Il volto di Bill sembrava luminoso e fiducioso, un improvviso cambiamento dopo il pessimismo mostrato di recente.
“Dennis Vaughn è il nostro killer, benissimo” disse a Riley. “Tutto quello che il tizio ci ha appena detto combacia perfettamente col profilo.”
La donna non rispose. Forse era così ma sapeva che sarebbe stato meglio non saltare a conclusioni.
Inoltre, la certezza nella voce di Bill la rendeva nervosa. Sin da quanto era arrivata lì quella mattina, le sembrava che Bill stesse barcollando. Era comprensibile, dato il suo stato d’animo sul caso, specialmente il suo senso di colpa per non averlo risolto molto prima. Ma poteva anche diventare un problema serio. Aveva bisogno che lui fosse la sua solida roccia, a cui fare affidamento.
La donna si rivolse a Pomeroy.
“Potrebbe dirci dove trovarlo?”
“Certo” fu la risposta dell’uomo, che indicò. “Andate lungo Main Street, fino ad arrivare a Brattleboro. Svoltate a sinistra, e la sua casa è la terza a destra.”
Riley disse a Lucy: “Resta qui ad aspettare la squadra del coroner. Va bene se portano via subito il corpo. Abbiamo molte fotografie.”
Lucy annuì.
Bill e Riley si avvicinarono al nastro che delimitava l’area ed i giornalisti si avvicinarono, puntando loro addosso telecamere e microfoni.
“L’FBI ha una dichiarazione?” uno di loro chiese.
“Non ancora” fu la risposta di Riley.
Lei e Bill si abbassarono sotto il nastro, e si fecero largo in mezzo al fiume di giornalisti e curiosi.
Un altro giornalista gridò: “Questi omicidi hanno qualcosa a che fare con quelli di Metta Lunoe e Valerie Bruner?”
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