I don’t know. Only you’re love can save me, my little star.
La batteria cominciò a martellarle dentro la testa, e si accorse che stava andando a ritmo con il suo cuore. Spostò lo sguardo e incrociò per un istante quello di Miktota, il batterista.
Le mancò il respiro e, per un attimo, la testa cominciò a vorticarle. La terra sotto i suoi piedi parve aprirsi e una luce sembrò coprire tutto.
La gente attorno sparì.
La musica sparì.
Gli altri membri del gruppo sparirono.
Rimasero solo lei e Mik, sospesi in una dimensione senza tempo. Gli occhi azzurri di lui si fusero con i suoi e fu come se stesse vivendo una scena già vissuta chissà quanti secoli fa. Ma come poteva succedere una cosa del genere?
Un colpetto di gomito sul fianco la fece ritornare con i piedi per terra e tutto tornò come prima.
‹‹Sbaglio, o Mik ti stava puntando?›› disse Kay maliziosa.
Nael arrossì ma le luci soffuse nella sala non lo fecero notare all’amica. Si sentiva come una ladra colta con le mani nel sacco. Non era la prima volta che partecipava a uno dei loro concerti, però era come se lo fosse. Come se qualcosa le avesse fatto aprire gli occhi.
‹‹Ti sbagli. Si sarà perso nei suoi pensieri o c’era qualcuno che conosceva dietro di me›. Nael si voltò verso la distesa di teste dietro di loro. ‹‹Ci sono un sacco di persone qui dentro, mi sembra››.
Pensò che entrambe le possibilità potevano essere vere, però aveva avuto la netta sensazione che stesse guardando proprio lei e Kay glielo aveva quasi confermato.
Non poteva essere. Non ne vedeva il motivo. Ma il suo sguardo, quegli occhi così celesti da brillare anche nel buio… le ricordavano qualcosa. Ne era sempre più convinta.
Kay stava per risponderle quando un giro di basso la fece voltare di scatto, barcollare in avanti e urlare ‹‹Morgan sposami!››.
Nael la prese per le spalle e la tirò indietro, vergognandosi da morire per la figura che aveva appena fatto la sua amica. Morgan rispose con un sorriso.
‹‹Sei pazza, Kay? Che figura ci fai dopo quando andrai a parlarci?››.
Kay alzò le spalle. ‹‹Almeno avrà idea di chi sono››.
‹‹Sei ubriaca marcia››.
‹‹Sei una fasta geste››.
Le due ragazze si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere fino ad avere le lacrime.
‹‹Una fasta geste, eh? Una guasta feste normale no?››.
Nael fu lieta di quel momento di spensieratezza. Era riuscita a dimenticarsi per un po’ ogni cosa: l’incubo, lo sguardo di Mik e il senso di irrequietezza che si stava propagando a macchia d’olio dentro di lei. Si abbracciarono e si misero a cantare a squarciagola.
La sala era gremita di gente urlante e il caldo ben presto si fece sentire. Ny, il cantante, si tolse la maglia accompagnato da un’ovazione da parte di tutte le donne presenti. Il fisico asciutto del cantante, la pelle olivastra e lo sguardo di ghiaccio lo rendevano a dir poco attraente.
Si girò un istante per lanciare la maglia a Gebinan, il tastierista, e Nael notò qualcosa sulla schiena del demone. Credeva di essersi sbagliata e strizzò gli occhi per vederci meglio.
Ny aveva tatuato un cerchio con dei simboli all’interno e delle parole all’esterno, molto simile a quelli che aveva visto nell’incubo della notte precedente. Era grande quanto tutta l’ampiezza della schiena e, guardando bene, riuscì a leggere la scritta: Murmur.
Di scatto prese per il braccio Kayley e le urlò nell’orecchio ‹‹Vedi il tatuaggio sulla schiena di Ny?››.
Era decisa a spiegarle che l’aveva già visto nel suo sogno e che non era affatto un buon segno. L’amica però la guardò perplessa.
Incrociò le braccia e alzando un sopraciglio le chiese ‹‹Quale tatuaggio, Na? Non ha nessun tatuaggio! Non è che hai alzato il gomito pure te? Di la verità››.
Il respiro le si bloccò in gola e un campanello d’allarme le risuonò in testa. Deglutì per mandare giù il senso di paura che le si era formato al centro esatto dello stomaco e, pian piano, si stava diffondendo in ogni singolo muscolo del corpo.
‹‹Scusa, le luci… sai, a volte fanno brutti scherzi››.
Il concerto era finito da mezz’ora e Kay stava sorseggiando l’ennesima birra.
Nael gliela tolse di mano, ne mandò giù un sorso e sbatté la bottiglia sul tavolo con foga.
‹‹Hai intenzione di andare o stiamo qui tutto il giorno? Ti ricordo che fra un’ora e mezza scatta il coprifuoco. Vorrei arrivarci a casa, io! Non voglio certo diventare cibo per i Nia-Za››.
La gamba di Kay faceva tremare il tavolo dov’erano sedute nell’angolo bar in fondo alla sala concerti e si stava mangiucchiando nervosamente una pellicina accanto all’unghia del pollice. Nael percepiva la sua tensione e decise di prendere in mano la situazione una volta per tutte.
‹‹Kay, andiamo!››.
Si alzò di scatto, la prese per mano e la trascinò di peso fin sotto il palco.
‹‹Non posso farcela Na››.
‹‹Smettila di frignare, volevi conoscerlo? Lo conoscerai! Altrimenti per un anno intero non farai altro che lamentarti di non avere avuto abbastanza fegato››.
Si fermarono a poca distanza dai D-Soul. Erano intenti a smontare gli strumenti e a chiacchierare fra loro.
Non si accorsero minimamente delle due ragazze.
‹‹Morgan?››, urlò Nael.
Il bassista si girò. Un brivido percorse la schiena di entrambe le ragazze. Quella band, vista da vicino, era proprio infernale. Un nome migliore non potevano trovarlo.
‹‹Ciao ragazze››. Si avvicinò, guardò Kay e le rivolse un sorriso smagliante. ‹‹Oh, tu sei la mia futura moglie se non sbaglio››.
Kay arrossì. ‹‹Sì, beh… ecco, io… io credo di aver bevuto un po’ troppo››.
‹‹Decisamente troppo››, tossì Nael.
‹‹Beh, qual è il tuo nome, futura sposa?››.
‹‹Kay… Kayley››, balbettò.
Nael trovò la scena a dir poco ridicola. E poi era ancora parecchio turbata dal tatuaggio che aveva visto sulla schiena di Ny. Era sicura di averlo visto ed era più che sicura di essere sobria. Non era un’allucinazione.
‹‹E io sono Nael››, si presentò.
‹‹Che razza di amico sei, Morgan? Conosci delle belle ragazze e non le presenti agli amici? Non va per niente bene sai››.
Male si era allontanato dal gruppetto di fan che lo aveva accerchiato e che ora guardava Kay e Nael in cagnesco.
Dietro di lui si avvicinò anche il resto del gruppo. Era la prima volta che li vedeva tutti a distanza ravvicinata.
Scesero dal palco. Sam le si posizionò davanti. Era il più magro dei sei. Capelli e occhi neri e barba leggera. Aveva l’aria di uno sicuro di sé. Alla sua destra si trovava Geb, occhi azzurri come