Chloe era certa di averne, ma in quel momento non le veniva in mente niente, eccitata com’era di aver ricevuto il suo primo, vero incarico.
“No, signore.”
“Bene. Occhi aperti, là fuori, agente Fine.”
E fu così che ottenne il suo primo incarico. Sapeva che non sarebbe stato così in futuro; a tutti loro era già stato detto, durante l'orientamento del giorno prima. Tuttavia, era un ottimo modo per iniziare il suo primo giorno di lavoro.
Aveva già preparato i suoi abiti e fatto la doccia la sera prima, facendo tutto il possibile per assicurarsi di non essere in ritardo il primo giorno. Si vestì, afferrò una ciambella alla crema e riempì un thermos di caffè. Nel frattempo arrivò il messaggio di Garcia, con l’indirizzo di Bethesda. Quando Chloe arrivò alla macchina, erano passati solo quindici minuti da quando aveva ricevuto la chiamata.
Era stata più volte a Bethesda, nel Maryland, quindi sapeva che si trattava di un breve tragitto, poco meno di mezz'ora, specialmente partendo così presto ed evitando il traffico mattutino dei pendolari. Una volta fuori da Washington, inserì l'indirizzo nel navigatore e vide che era a soli ventidue minuti di distanza.
Si ritrovò a voler chiamare Danielle. Sentiva di stare per vivere uno dei momenti più memorabili e significativi della sua vita, e avvertiva il bisogno di condividerlo con qualcuno. Ma sapeva che Danielle probabilmente stava dormendo, e comunque non avrebbe capito la sua eccitazione. A Chloe stava bene. Avevano interessi e passioni diversi, e nessuna delle due era mai stata particolarmente brava a fingere entusiasmo.
Arrivò all'indirizzo due minuti prima di quanto previsto dal navigatore. Si trattava di un fatiscente condominio a un piano, di quelli che erano visitati dalla polizia almeno una dozzina di volte durante i fine settimana, per violenza, droga, stupri e praticamente qualsiasi altra cosa immaginabile.
Era certa di essere arrivata prima di Nikki Rhodes, così fu delusa nel vedere che la collega non solo era già lì, ma stava salendo i gradini del portico per entrare in casa.
Infastidita, parcheggiò accanto al marciapiede e si affrettò a raggiungerla. Arrivò proprio mentre Nikki apriva la porta per entrare.
“Buongiorno”, cinguettò Nikki in tono falso.
“Buongiorno. Come sei arrivata... volando?”
Nikki si limitò a scrollare le spalle. “Non mi ci vuole molto tempo per prepararmi al mattino. Va tutto bene, agente Fine. Questa non è una gara.”
Quando entrarono, videro un uomo in piedi al centro di un piccolo soggiorno. Si voltò verso di loro e il suo sguardo sembrò indugiare qualche istante sull'agente Rhodes. Indossava pantaloni neri molto modesti e una maglietta bianca accollata. I capelli erano perfettamente stirati e, sebbene avesse affermato di averci messo pochissimo tempo per prepararsi, era anche truccata.
“Siete del Bureau?” domandò l'uomo.
“Sì” disse velocemente Chloe, come per assicurarsi che l'uomo sapesse che c'erano due agenti presenti, non solo la stangona bionda.
“Siamo le agenti Rhodes e Fine” presentò Nikki. “E lei è?”
“Detective Ralph Palace, Squadra Omicidi del Maryland. Sto solo prendendo qualche ultimo appunto, so che ora il caso è vostro.”
“Cosa può dirci per iniziare?” chiese Chloe.
“È piuttosto semplice. Si tratta di un omicidio legato alle gang. La MS-13 è l’organizzazione criminale più potente qui, quindi crediamo che sia coinvolta. I corpi di un uomo, sua moglie e il loro figlio di tredici anni sono stati rimossi ieri pomeriggio, circa sette ore dopo che siamo stati chiamati. Ci avevano segnalato dei colpi d’arma da fuoco e questo è quello che abbiamo trovato.” Agitò un braccio tutt'intorno, indicando il caos nell'appartamento. “Con una semplice indagine, abbiamo scoperto che l’uomo un tempo aveva legami con una banda rivale, i Binzo".
“Se è coinvolta la MS-13, perché non se ne occupa l'ICE, l’ufficio immigrazione?” chiese Chloe.
