“Verso l’oceano!” gridò Thor.
Micople seguì il suo ordine e si voltò volando attraverso il gruppo di draghi, continuando alle loro spalle.
Thor si voltò udendo un ruggito e percependo un lontano calore di fiamme lanciate verso di lui. Fu soddisfatto di vedere che il suo piano funzionava: tutti i draghi abbandonarono le Isole Superiori e lo seguivano ora verso il mare aperto. In lontananza, in basso, Thor scorse la flotta di Romolo che ammantava il mare e capì che se anche fosse in qualche modo sopravvissuto contro i draghi, avrebbe dovuto affrontare anche quel milione di uomini da solo. Sapeva che probabilmente non sarebbe sopravvissuto a un tale scontro. Ma almeno avrebbe guadagnato un po’ di tempo per gli altri.
Almeno Gwendolyn avrebbe potuto farcela.
Gwen si trovava nel cortile devastato e bruciato di ciò che rimaneva della corte di Tiro, stringendo sempre la bambina al petto e guardando il cielo con stupore e sollievo, ma allo stesso tempo con tristezza. Il cuore le si era colmato di gioia nel rivedere Thor, l’amore della sua vita, vivo, di nuovo a casa nientemeno che con Micople. Con lui lì, si sentiva come se le fosse stata restituita una parte di se stessa, aveva la sensazione che ogni cosa fosse possibile. Provava qualcosa che non sentiva da tempo: la volontà di continuare a vivere.
I suoi uomini abbassarono lentamente gli scudi e guardarono i draghi che si voltavano e si allontanavano, lasciando finalmente le Isole e dirigendosi verso il mare aperto. Gwen si guardò attorno e vide la devastazione che era rimasta, le enormi pile di macerie, le fiamme ovunque, i draghi morti che giacevano al suolo. Sembrava un’isola devastata dalla guerra.
Vide anche quelli che dovevano essere stati i genitori della bambina, due cadaveri che giacevano uno accanto all’altro, proprio dove Gwen aveva trovato la piccola. Gwen guardò la bambina negli occhi e si rese conto che lei era tutto ciò che le era rimasto al mondo. La strinse a sé.
“Questa è la nostra occasione, mia signora!” disse Kendrick. “Dobbiamo andarcene ora!”
“I draghi sono distratti,” aggiunse Godfrey. “Almeno per ora. Chissà quando torneranno. Dobbiamo lasciare questo posto all’istante.”
“Ma l’Anello non esiste più,” disse Aberthol. “Dove andremo?”
“In qualsiasi posto ma non qui,” rispose Kendrick.
Gwen udiva le loro parole, ma quelle risuonavano lontane nella sua mente. Si voltò invece a scrutare il cielo, guardando Thor che volava via, lontano. Provò immensa nostalgia.
“E Thorgrin?” chiese. “Lo lasceremo qui, da solo?”
Kendrick e gli altri la guardarono con espressione seria, tutti afflitti. Era evidente che il pensiero disturbava anche loro.
“Combatteremmo con Thor fino alla morte se potessimo, mia signora,” disse Reece. “Ma non possiamo. Lui è in cielo, al di sopra del mare, lontano da qui. Nessuno di noi ha un drago. E non abbiamo neppure i suoi poteri. Non possiamo aiutarlo. Ora dobbiamo offrire il nostro aiuto a chi possiamo. È questo ciò per cui Thor si è sacrificato. È per questo che Thor ha offerto la sua vita. Dobbiamo cogliere l’occasione che lui stesso ci ha dato.”
“Ciò che rimane della nostra flotta si trova dalla parte opposta dell’isola,” aggiunse Srog. “È stato saggio da parte tua nascondere quelle navi. Ora dobbiamo usarle. Chiunque sia rimasto del nostro popolo deve essere portato con noi e dobbiamo lasciare quest’isola all’istante, prima del loro ritorno.”
Nella mente di Gwendolyn vorticavano emozioni contrastanti. Voleva fortemente andare a salvare Thor, ma allo stesso tempo sapeva che aspettando lì, con tutta quella gente, non avrebbe fatto nulla di buono. Gli altri avevano ragione: Thor aveva appena offerto la sua vita per la loro salvezza. Le sue azioni non sarebbero valse a nulla se non avesse almeno tentato di salvare quella gente mentre ne aveva la possibilità.
