PROLOGO
Il Colonnello Dutch Adams guardò il suo orologio, mentre si aggirava per Fort Nash Mowat, e si rese conto che erano le 5 in punto. Era una mattina di aprile, buia e fredda, nel sud della California, e tutto appariva come doveva.
Sentì un forte grido femminile …
“Arriva il comandante del presidio!”
Il Colonnello Adams si voltò in tempo per scorgere un plotone in addestramento che obbediva prontamente alla voce femminile. Si fermò, per restituire il saluto, e poi proseguì per la sua strada. Affrettò il passo, sperando di non attrarre l’attenzione degli altri sergenti istruttori. Non intendeva interrompere altri plotoni in addestramento, mentre si radunavano nelle loro aree di formazione.
Sul suo volto si era formata un’espressione contrariata. Dopo tutti questi anni, non era ancora abituato a sentire delle voci femminili impartire degli ordini. Anche la presenza di plotoni misti lo sbalordiva un po’ talvolta. L’Esercito era certamente cambiato da quando aveva intrapreso la sua carriera, come recluta adolescente e non gli piacevano molte di quelle novità.
Mentre proseguiva per la sua strada, sentì le voci tonanti di sergenti istruttori, uomini e donne, che ordinavano ai loro plotoni di mettersi in formazione.
Non hanno più molta energia, pensò.
Non avrebbe mai potuto dimenticare gli abusi ad opera del suo stesso sergente in fase di addestramento, moltissimi anni prima, gli insulti selvaggi contro la sua famiglia e le sue origini, mescolati a oscenità varie.
Sorrise un po’. Quel bastardo del Sergente Driscoll!
Driscoll era morto molti anni prima, rammentò il Colonnello Adams, non in combattimento, come avrebbe senz’altro preferito, ma per ictus dovuto all’ipertensione. In quei giorni, la pressione sanguigna raggiungeva picchi altissimi nei sergenti che addestravano.
Il Colonnello Adams non avrebbe mai dimenticato Driscoll, per quanto lo riguardava, e così le cose dovevano restare. Un sergente istruttore aveva il compito di lasciare un’impronta indelebile nella mente di un soldato per il resto della sua vita. Doveva rappresentare un esempio vivente del peggiore inferno che la vita di un soldato poteva riservare. Il Sergente Driscoll aveva avuto senz’altro quel tipo di impatto sulla vita del Colonnello Adams. Gli addestratori che erano sotto il suo comando lì, a Fort Nash Mowat, stavano lasciando quel tipo d’impressione sulle loro reclute?
Il Colonnello Adams ne dubitava.
Troppa maledetta correttezza politica, l’uomo pensò.
Ora la morbidezza era persino contenuta all’interno del manuale d’addestramento dell’Esercito …
“Lo stress generato da abusi fisici o verbali è improduttivo e proibito.”
Gli venne da ridere, mentre pensava a quelle parole.
“Che mucchio di stronzate” mormorò sottovoce.
Ma l’Esercito si era spostato in quella direzione sin dagli anni ’90. Sapeva che ormai avrebbe dovuto esserci abituato. Ma non lo avrebbe mai fatto.
Per fortuna, non doveva sopportare tutto questo ancora a lungo. Era ad un anno dalla pensione, e la sua ultima ambizione consisteva nel diventare Generale di brigata prima di allora.
Improvvisamente, Adams fu distolto dalle sue riflessioni da una scena sconcertante.
Le reclute del Plotone #6 vagavano senza meta nella propria area di formazione; alcuni facevano esercizi di corpo libero, altri invece stavano semplicemente parlando pigramente tra loro.
Il Colonnello Adams si fermò ed urlò.
“Soldati! Dove diavolo è il vostro sergente?”
Sconvolte, le reclute rivolsero improvvisamente la loro attenzione all’uomo, scattando sull’attenti senza profferire parole.
“Riposo” il colonnello sbottò. “Qualcuno ha intenzione di rispondere alla mia dannata domanda?”
Una donna recluta rispose.
“Non sappiamo dove sia il Sergente Worthing, signore.”
Adams riuscì a malapena a credere alle proprie orecchie.
“Che cosa vuol dire che non lo sapete?” chiese.
“Non è mai arrivato qui, signore.”
Adams ringhiò sottovoce.
Non era affatto tipico del Sergente Clifford Worthing. Infatti, era uno dei pochi sergenti istruttori su cui Adams aveva potuto fare affidamento. Era un vero tipo tosto della vecchia scuola, o almeno intendeva esserlo. Spesso raggiungeva l’ufficio di Adams per lamentarsi di quanto le regole lo tenessero sotto controllo.
Nonostante ciò, Adams sapeva che Worthing aggirva le regole per quanto possibile. Talvolta, le reclute si lamentavano delle sue richieste impegnative e degli abusi verbali. Quelle lamentele rallegravano Adams.
Ma dov’era ora Worthing?
Adams si fece largo tra le reclute, entrò nella caserma, attraversò il dormitorio passando in mezzo alle file di letti, finché non arrivò all’ufficio di Worthing.
Bussò forte alla porta.
“Worthing, sei lì?”
Non ci fu alcuna risposta.
“Worthing, sono il tuo Colonnello, e, se sei lì, faresti meglio a rispondermi.”
Ancora una volta, nessuna risposta.
Adams girò la maniglia della porta, spalancandola.
L’ufficio era perfettamente ordinato, e al suo interno non c’era nessuno.
Dove diavolo è andato? Adams si chiese.
Worthing si era presentato alla base quella mattina?
Poi, Adams notò il cartello VIETATO FUMARE appeso alla parete dell’ufficio.
Ricordò che il Sergente Worthing era un fumatore.
Il sergente istruttore era appena uscito a fumare?
“No, impossibile” esclamò ad alta voce Adams.
Non aveva alcun senso.
Nonostante ciò, Adams uscì dall’ufficio e si diresse alla porta sul retro della caserma.
Aprì la porta e rimase immobile a guardare nella prima luce del mattino.
Non dovette guardare a lungo.
Il Sergente Worthing era accovacciato con la schiena contro la parete della caserma, una sigaretta ormai esaurita pendeva fuori dalla bocca.
“Worthing, ma che diavolo…?” Adams ringhiò.
Poi, indietreggiò di fronte a quello che vide.
Al livello degli occhi di Adams, c’era una grossa chiazza scura sulla parete.
Da lì, un rivolo di