Riley le chiese: “Lucy, potresti mostrarmi le foto degli altri due cadaveri?”
A Lucy occorsero pochi secondi per eseguire la richiesta. Riley e Bill si avvicinarono a Lucy, per guardare le due immagini.
Bill indicò e disse: “Il corpo di Metta Lunoe era il riflesso di questo, braccio destro sollevato, braccio sinistro sul lato del corpo. Il braccio destro di Valerie Bruner era sollevato, ma il braccio sinistro era allungato dall’altra parte del corpo, portato verso il basso.”
Riley si chinò e afferrò il polso del corpo, provando a muoverlo. L’intero braccio era immobile. Il rigor mortis aveva pienamente svolto il suo compito. Ci sarebbe voluto un coroner per determinare l’ora esatta del decesso, ma Riley era sicura che la ragazza fosse morta da almeno nove ore. E, come le altre ragazze, era stata spostata in quel punto, subito dopo l’omicidio.
Più guardava la scena, più qualcosa sembrava tormentare Riley. Il killer aveva avuto molta difficoltà a disporre il cadavere. Lo aveva trasportato al di là della piazza, giù per sei scalini, e lo aveva manipolato meticolosamente. Ma la sua posizione proprio non aveva alcun senso.
Il corpo non era allineato con nessuna delle pareti del gazebo. Non era collegato all’apertura del gazebo o al tribunale, o ad altro che Riley potesse vedere. Sembrava fosse stato deposto in un angolo a caso.
Ma questo tipo non fa nulla a caso, pensò.
Riley sentiva che l’assassino stava provando a comunicare qualcosa. Non aveva idea di che cosa fosse però.
“Che cosa ne pensi delle pose?” Riley chiese a Lucy.
“Non lo so” Lucy rispose. “Non molti killer mettono i corpi in posa, a dire il vero. E’ strano.”
Lei è ancora una vera novellina per questo lavoro, Riley pensò tra sé e sé.
Lucy non aveva notato che i casi strani erano davvero gli unici che venivano chiamati a risolvere. Per gli agenti veterani come Riley e Bill, la stranezza era diventata ormai da tanto tempo insensibilmente normale.
Riley esclamò: “Lucy, diamo un’occhiata alla cartina.”
Lucy evidenziò la cartina, che mostrava dove erano stati trovati gli altri due corpi.
“I corpi sono stati disposti in un’area molto ristretta” Lucy disse, indicando di nuovo. “Valerie Bruner è stata trovata a meno di dieci miglia da dove è stato trovato il corpo di Metta Lunoe. E questo è a meno di dieci miglia da dove Valerie Bruner è stata trovata.”
Riley constatò che Lucy aveva ragione. Ad ogni modo, Meara Keagan era sparita pochi chilometri a nord di Westree.
“Qualcuno vede dei collegamenti tra le località?” Riley chiese a Bill e Lucy.
“Non proprio” rispose Lucy. “Il corpo di Metta Lunoe era in un campo fuori da Mowbray. Quello di Valerie Bruner invece, era lungo il ciglio di un’autostrada. E ora, questo qui proprio nel bel mezzo di una piccola cittadina. E’ quasi come se il killer stesse cercando dei posti che non hanno nulla in comune.”
Proprio allora, Riley sentì urlare qualcuno tra i curiosi.
“So chi è stato! So chi è stato!”
Riley, Bill e Lucy si voltarono tutti a guardare. Un ragazzo stava agitando le mani, e gridava da dietro il nastro.
“So chi è stato!” gridò di nuovo.
CAPITOLO OTTO
Riley diede uno sguardo attento all’uomo che stava gridando. Vide che diverse persone attorno a lui stavano annuendo e mormorando in segno di accordo.
“So chi è stato! Tutti lo sappiamo!”
“Josh ha ragione” esclamò una donna accanto a lui. “Dev’essere Dennis.”
“E’ un tipo strano” aggiunse un altro uomo. “Quell’uomo è sempre stato una bomba ad orologeria.”