Un altro pensiero era in agguato nella mente di Gwen: Guwayne. Se ora se ne fossero andati, dirigendosi velocemente verso il mare aperto, magari avrebbe potuto trovarlo. E il pensiero di rivedere suo figlio la riempiva di nuova vita.
Alla fine Gwen annuì, tenendo la bambina in braccio e preparandosi a muoversi.
“Va bene,” disse. “Andiamo a trovare mio figlio.”
Il ruggito dei draghi si faceva sempre più forte dietro a Thor man mano che il gruppo si faceva più vicino, rincorrendoli mentre lui e Micople volavano sempre più lontano verso il mare aperto. Thor sentì un’ondata di fuoco avvampargli vicino alla schiena quasi avvolgendoli e capì che se non avesse presto fatto qualcosa sarebbe morto.
Chiuse gli occhi, non più timoroso di richiamare i poteri dentro di sé, non sentendo più la necessità di fare affidamento sulle sue armi materiali. Quando chiuse gli occhi ricordò il tempo trascorso nella Terra dei Druidi, ricordò quanto potente era stato, quanto era stato in grado di influenzare ogni cosa attorno a sé con la sua mente. Ricordò che il potere dentro di sé e tutto l’universo fisico attorno a lui erano un’estensione della sua mente.
Thor impose alla propria mente di portare il potere interiore in superficie e immaginò un grandioso muro di ghiaccio dietro di sé a fargli da scudo contro il fuoco, proteggendolo. Immaginò se stesso e Micople avvolti da una bolla, al sicuro dalle fiamme dei draghi.
Aprì gli occhi e fu stupito di sentirsi avvolto dal freddo e di vedere un’enorme parete di ghiaccio attorno a sé, proprio come aveva visualizzato, spessa quasi un metro e di un colore blu brillante. Si voltò a guardare le fiamme dei draghi avvicinarsi ed essere bloccate dal muro di ghiaccio. Il fuoco sibilò e grosse nuvole di vapore si levarono in alto. I draghi erano furiosi.
Thor ruotò mentre il muro di ghiaccio si scioglieva e decise di affrontare l’esercito di draghi a testa alta. Micople volò temerariamente tra i draghi nemici che evidentemente non si aspettavano quell’attacco.
Micople si lanciò in avanti, allungò gli artigli, afferrò un drago al muso, lo fece roteare e lo scagliò lontano. Il drago precipitò ruotando sottosopra, perdendo il controllo e andando a finire nell’oceano sotto di loro.
Prima di potersi riorganizzare Micople venne attaccata da un altro drago che le affondò le zanne nel fianco. Micople gridò e Thor reagì immediatamente. Saltò dalla schiena di Micople al naso del drago nemico e corse lungo la sua testa e il suo collo portandosi sul suo dorso. Il drago tenne salda la morsa addosso a Micople, dimenandosi selvaggiamente per disarcionare Thor, ma lui si tenne stretto cercando di rimanere in groppa.
Micople sbandò in avanti e con le sue zanne riuscì ad addentare la coda di un altro avversario, tirando con tutta la sua forza. Il drago strillò e precipitò verso l’oceano. Non aveva neanche finito con lui che Micople venne colpita da diversi altri draghi che le morsero le zampe.
Thor nel frattempo si teneva ancora stretto al drago e cercava di prenderne il controllo. Si sforzò di restare calmo e di ricordare che era tutta una questione di mente. Poteva percepire il potere pazzesco di quella bestia antica e primordiale irradiare dalle sue vene. Quando chiuse gli occhi smise di opporre resistenza e iniziò a sentirsi in sintonia con lui. Sentiva il suo cuore, il suo battito, la sua mente. Si sentì diventare tutt’uno con lui.
Thor aprì gli occhi e anche il drago fece lo stesso: i suoi avevano ora un colore differente. Thor vedeva il mondo attraverso gli occhi del drago: quella bestia ostile era diventata una sua estensione. Quello che vedeva il drago lo vedeva anche Thor. Thor gli dava degli ordini e lui lo ascoltava.
Il drago, comandato da Thor, rilasciò la presa su Micople. Poi ringhiò e sbandò di lato, affondando i denti contro i tre draghi che stavano attaccando Micople e facendoli a pezzi.
Gli altri draghi vennero presi alla sprovvista: chiaramente non si aspettavano che uno di loro li attaccasse. Prima che potessero riorganizzarsi Thor ne aveva già attaccati una decina, utilizzando quel