“Perché non è ancora stato dimostrato” disse Palace. “Con i crimini delle gang legate agli immigrati, dobbiamo essere abbastanza sicuri. Altrimenti, possiamo aspettarci cause e rimostranze riguardo al trattamento ingiusto di minoranze etniche.” Scosse la testa e sospirò. “Quindi, se riusciste a dimostrarlo voi, sarebbe fantastico.”
Si avviò verso l’ingresso, prendendo un biglietto da visita dal portafoglio. Non fu affatto una sorpresa quando lo consegnò direttamente a Nikki. “Chiamatemi se vi serve altro.”
Nikki Rhodes non si preoccupò di rispondergli, limitandosi a mettersi il biglietto in tasca. Chloe rifletté che al liceo doveva essere stata una di quelle ragazze abituate ad avere sempre addosso gli sguardi dei ragazzi. L'incontro con il detective Palace doveva essere senza dubbio solo un altro di quei noiosi momenti.
Chloe si prese un momento per guardarsi intorno. Il tavolino davanti al divano era stato capovolto. Una bevanda scura – probabilmente Coca Cola – era stata rovesciata dal tavolo durante una colluttazione. Il liquido scuro si era mischiato a quello che era chiaramente sangue, sulla moquette chiara che ricopriva tutto il pavimento del soggiorno, fino alla cucina adiacente. C'era altro sangue schizzato sulle pareti, e alcune macchie sul pavimento in linoleum della cucina.
“Come ci dividiamo?” chiese Nikki.
“Non lo so. Dato che sono stati sparati più colpi, ci sono buone probabilità che uno sia finito contro una parete, o sul pavimento. E, a giudicare dal caos dell’appartamento, direi che non è stata una semplice sparatoria. C'è stata una lotta. Quindi probabilmente ci sono anche impronte digitali, da qualche parte.”
Nikki annuì. “Dobbiamo anche cercare di capire come è entrato l'assassino. Hai visto la porta d’ingresso? Nessun segno di forzatura. Questo significa che uno dei membri della famiglia ha lasciato entrare il killer, magari era qualcuno che conoscevano bene e di cui si fidava.”
Chloe era d'accordo su tutto e fu colpita che Nikki avesse già controllato la porta prima di entrare.
“Perché non controlli fuori, per vedere se trovi segni di effrazione?” suggerì Nikki. “Io cerco qualcosa che ci faccia capire che tipo di arma è stata usata... tipo frammenti di proiettili o qualcosa del genere.”
Chloe annuì, d’accordo, ma già sentiva che Nikki stava facendo di tutto per assumere il comando nelle indagini. Chloe, tuttavia, stette al gioco. Basandosi su ciò che aveva detto Palace e sul fatto che il caso era stato assegnato a due reclute, sapeva che era considerato un incarico di poco conto. Quindi, se Nikki aveva intenzione di mettere in atto una sorta di lotta per il comando, non valeva la pena prendervi parte. Non ancora, perlomeno.
Chloe tornò all'esterno, cercando di immaginare cosa fosse successo. Se l'assassino era qualcuno che la famiglia conosceva, perché la lotta? Se aveva sparato più colpi in sequenza, questo non avrebbe lasciato alle vittime il tempo di reagire. Ma la porta in effetti non mostrava segni di forzatura. Però era più probabile che si fosse introdotto in casa senza permesso. Ma se non dalla porta principale, allora da dove?
Percorse lentamente il perimetro dell’edificio, rendendosi conto che chiamarlo condominio era un’esagerazione. Era sempre più certa che fosse una di quelle case popolari messe a disposizione dallo Stato. Era l’ultimo di quattro edifici identici, separati da una striscia di erba per lo più secca.
Il lato sinistro non offriva nulla. Non c’era niente, ad eccezione di una piccola bombola di gas e un rubinetto rotto con un tubo dell'acqua arrotolato a terra. Ma quando raggiunse il retro, trovò qualcosa di più interessante. Innanzitutto, c'erano tre finestre. Una era della cucina e le altre due delle camere da letto. C'erano anche dei gradini in cemento che conducevano a una porta sul retro. Controllò e vide che era ben chiusa. Da quello che vedeva, non mostrava segni di forzatura.
Tornò alle finestre, in cerca di qualcosa di sospetto, e non rimase delusa. Sulla terza finestra, che si affacciava