Napoli a occhio nudo: Lettere ad un amico. Fucini Renato. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Fucini Renato
Издательство: Public Domain
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Жанр произведения: Книги о Путешествиях
Год издания: 0
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i quali l'occhio del curioso ha libero accesso in compagnia del maestrale che apre le cortine e del Sole che compiacente illumina co' suoi raggi la scena.

      La dolcezza del clima favorisce la semplicità del vestiario e la perdita del pudore, per modo che io credo che la puntura del freddo potrebbe persuadere quelle giovinette a nascondere la loro nudità, ma il senso della vergogna mai.

      Quanto è portentosa la prolificità di questa gente, altrettanto sono facili i matrimonj. Il pensiero dell'avvenire degli sposi e dei figli non deve recare sgomento. Una tana, dove un lupo morirebbe asfittico, sarà la loro abitazione; una stoja e pochi stracci, il talamo; i ragnateli e un mucchio di paglia, la mobilia. Verranno poi i figli. Tanto meglio. I rigetti dei banchi d'ortolani e di pescivendoli, e le tasche dei passanti, dove la piccola destra troverà quasi sempre un oggetto qualunque da ghermire, mentre la sinistra si stenderà a chiedere il soldo dell'elemosina, provvederanno all'esistenza ed alla educazione loro. Che razza di genìa scaturisca da questo genere di palestra, tu puoi figurartelo senza torturarti molto il cervello.

      Eppure, anche con tutto questo, non riescono antipatici, nè sgarbati nè di rozze maniere; anzi, per la persona decentemente vestita e che non abbia con loro altro che relazioni superficiali, hanno modi gentili e sono addirittura simpatici. Sono vispi, pronti d'ingegno, spensierati e docili per natura; il turpiloquio e la bestemmia che tanto qualificano la plebe della nostra gentile Toscana, sono sconosciuti o quasi per loro. Qualche parola sconcia l'ho udita escire dalle loro bocche nel parossismo dell'ira, ma questa sconcezza non si accosta nemmeno da lontano alle oscenità che è capace vomitare un nostro vetturino, non solo nella rabbia, ma anche quando, ad alta voce perchè sia notato il suo spirito, scherza piacevolmente con un compagno.

      Scaltro e ladruncolo per eccellenza, il Lazzaro rubacchia indubitatamente quando gli si presenti facile l'occasione; ma dove ci sia da mettere a repentaglio la pelle, Pulcinella difficilmente si espone. Scamotta colla massima facilità l'orologio, il fazzoletto, il portasigari che fa capolino dalla tasca di petto e gli basta, ed è contento perchè, quando s'è abbuscato qualche cosa con la sua destrezza, corre subito dal camorrista manutengolo che gli dà forse il quinto del suo guadagno, e con que' pochi vola al primo de' millemila botteghini di lotto; ne deposita lì una parte e con quell'altra celebra subito in qualche bettola la voluttuosa scialata.

      Ciarliero e millantatore implacabile, allorchè narra le sue gesta, racconta dieci ed ha compiuto uno. – Quando attacca litigio, però, prima di venire alle mani ci pensa. Strilla, impreca e gestisce con una mimica sublime, forse per far paura alla paura che ha. S'avanza se l'avversario si ritira, e si ritira subito se l'avversario s'avanza, ed ordinariamente i suoi litigi finiscono in grida, mentre i due litiganti si partono in direzione opposta, brontolando e ostentando di mordere il freno, ma in fondo contenti come pasque d'essersela cavata a quella maniera. Se vengono alle mani, però, son cattivi. Alla paura succede la reazione, ed a non scompartirli a tempo, facilmente verranno al sangue.

      Ferocemente gelosi, sfregiano in volto la donna del loro amore anche nel dubbio d'infedeltà. Un rasoio o una moneta arrotata sono gli strumenti, dei quali si servono, e di questo barbaro trattamento in generale le donne vanno liete e orgogliose, riguardandolo come una prova sicura dell'affetto dei loro amanti.

      Provvisto per natura di uno spirito d'indipendenza quasi selvaggio, muore di fame, muore sul lastrico delle vie o nel tanfo delle spelonche dove abita, ma non vuole intendere nè di spedali, nè di ricoveri, nè di benefizii che gl'impongano il minimo legame. Potrei citare, per prova di quanto asserisco, mille esempj che mi sono noti, ma per non perdermi in lungaggini, te ne dirò uno solo che mi sembra abbastanza eloquente. Una signora napoletana di mia relazione prese a soccorrere, facendogli settimanalmente la elemosina, un piccolo orfano di circa nove anni, il quale in mezzo a privazioni di ogni genere durante la giornata andava la sera a dormire in un forno se d'inverno, ed al sereno se d'estate. Questa signora seguitò per qualche tempo ad usargli in tal modo la sua carità; ma volendo da ultimo provvedere efficacemente ai bisogni di quella infelice creatura, ottenne per lui un posto, non mi ricordo più in quale asilo di beneficenza. Comunicò tutta lieta la buona notizia al suo protetto; gli parlò dei vantaggi e dei comodi che avrebbe trovati là dentro; gli dipinse a colori seducenti il suo avvenire e fissò il giorno nel quale lo avrebbe aspettato, per condurlo all'asilo. Il guaglioncello dimostrò molta compiacenza nell'ascoltare tutte le oneste cose che gli furono dette; promise di non mancare all'appuntamento; si allontanò e non si è fatto più rivedere.

