“E’ fantastico, grazie” esultò Liam. “Dove andiamo?”
“Blaine’s Grill” fu la risposta di Riley.
Gli occhi di Liam s’illuminarono per l’eccitazione.
“Oh, wow! Ho sentito cose grandiose su quel ristorante!”
Fu il turno di Blaine Hildreth di sorridere.
“Ti ringrazio” si rivolse a Liam. “Sono Blaine. Il proprietario del ristorante.”
Liam rise.
“Sempre più grandioso!” il ragazzo esultò.
“Forza, andiamo” Riley disse.
*
Poco più tardi, Riley si stava godendo una deliziosa cena con April, Jilly, Blaine, Crystal e Liam. Erano tutti seduti nel patio del locale, beandosi del bel tempo così come del meraviglioso cibo.
Riley stava parlando di scacchi con Liam, discutendo di tattiche. Era colpita dalla sua conoscenza del gioco. Si chiese come se la sarebbe cavata in una partita contro di lui. Era una brava giocatrice, ma lui era già il capitano di una squadra di scacchi del liceo, ed era ancora uno studente del secondo anno. Inoltre, aveva avuto ben poche opportunità di giocare ultimamente.
Dev’essere molto bravo, immaginò.
Quel pensiero la rallegrò molto. Riley sapeva che April era più sveglia di quanto credesse, ed era bello che avesse un ragazzo che la stimolasse.
Mentre chiacchierava con Liam, Riley si ritrovò a chiedersi in quale direzione il rapporto che il ragazzo aveva con sua figlia stesse andando. Restavano soltanto due mesi prima della chiusura dell’anno scolastico. Avrebbero intrapreso strade diverse e perso interesse l’uno nell’altra? Riley sperava di no.
“Che cosa farai questa estate, Liam?” Riley gli chiese.
“Andrò al campo scacchi” fu la risposta del ragazzo. “A dire il vero, sarò un giovane coach. Sto provando a convincere April a venire.”
Riley posò lo sguardo su April.
“Perché non ci vai, April?” le chiese.
April arrossì di nuovo.
“Non lo so” la figlia rispose. “Stavo pensando di fare il campo calcio. Potrebbe essere più del mio genere. Probabilmente non sarei abbastanza in gamba per affrontare quello degli scacchi.”
“Oh, no, non sarà così!” Liam intervenne. “Ci saranno giocatori di tutti i livelli, inclusi quelli che hanno appena cominciato a praticare il gioco, proprio come te. Ed è proprio qui, a Fredericksburg, quindi non dovrai lasciare casa tua.”
“Ci penserò” April disse. “Al momento, voglio solo concentrarmi sui miei voti.”
Riley era contenta che Liam non sembrasse distrarre April dagli studi. Eppure, lei sperava che considerasse di andare al campo scacchi. Ma sapeva che avrebbe fatto meglio a non insistere. Altrimenti sarebbe tornata in modalità “mamma antipatica”. Era meglio lasciare a Liam il compito di persuaderla, se ci riusciva.
Ad ogni modo, a Riley faceva piacere vedere April così felice. Con capelli scuri e occhi nocciola proprio come la mamma, talvolta April sembrava incredibilmente cresciuta. Riley ricordò che aveva scelto quel nome per la figlia, perché aprile era il suo mese preferito. E lo era anche per via di giornate come quella.
Blaine sollevò gli occhi dal pasto, guardando Riley.
Le disse: “Allora, dicci del premio che andrai a ritirare domani, Riley.”
Stavolta fu lei ad arrossire un po’.
“Ecco, non è niente d’importante” la donna rispose.
Jilly emise un verso di protesta.
“Invece è molto importante!” Jilly esclamò. “Si tratta del Premio della Perseveranza, e lo prenderà per via di quel caso irrisolto che ha appena risolto. Sarà il capo dell’FBI a conferirglielo.”
Gli occhi di Blaine si spalancarono.
“Vuoi dire il Direttore Milner in persona?” domandò.
Riley si sentiva davvero goffa e imbarazzata ora.
Scoppiò nervosamente a ridere.
“Non è così incredibile come sembra” lei disse. “Non è un grande viaggio venire a Quantico. Lui lavora a Washington DC, sapete.”
La bocca di Blaine si spalancò per la sorpresa.
Jilly disse: “Blaine, April ed io usciremo da scuola per andare ad assistere. Anche tu e Crystal dovreste venire.”
Blaine e Crystal dissero entrambi che sarebbero stati felici di andarci.
“OK, allora” Riley replicò, sentendosi ancora imbarazzata. “Spero che non vi annoierete. Ad ogni modo, non è l’evento più grande di domani. Jilly sarà la star della recita scolastica domani sera. E’ molto più importante.”
Ora Jilly stava arrossendo.
“Non sono la star, mamma” rispose.
Riley rise per l’improvvisa modestia di Jilly.
“Beh, interpreti uno dei ruoli principali. Sei Persefone in un’opera intitolata Demetra e Persefone. Perché non ci racconti la trama?”
Jilly cominciò a raccontare la storia di un mito greco, inizialmente con timidezza, ma poi diventando più entusiasta, man mano che proseguiva. Una delle sue ragazze stava imparando a giocare a scacchi; e l’altra era emozionata per la mitologia greca.
Forse le cose si stanno mettendo bene, pensò.
Gli sforzi che aveva fatto per il matrimonio e la famiglia l’avevano molto provata. Recentemente, aveva commesso un brutto errore, permettendo che il suo ex marito, Ryan, tornasse nella sua vita e in quella delle ragazze. Ryan si era dimostrato il solito irresponsabile, come sempre.
Ma ora?
Riley guardò Blaine, e si rese conto che anche lui la stava guardando. Le sorrideva, e lei ricambiò il gesto. C’era decisamente una scintilla tra di loro. Avevano persino ballato e si erano baciati durante un appuntamento il mese precedente, il loro unico vero appuntamento finora. Ma Riley si sentì dispiaciuta, ricordando quanto si fosse concluso goffamente, visto che lei era tornata di corsa a lavorare ad un caso.
Blaine sembrò averla perdonata.
Ma come sarebbero state le cose tra loro?
Ancora una volta, quell’oscurità celata emerse in Riley.
Prima o poi, quella felice illusione di famiglia ed amicizia avrebbe finito per essere sostituita dalla realtà del male, popolata da omicidi, crudeltà e mostri umani.
E aveva la profonda sensazione che sarebbe successo molto presto.
CAPITOLO DUE
Seduta nella prima fila dell’auditorium di Quantico, Riley si sentiva terribilmente a disagio. Aveva affrontato numerosi tremendi assassini senza perdere la propria compostezza. Ma, al momento, si sentiva completamente assalita dal panico.
Il Direttore dell’FBI Gavin Milner era sul palco di fronte alla grande sala. Stava descrivendo la lunga carriera di Riley, sottolineando in particolare il caso per cui stava per essere premiata, il caso (rimasto a lungo irrisolto) del cosiddetto “Killer della Scatola di Fiammiferi.”
Riley era colpita dal distinto tono baritonale della sua voce. Aveva parlato di rado con il Direttore Milner, ma le piaceva. Era un uomo piccolo, magro ed elegante con un paio di baffi curati in maniera impeccabile. Riley pensò che sembrasse e avesse il tono di un preside di una scuola importante, piuttosto che quello del capo della più elitaria organizzazione delle forze dell’ordine.