fare la superiore. Non avrebbe preso parte ai suoi giochetti.
Tuttavia, bastò quell’incontro fatto di mute occhiatacce per spingere Chloe a prendere una decisione: sì, sarebbe andata in quel locale. E se le cose non fossero migliorate prima di sera, avrebbe bevuto ben più di un bicchiere.
Sembra che stia succedendo spesso, ultimamente, si disse.
Era un pensiero che la tormentò per tutto il resto della giornata, ma, proprio come i pensieri ricorrenti su suo padre, riuscì a spingere anche quello negli angoli più reconditi della sua mente.
CAPITOLO CINQUE
Quando arrivò al locale alle 18:45, era più o meno ciò che si era aspettata. Vide diversi volti che le erano familiari, ma nessuno che conoscesse bene. E questo perché non c’era nessuno che conoscesse bene. Un altro svantaggio del fatto che Johnson le avesse fatto cambiare dipartimento all’ultimo minuto era il fatto che ben poche delle persone nel ViCAP avevano seguito i suoi stessi corsi di formazione.
I due volti che le erano più noti erano di due ragazzi. Il primo era Riggins, che era seduto con un altro agente, intento a parlare animatamente di qualcosa. Poi c’era Kyle Moulton, il bell’agente che si era offerto di portarla a pranzo dopo la prima fase dell’orientamento – lo stesso agente che l’aveva in un certo senso colpita quando le aveva chiesto se avesse mai avuto tendenze violente. Si sentì un po’ scoraggiata nel vederlo intento a chiacchierare con altre due donne. D’altronde, non c’era da stupirsi: Moulton era bello da morire. Somigliava un po’ a Brad Pitt da giovane.
Decise di non interromperlo, andando invece a sedersi con Riggins. Per quanto potesse sembrare presuntuoso, le piaceva l’idea di uscire con qualcuno che aveva espresso ammirazione per il suo successo di quella mattina.
“Questo sgabello è occupato?” chiese, accomodandosi accanto a lui.
“Niente affatto” disse Riggins. Sembrava sinceramente felice di vederla, e le guance paffute si allargarono in un sorriso. “Sono contento che tu abbia deciso di venire. Posso offrirti da bere?”
“Ma certo. Solo una birra per ora.”
Riggins chiamò il barista e gli fece segnare il primo drink di Chloe sul suo conto. Lui aveva appena finito un rum e Cola, e ne approfittò per ordinarne un secondo.
“Com’è andato il tuo primo giorno?” chiese Chloe.
“Bene. Ho passato la maggior parte del tempo impegnato a fare ricerche per un caso su un trafficante di droga. Sembra noioso, ma in realtà mi è piaciuto parecchio. Allora, com’è stato lavorare al fianco della Rhodes per un’intera giornata?” volle sapere Riggins. “Certo, risolvere il caso dev’essere stato fantastico, ma si sa che quella è un tipo difficile con cui avere a che fare.”
“Tra noi c’era parecchia tensione. È un’agente fantastica, ma...”
“Avanti, dillo” la esortò Riggins. “Io non posso chiamarla stronza perché non mi piace dare della stronza a una donna davanti a un’altra donna.”
“Non è una stronza” ribatté Chloe. “È solo molto diretta e scrupolosa.”
La conversazione proseguì ancora un po’, restando molto informale. Chloe diede qualche sbirciata in direzione dell’agente Moulton. Una delle donne se n’era andata, quindi ne rimaneva una soltanto, con cui stava ancora parlando, chino verso di lei e sorridente. Chloe tendeva ad essere un po’ ingenua quando si trattava di relazioni, ma era abbastanza certa che Moulton fosse innamorato di quella donna.
Provò una fitta di delusione inaspettata. Erano passati solo due mesi da quando lei e Steven si erano lasciati. Chloe immaginò di sentirsi interessata a Moulton solo perché era stato il primo a comportarsi in modo amichevole con lei dopo che Johnson le aveva fatto mancare la terra sotto i piedi. Inoltre, non era per niente allettante l’idea di tornare al suo nuovo appartamento da sola. Anche il fatto che Moulton fosse incredibilmente bello giocava un ruolo importante.
Sì, è stato un errore uscire. Posso bere spendendo molto meno a casa.
“Va tutto bene?” Chiese Riggins.
“Sì, credo di sì. È stata solo una lunga giornata. E domani se ne preannuncia una altrettanto lunga.”
“Torni a casa in macchina o a piedi?”
“In macchina.”
“Ah... allora è meglio che non ti offra un altro drink, eh?”
Chloe sorrise, suo malgrado. “Come sei responsabile.”
Lanciò un'occhiata a Moulton e alla donna con cui stava parlando. Al momento si stavano entrambi alzando. Mentre si dirigevano all’uscita, Moulton posò delicatamente la