Dovettero aspettare le 10:08 perché il cellulare di Avery squillasse. Connelly era in linea, sembrava stanco ma anche emozionato. “Abbiamo trovato Allen Haggerty che usciva da un bar nel Leather District,” disse. “Due agenti lo stanno trattenendo per voi. In quanto tempo potete essere lì?”
Il Leather District, pensò lei. Un’ora fa io e Rose eravamo lì, a pensare a quanto stanno andando bene le nostre vite e al modo in cui stiamo riparando il nostro rapporto. E ora, in quello stesso posto c’è un potenziale assassino. È… strano. Come se fossi tornata all’inizio, in un certo modo.
“Black?”
“Dieci minuti,” rispose. “Dove è il bar?”
Si segnò l’informazione e in men che non si dica, Ramirez partì verso la stessa parte della città dove, meno di dodici ore prima, lei si era goduta del tempo insieme alla figlia.
La consapevolezza che si trattava di qualcosa che Wendy Dearborne non avrebbe mai più potuto fare le stringeva il cuore. E la faceva anche arrabbiare.
A dirla tutta, non vedeva l’ora di torchiare quel figlio di puttana.
***
I due agenti che avevano trovato Allen Haggerty sembrarono felici di affidarlo ad altri. Uno dei due era un uomo che Avery aveva imparato a conoscere piuttosto bene—un agente anziano che probabilmente sarebbe andato a breve in pensione. Si chiamava Andy Liu e sembrava avere sempre un sorriso sul volto. Ma non in quel momento. In quel momento sembrava irritato.
I quattro si incontrarono davanti alla volante della polizia di Andy Liu. Dal sedile posteriore, Allen Haggerty guardò verso di loro, confuso e chiaramente arrabbiato. Qualche passante in strada diretto per locali, essendo venerdì sera, cercò di capire che cosa stava succedendo senza farsi notare.
“Vi ha dato dei problemi?” chiese Ramirez.
“No, no,” rispose il partner di Andy. “È solo un po’ ubriaco. Stavamo per portarlo al distretto e metterlo in una stanza per gli interrogatori, ma O’Malley ha detto che voleva che gli parlassi tu, prima di prendere delle decisioni.”
“Sa perché lo avete fermato?” chiese Avery.
“Gli abbiamo detto della morte di Patty Dearborne,” rispose Andy. “E a quel punto è impazzito. Ho cercato di mantenere la situazione civile al bar ma alla fine ho dovuto ammanettarlo.”
“Va bene,” disse Avery. Riguardò nel retro della volante e si accigliò. “Vi dispiace se prendiamo in prestito la vostra auto per un momento?”
“Fate pure,” disse Andy.
Avery prese il lato dell’autista mentre Ramirez saliva nel sedile del passeggero. Si voltarono di lato per poter guardare con facilità Allen sui sedili posteriori.
“Quindi come è successo?” chiese Allen. “Come è morta?”
“Non è ancora chiaro,” rispose Avery, non vedendo alcun motivo per rimanere sul vago con lui. Aveva imparato da tempo che l’onestà era il miglior approccio se voleva riuscire a capire un potenziale sospetto. “Il suo corpo è stato scoperto in un fiume congelato, sotto il ghiaccio. Non abbiamo informazioni sufficienti per sapere se è stato quello a ucciderla o se è stata uccisa prima di essere gettata in acqua.”
Forse sono stata un po’ dura, pensò Avery guardando lo shock dipingersi sul volto di Allen. Tuttavia, vedere quell’espressione genuina sulla sua faccia le diede la sensazione che Allen Haggerty non fosse coinvolto nella morte di Patty.
“Quando è stata l’ultima volta che l’hai vista?” chiese Avery.
Chiaramente per lui era difficile pensarci. Avery era abbastanza certa che prima della fine della serata, Allen avrebbe pianto molte lacrime sul suo amore perduto e ormai deceduto.