Bill e Lucy si precipitarono verso il limitare della piazza, dove l’uomo stava gridando, ma Riley mantenne la sua posizione. Chiamò uno dei poliziotti oltre il nastro.
“Portatelo qui” disse, indicando l’uomo che stava gridando.
Sapeva che era importante separarlo dal gruppo. Se qualcuno cominciava a raccontare altre storie, la verità sarebbe stata impossibile da decifrare. Sempre che ci fosse una verità in quello che tutti stavano urlando.
Inoltre, i giornalisti stavano cominciando ad avvicinarsi tutti a lui. Non poteva interrogarlo sotto il loro naso.
Il poliziotto sollevò il nastro ed accompagnò l’uomo verso di loro.
Lui stava ancora gridando. “Tutti sappiamo chi è stato! Tutti sappiamo chi è stato!”
“Si calmi” disse Riley, prendendolo per il braccio ed accompagnandolo lontano dai curiosi, tanto da poter parlare con lui indisturbata.
“Chieda a chiunque di Dennis” l’uomo agitato stava dicendo. “E’ un solitario. E’ strambo. Spaventa le ragazze. Infastidisce le donne.”
Riley tirò fuori il taccuino, così come Bill. Lei vide il grande interesse negli occhi di Bill. Ma sapeva che avrebbero fatto meglio a prendere il tutto con calma. Non sapevano ancora quasi niente. Inoltre, quell’uomo era talmente agitato che Riley fu quasi sospettosa nei confronti del suo giudizio. Aveva bisogno di ascoltare qualcuno di più imparziale.
“Qual è il suo nome completo?” Riley chiese.
“Dennis Vaughn” l’uomo rispose.
“Continua a parlare con lui” Riley si rivolse a Bill.
Bill annuì e iniziò a prendere appunti. Riley tornò al gazebo, dove il Capo della Polizia Aaron Pomeroy era ancora accanto al corpo.
“Capo Pomeroy, che cosa può dirmi di Dennis Vaughn?”
Riley intuì dalla sua espressione che il nome era fin troppo familiare.
“Che cosa vuol sapere di lui?” domandò.
“Pensa che possa essere un sospettato?”
Pomeroy si grattò la testa. “Ora che lo dice, forse è così. Almeno potrebbe valere la pena parlare con lui.”
“Come mai?”
“A dire il vero, abbiamo avuto molti problemi con lui per anni. Esibizionismo, atti osceni, quel genere di cose. Un paio di anni fa, spiava dalla finestra e ha trascorso un po’ di tempo nel Centro Psichiatrico del Delaware. L’anno scorso, era ossessionato da una cheerleader di un liceo, le scriveva lettere e la perseguitava. La famiglia della ragazza ha ottenuto un’ingiunzione dal tribunale, ma lui l’ha ignorata. Perciò, ha trascorso sei mesi in prigione.”
“Quando è stato rilasciato?” lei chiese.
“A febbraio scorso.”
Riley stava diventando sempre più curiosa. Dennis Vaughn era uscito di prigione poco tempo prima che gli omicidi erano iniziati. Era una semplice coincidenza?
“Le ragazze e le donne del posto stanno cominciando a lamentarsi” esclamò Pomeroy. “Si dice che abbia loro scattato delle foto. Non è un motivo sufficiente per arrestarlo—almeno, non ancora.”
“Che altro può dirmi su di lui?” Riley chiese.
Pomeroy alzò le spalle. “Ecco, è una specie di straccione. Forse ha trent’anni, e non ha mai mantenuto un lavoro. Si è allontanato dalla famiglia che ha qui in città: zie, zii, nonni. So che è stato molto scontroso ultimamente. Accusa l’intera città per il fatto di essere stato in prigione. Continua a dire alla gente: ‘Uno di questi giorni.’”
“‘Uno di questi giorni che cosa?” gli domandò Riley.
“Nessuno