      Per questa medesima ragione, non è facile trovare fra loro persone di servizio. Ogni lavoro che gli obblighi lo scansano con ribrezzo, e non vi si adattano finchè il bisogno non gli abbia presi per la gola. Da questa tendenza della loro indole e dalla scarsità di opificj che potrebbero accogliere quelli che stretti dalla necessità vi si adatterebbero, resulta quella enorme moltitudine di semioziosi, che si dànno al lavoro avventizio nei luoghi di maggior movimento commerciale o al piccolo commercio ambulante per le vie della città, tormentando il prossimo in centomila maniere dalla mattina alla sera.

      Le loro occupazioni perciò sono intermittenti. Fra l'arrivo e la partenza dei convogli della strada ferrata e fra quello di battelli postali e navi mercantili nel porto, il lavoro cessa e negl'intervalli migliaia di persone restano disoccupate. Alla stanchezza per il lavoro fatto si aggiunge l'influenza del clima, e allora chi casca di qua e chi di là, e tutti si buttano allo sdraio sui muriccioli, sui marciapiedi, giù per gli scali, lungo la marina, sui carri, su le balle, su le casse, in qualunque luogo insomma dove ci sia da schiacciare un pisolino in pace, presentando così agli occhi dei passanti quel pittoresco, ma ributtante spettacolo che forse ha fatto alquanto esagerare l'idea che generalmente si ha della fiaccona e della indolenza di questo popolo.

      Son troppi quelli che abbisognano di lavoro, di fronte al movimento industriale e commerciale del paese, onde molti, lo ripeto, rimangono involontariamente inoperosi; ma quando offriamo loro da lavorare, è un'atroce calunnia, almeno ora, il dire che lo ricusino, perchè hanno mangiato. Sono stato troppe volte e sul molo e nei quartieri poveri, dove abbondano gli sdraiati e gli addormentati e troppe volte ho fatto la prova, destandoli e incaricandoli di qualche piccola commissione e qualche volta anche grossa e faticosa, e mai mi son sentito rispondere il famoso aggio magnato. Sorgono in piedi come se scattassero per una molla, si stropicciano gli occhi e per pochi centesimi si mettono alle fatiche più improbe, fanno due chilometri di strada correndo, e ritornano ringraziandovi, domandandovi se comandate altro, e scaricandovi addosso un diluvio di eccellenze e di don, come se avessero da voi ricevuto il più grosso favore del mondo.

      Gli ho osservati nelle loro botteghe, passando per le vie, ed ho visto che lavorano; sono stato a visitare opificj e ne sono uscito con le mie convinzioni più radicate che mai. Non contento de' miei occhi, ne ho domandato ad alcuni direttori di stabilimenti manifatturieri, non napoletani e perciò non pregiudicati, e tutti mi hanno confermato nella mia scismatica opinione. Chi ha gambe venga e chi ha occhi veda, e dopo, se è onesto, dovrà convenire con me che lo sbadiglio lungo, sonoro, spasmodico, che quell'aspetto di prostrazione fisica, che quelle fisonomie assonnate e quasi sofferenti per la noia che s'incontrano specialmente nelle città di secondo ordine delle altre provincie, fra le quali non ultima la nostra leggiadra Toscanina, a Napoli non le troverà certamente; e giri, e cerchi, e osservi pure a suo piacere, assolutamente non le troverà.

      Il temperamento di questa gente è troppo nervoso, è troppo adusto da poter la linfa concorrere efficacemente insieme col clima a spossarli del tutto, per cui quando hanno da lavorare lavorano, e la loro opera è intelligente e produttiva al pari di quella di qualunque altra popolazione della penisola. – Mi sarò anche ingannato, ma non lo credo.

      Date Caesari quod Caesaris est, c'insegnò il Cianchi bon'anima maestro di rettorica, e giacchè sono entrato nello sdrucciolo delle eresie, mi scappa la voglia di seguitare e seguito. La seconda eresia la comincerò in forma di preghiera, pregandoti che, quando capiterai in questo paese benedetto dalla Provvidenza, in questa terra privilegiata del canto e del sentimento musicale, tu sfoderi gli orecchi, tu giri nei quartieri del popolo e tu ascolti. Principierai la tua peregrinazione immaginandoti di dover inciampare ad ogni svoltata di via in comitive di giovani spensierati, i quali se ne vadano rallegrando la poesia della notte coi loro canti, con le loro armonie di chitarre, di flauti e d'organini, come ti accadrà ad ogni passo in Toscana, e come ci accadeva