“Un po’ più di un anno fa, credo,” rispose alla fine. “Ed è stato solo per caso. Mi sono imbattuto in lei mentre usciva dal supermercato. Ci siamo guardati per circa due secondi e poi se n’è andata via in fretta. E non posso fargliene una colpa: sono stato uno stronzo. Ero piuttosto ossessionato.”
“E da allora non avete avuto più alcun contatto?” chiese Avery.
“Nessuno, io ho affrontato la realtà della situazione. E lei non voleva più avere niente a che fare con me. Essere ossessionato da qualcuno non è il modo giusto per conquistarlo, sa?”
“Che tu sappia c’è qualcuno nella sua vita che potrebbe essere capace di fare una cosa del genere?” domandò Ramirez.
Ancora una volta, dagli occhi di Allen trasparì la sua fatica ad affrontare la situazione. Mentre rifletteva, il telefono di Avery squillò. Lanciò un’occhiata allo schermo e vide che era O’Malley.
“Sì?” chiese, rispondendo rapidamente.
“Dove sei?” volle sapere lui.
“Sto parlando con l’ex ragazzo.”
“È possibile che sia lui quello che cerchiamo?”
“Ne dubito fortemente,” disse Avery, continuando a guardare il dolore che emergeva sul volto di Allen, sul sedile posteriore.
“Bene, ho subito bisogno di te alla centrale.”
“Va tutto bene?” chiese lei.
“Dipende da come la vedi,” rispose O’Malley. “Abbiamo appena ricevuto una lettera dal killer.”
CAPITOLO SEI
Persino prima che Avery e Ramirez riuscissero a entrare nel distretto, la detective capì che la situazione gli era sfuggita di mano. Dovette guidare con estrema cautela l’auto dentro il parcheggio dell’A1 per evitare di colpire giornalisti o furgoni del notiziario. Il posto era un baraccone e non erano nemmeno entrati.
“Andiamo male,” commentò Ramirez.
“Già,” rispose lei. “Come ha fatto la stampa a sapere della lettera se è arrivata direttamente in centrale?”
Ramirez poté solo scrollare le spalle mentre uscivano dall’auto e si affrettavano dentro. Qualche giornalista si mise in mezzo, uno praticamente si parò davanti ad Avery. Lei quasi lo colpì ma riuscì a evitarlo appena in tempo. Lo sentì darle della stronza sottovoce ma era l’ultimo dei suoi problemi.
Faticosamente arrivarono alla porta, con i giornalisti che reclamavano a gran voce dei commenti e i flash che lampeggiavano. Avery si sentì ribollire il sangue; in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per poter sferrare un pugno sul naso a uno di quei reporter ficcanaso.
Quando finalmente furono dentro la centrale, con le porte saldamente chiuse alle loro spalle, vide che all’interno la situazione non era migliore. Aveva già visto l’A1 in uno stato di emergenza e caos, ma quello era qualcosa di nuovo. Forse c’è una talpa all’A1, pensò Avery mentre si dirigeva in fretta verso l’ufficio di Connelly. Prima di raggiungerlo però, vide il supervisore attraversare a grandi passi il corridoio. O’Malley e Finley stavano marciando dietro di lui.
“Sala delle conferenze,” ordinò seccamente Connelly.
Avery annuì, girando a destra dopo aver fatto qualche passo nel corridoio. Notò che nessun altro indugiava attorno alla porta della sala conferenze, che significava che la riunione sarebbe stata per pochi. E quel tipo di incontri di solito non era piacevole. Lei e Ramirez seguirono Connelly nella sala. Non appena anche O’Malley e Finley entrarono, Connelly chiuse la porta a chiave.
Gettò un foglio di carta sul tavolo della stanza. Era coperto da una busta di plastica trasparente, che lo fece scivolare quasi perfettamente in direzione di Avery. Lei lo sollevò con attenzione e lo guardò.
“Leggilo e basta,” ordinò Connelly. Era frustrato e sembrava un po’ pallido. Aveva i capelli in disordine e c’era uno sguardo selvaggio nei suoi occhi.
Avery