Alle undici di sera, pensò Riley.
Indicando un altro punto, la Larson aggiunse: “Abbiamo trovato il proiettile laggiù.”
Riley poi, dette un’occhiata nella direzione opposta, proprio dove doveva essere stato posizionato il cecchino. Vide delle colline coperte di cespugli, e numerosi posti dove un cecchino poteva essersi nascosto. Era sicura che la Larson e la sua squadra avessero già setacciato la zona.
Infine, guidarono in fondo alla zona in cui si trovavano gli alloggi delle reclute. La Larson li condusse dietro una delle caserme. La prima cosa che Riley vide fu un’enorme chiazza nera sul muro accanto alla porta sul retro.
La Larson disse: “E’ qui che il Sergente Worthing è stato ucciso. Sembra che fosse uscito qui fuori a fumare una sigaretta, prima della formazione mattutina del suo plotone. Il colpo è stato così netto, che la sigaretta non gli è mai caduta dalla bocca.”
L’interesse di Riley si destò. Questa scena era diversa dalle altre, e molto più ricca d’informazioni. Esaminò dunque la macchia e l’imbrattamento che scendeva fino in basso.
Poi aggiunse: “Sembra che fosse appoggiato contro il muro, quando il proiettile l’ha colpito. Dovete essere stati in grado di avere un’idea di gran lunga migliore della traiettoria del proiettile, rispetto a quanto non siate riusciti a fare per gli altri.”
“Molto meglio” la Larson replicò. “La posizione precisa.”
La Larson indicò al di là delle caserme, dove le colline cominciavano ad innalzarsi.
“Il cecchino deve essersi posizionato da qualche parte, tra quelle due valli di querce” spiegò. “Ma ha riordinato molto attentamente, dopo. Non siamo riusciti a trovare una traccia di lui in nessuno dei punti possibili.”
Riley vide che la distanza tra i piccoli alberi era di circa sei metri. La Larson e la sua squadra erano stati bravi a restringere molto l’area.
“Com’era il tempo?” Riley chiese.
“Molto bello” la donna rispose. “C’è stata una luna a tre quarti quasi fino all’alba.”
Riley avvertì un formicolio lungo la schiena. Era una sensazione familiare, che la coglieva quando stava per connettersi davvero con la scena di un crimine.
“Vorrei andare a dare un’occhiata da sola” disse.
“Certamente” la Larson rispose. “La accompagno.”
Riley non sapeva come dirle che intendeva andarci da sola.
Per fortuna, Bill intervenne per lei.
“Lasci che l’Agente Paige ci vada da sola. E’ una cosa sua.”
La Larson annuì, senza problemi.
Riley si recò nel campo. Ad ogni passo, quel formicolio s’intensificava.
Infine, si trovò tra i due alberi. Si rese conto del perché la squadra della Larson non fosse riuscita a trovare il punto esatto. Il terreno era decisamente irregolare, caratterizzato da cespugli piccoli. Proprio in quell’area, c’era almeno mezza dozzina di luoghi eccellenti, per accovacciarsi o stendersi, e sparare in direzione delle caserme.
Riley cominciò a camminare avanti e indietro tra gli alberi. Sapeva che non stava cercando qualcosa che il cecchino poteva essersi lasciato alle spalle, nemmeno delle impronte. La Larson e la sua squadra non avrebbero potuto tralasciare qualcosa del genere.
Fece dei respiri lenti, e s’immaginò lì alle prime luci del mattino. Le stelle stavano appena cominciando a sparire, e la luna proiettava ancora ombre ovunque.
La sensazione aumentò sempre di più, una sensazione legata alla presenza del killer.
Riley fece altri respiri profondi, e si preparò ad entrare nella mente del killer.
CAPITOLO DIECI
Riley cominciò ad immaginare il killer. Che cosa aveva provato, e osservato, quando era arrivato lì a cercare il punto perfetto da cui sparare? Lei voleva diventare il killer, o quanto meno, avvicinarsi quanto più possibile. E poteva farlo. Era il suo dono.
Innanzitutto, lei sapeva, l’uomo doveva aver trovato il punto.
La donna cercò, proprio come il killer doveva aver fatto.
Mentre si spostava in giro, avvertì una spinta misteriosa, quasi magnetica.
Fu trascinata verso un cespuglio di salice rosso. Su un lato del cespuglio, c’era uno spazio tra i suoi rami e il terreno. C’era un punto leggermente cavo nel suolo in quel preciso punto.
Riley si abbassò e guardò attentamente a terra.
Il suolo in quello spazio vuoto era ordinato e liscio.
Troppo ordinato, pensò Riley. Troppo liscio.
Il resto del suolo in quella zona era più ruvido, più irregolare.
Riley sorrise.
Il killer era riuscito a rimettere in ordine dopo, tanto da tradire la sua esatta posizione.
Immaginando la scena al chiaro di luna, Riley visualizzò in fondo alla discesa, e oltre il campo verso il retro delle caserme.
Visualizzò ciò che il killer aveva visto dalla sua posizione, la distante figura del Sergente Worthing uscire dalla porta sul retro.
Riley sentì un sorriso formarsi sul volto del killer.
Riusciva a sentirlo pensare …
“Proprio in orario!”
E, come l’uomo si era aspettato, il sergente si era acceso una sigaretta e si era appoggiato contro il muro.
Era ora di agire, e bisognava farlo in fretta.
Il cielo stava cominciando ad illuminarsi, a minuti il sole sarebbe sorto.
Come il killer doveva aver fatto, Riley si stese prona nello spazio vuoto a terra. Sì, era il punto perfetto per nascondere un’arma ad alta precisione.
Ma quale sensazione aveva suscitato in lui l’avere tra le mani quell’arma?
In realtà, Riley non aveva mai maneggiato un fucile da cecchino M110. Ma, anni prima, si era addestrata un po’, con l’arma che lo aveva preceduto, l’M24. Carico e assemblato, l’M24 pesava circa sette chili, e Riley aveva letto che l’M110 non era affatto più leggero.
E il mirino notturno, aggiungendosi a quel peso, lo doveva aver reso ancora un po’ più pesante.
Riley immaginò di vedere attraverso quel mirino. L’immagine del Sergente Worthing era sfocata e sgranata.
Il che non era un problema per un vero tiratore. Per un cecchino esperto, sparare sarebbe stato facile. Nonostante ciò, Riley sentiva che il killer provasse una vaga insoddisfazione.
Che cosa lo preoccupava?
Che cosa stava pensando?
Poi, il suo pensiero si formulò nella sua mente …
“Vorrei poter vedere lo sguardo nei suoi occhi.”
Riley fu colta da una scossa di comprensione.
Quell’omicidio era profondamente personale, un atto di odio, o come minimo di disprezzo.
Ma non avrebbe messo in conto la sua insoddisfazione. Avrebbe eseguito l’opera senza vedere l’espressione della sua preda.
Lei sentì la resistenza nel grilletto, mentre lui lo premeva, poi il forte rinculo, proveniente dal fucile, appena