Ogn'uomo, nello stato di natura, ha diritto d'impiegare la forza dell'armi in difesa della sua persona o delle sue proprietà, di respingere ed anche di prevenire la violenza de' nemici, e di continuare le ostilità sinattanto che abbia ottenuto una giusta soddisfazione, o che sia giunto a quell'ultimo segno ch'è stabilito per le rappresaglie. Nella libera società degli Arabi, i doveri di suddito e di cittadino non metteano un grave freno, e Maometto, adempiendo una missione di carità e di pace, era stato spogliato e sbandito dall'ingiustizia de' suoi concittadini. Per l'elezione fattane da un popolo independente, il fuoruscito della Mecca era stato elevato alla dignità di sovrano, e legittimamente avea ricevuta la prerogativa di formare alleanze, e di fare la guerra offensiva e difensiva. Suppliva la pienezza della potenza divina all'imperfezione de' suoi diritti, e diveniva il fondamento del suo potere: prese egli nelle sue nuove rivelazioni un'aria più feroce e più sanguinaria, pruova, che l'anteriore moderazione che usò era stata una conseguenza della sua debolezza139. Avea tentato le arti della persuasione, ma passato era il tempo della pazienza; dichiarò che Iddio gli comandava di propagare la religione col ferro, di abbattere i monumenti dell'idolatria, e di perseguitar le nazioni miscredenti senza rispetto a' giorni o a' mesi santi. Attribuì all'autore del Pentateuco e dell'Evangelo que' precetti di sangue che dal Corano ripetonsi ad ogni pagina; ma il carattere di dolcezza che si scorge nello stile dell'Evangelo permette di spiegare altrimenti quel passo equivoco ove sta scritto, che Gesù ha recato in terra non la pace, ma la spada; e non denno confondersi le sue virtù pazienti e modeste collo zelo intollerante de' principi e de' vescovi, che il nome disonorano di suoi discepoli. A giustificare questa guerra di religione, allegava con più esattezza Maometto140 l'esempio di Mosè, o quello de' Giudici e de' re d'Israello. Le leggi militari degli Ebrei sono anche più rigorose di quelle dell'Arabo legislatore141. Il Dio degli eserciti marciava in persona davanti a' Giudei; se una città resisteva, passavano a fil di spada i maschi senza distinzione: le sette nazioni di Canaan furono esterminate, nè il pentimento o la conversione valeano a sottrarle dall'inevitabile sentenza, per la quale non si dovea entro il recinto del lor dominio risparmiare veruna creatura vivente. Maometto almeno lasciò a' nemici la libertà di scegliere la sua amicizia, la sommessione, o la guerra. Come tosto professassero l'Islamismo, gli ammetteva a' vantaggi temporali o spirituali de' suoi primi discepoli, e li facea combattere sotto le bandiere medesime per la gloria della religione a cui s'erano addetti. Per lo più la sua clemenza era ligia al suo interesse, ma di rado conculcava il nemico atterrato, e par che prometta che per un tributo lascerà a' men colpevoli de' sudditi increduli il culto loro, o almeno l'imperfetta lor fede. Sin dal primo mese del suo regno eseguì quanto avea ne' suoi precetti statuito su la guerra religiosa, e inalberò il suo vessillo bianco davanti le porte di Medina; l'appostolo guerriero si trovò in persona a nove battaglie o a nove assedii142, e in dieci anni compiè da sè stesso, o coll'opera de' suoi luogotenenti, cinquanta imprese guerresche. Continuava egli, nella sua qualità d'Arabo, a esercitare le professioni di mercadante e di ladrone, e colle piccole scorrerie che andava facendo, per difendere o assaltare una caravana, disponeva a poco a poco le sue genti alla conquista dell'Arabia. Una legge divina avea regolato il comparto del bottino143, il quale veniva fedelmente ammassato in un solo cumulo; riservava il Profeta per opere pie e caritatevoli un quinto dell'oro e dell'argento, de' prigionieri e del bestiame, de' mobili e degl'immobili; del resto faceva parti eguali cui distribuiva a' soldati, sia che avessero riportato vittoria, o custodito il campo; le ricompense di quelli che avessero perduto la vita passavano alle mogli ed ai figli; per animare poi la gente ad accrescere la cavalleria, dava una porzione al cavaliere ed una al cavallo. Accorrevano da ogni luogo gli Arabi erranti a porsi sotto il vessillo della religione e del saccheggio: era stato premuroso il Profeta a santificare il commercio de' soldati colle donne prigioniere sia che fossero trattate come spose, sia da concubine; egli mostrava loro nel godimento della fortuna e della bellezza una debole immagine delle gioie del paradiso destinate a' prodi martiri della Fede: «La spada, egli diceva, è la chiave del cielo e dell'inferno; una goccia di sangue versata per la causa di Dio, una notte passata in armi, varranno più che due mesi di digiuni e d'orazioni: chi perirà in battaglia otterrà il perdono de' peccati; nell'ultimo giorno, le sue ferite saranno lucide come il minio, odorose come il muschio; ali d'angeli e di cherubini saranno sostituite alle membra ch'egli abbia perdute». In tal guisa seppe infiammare l'anima intrepida degli Arabi. L'idea di un Mondo invisibile si dipingeva con forti colori alla fantasia di quel popolo, e quella morte che già sprezzavano divenne oggetto di speranza e di desiderio. Insegna il Corano, nel significato il più assoluto, i dommi della predestinazione e della fatalità che spegner potrebbero ogn'industria ed ogni virtù, se l'uomo regolasse la vita colle proprie opinioni: que' dommi peraltro hanno in ogni tempo esaltato il coraggio de' Saraceni e de' Turchi. I primi compagni di Maometto marciavano alla battaglia con intrepidezza: non vi ha pericolo ove non sia incertezza d'evento; se erano predestinati a morire nel proprio letto, esser doveano sicuri e invulnerabili in mezzo a' dardi de' combattenti144.
Avrebbe la fuga di Maometto bastato per avventura a satisfare i Koreishiti, se temuto e presentito non avessero la vendetta d'un nemico il