Mentre parlava, prese una strada a senso unico che costeggiava le antiche mura medioevali della città, in salita per la Costa del Montirozzo, per sboccare poco più a valle di Porta Bersaglieri, dove, in dei piccoli giardinetti, trovava posto il monumento dedicato a Federico II di Hohenstaufen. Imboccò poi Via Bersaglieri e da lì si portò in Via Nazario Sauro per proseguire in Via Mura Occidentali. In un punto in cui la strada correva a ridosso delle mura castellane, notai dei lavori. Era stato aperto un varco a forma di arco nelle mura, gli antichi mattoni erano stati accatastati su un lato, e intorno all'apertura si notavano dei tubi corrugati di plastica, di quelli per far passare i cavi dell'elettricità. Un tabellone indicava estremi della concessione edilizia, inizio e termine dei lavori e ditta appaltatrice, riportando a caratteri cubitali il nome del progetto: VIVERE IL CENTRO STORICO.
Mi rivolsi al mio compagno, chiedendo lumi.
«È un vero scempio. Cosa diavolo ci vogliono realizzare?»
«Una scala mobile, o un ascensore, credo, per raggiungere con facilità Piazza Federico II, attraverso il vecchio Palazzo Pianetti, che fino a qualche decennio fa ospitava le carceri. Solo che è tutto fermo perché subito dietro le mura hanno trovato dei reperti archeologici che risalgono all'epoca romana. E non è stato scoprire l'acqua calda! La parte storica di questa città sorge esattamente sopra il tracciato del Castrum realizzato dai Romani, che giunsero qui circa nel 300 Avanti Cristo, dopo aver sconfitto la coalizione di Umbri, Etruschi e Sanniti nella battaglia del Sentino. Proprio in questa zona, in prossimità del complesso di San Floriano, c'era un'enorme cisterna per l'approvvigionamento idrico della città di Aesis. La cisterna funzionava da riserva d'acqua anche per le Terme, che erano situate nella zona compresa fra Piazza Federico II e Porta Bersaglieri. Ancora oggi la zona è individuata da due strade che si chiamano, per l'appunto, Via delle Terme e Vicolo delle Terme.»
«È incredibile come queste cose le sai benissimo tu, mentre sembra che i progettisti dell'ascensore ne fossero del tutto all'oscuro.»
Stefano sospirò, cercando di defilarsi dal fare troppi commenti.
«Caterina, dietro tutto questo c'è sempre la politica. Non sappiamo quali siano le motivazioni che hanno portato l'amministrazione comunale ad approvare questi lavori, ma di sicuro ci sarà stata una bella discussione in consiglio comunale. Molti degli assessori e il sindaco sono miei amici fin dai tempi dell'infanzia e ti assicuro che hanno fatto e stanno facendo un buon lavoro, anche se a volte non tutta la popolazione apprezza il loro operato. Non è detto comunque che tra gli amministratori ci sia qualcuno che, sapendo comunque cosa ci fosse là sotto, ha favorito l'appalto per favorire un sostenitore della sua fazione politica, che al momento opportuno gli porterà voti. Oppure ci può essere qualche gioco legato alle parentele.»
«Già, finita tangentopoli, adesso c'è parentopoli», sorrisi a denti stretti della mia battuta.
«Beh, così com'è, non è bello da vedersi come spettacolo, ma dovremmo capire come sarà recuperata l'area a lavori finiti. E comunque adesso il cantiere è sigillato e i lavori sospesi.»
Accettai le spiegazioni del mio compagno, anche se il mio istinto mi faceva pensare a possibili appalti truccati e tangenti. Ma, pensai, ero la solita esagerata.
Tra una chiacchiera e l'altra avevamo raggiunto Villa Brandi e Stefano aveva parcheggiato la sua auto a fianco di altre non meno lussuose, tra una Lancia Thesis nera e un'Alfa 169 blu notte.
Ammirai la parte esterna della villa alla luce di uno splendido tramonto, un'enorme costruzione su tre livelli, circondata da un parco, dipinta di fresco in rosso mattone. Lampioncini in stile antico, disposti in posizione strategica, erano già accesi nonostante ci fosse ancora la luce del giorno. Una sontuosa scalinata conduceva all'ingresso principale, che era situato al primo livello sopraelevato. Da un ampio ballatoio, attraverso un grande portone, si entrava in un atrio e quindi in un enorme salone, illuminato da un incredibile lampadario arricchito da migliaia di cristalli Swarovski. Al piano terra c'erano le cucine e gli eventuali alloggi per il personale, mentre al piano superiore erano state realizzate le camere da letto, per la famiglia e per gli eventuali ospiti. Prima di entrare, dal ballatoio situato avanti all'ingresso principale, gettai lo sguardo verso il cortile e notai che la recinzione della dimora, nello stesso stile e dal muretto dello stesso colore della villa, circondava completamente la proprietà, ma in un punto, sulla parte anteriore, presentava una strana rientranza, in corrispondenza della quale, all'esterno, era presente un grande pozzo.
«Perché quell'artefatto?» chiesi a Stefano. «Il pozzo non poteva essere ricompreso nel parco della villa?»
«Quello è il pozzo della discordia!» rispose Stefano, che ormai avevo capito fosse a conoscenza della storia e delle questioni sociali della sua città meglio di chiunque altro. «Questa villa, e il relativo parco, di cui faceva parte il pozzo, anni fa era in completo stato di abbandono. Proprietà dei Brandi da secoli, quando gli ultimi discendenti della famiglia si trasferirono a Roma, abbandonando l'abitazione, il Comune di Jesi l'acquisì ai beni comunali, con il progetto di restaurarla e farne un ostello. Parliamo dell'anno 1983, e ne è passato di tempo! Come al solito i fondi, resi disponibili, si persero in appalti fantasma, tangenti a politici locali, e via dicendo. In ogni caso il Comune ha sempre garantito la fruibilità al pubblico dell'acqua dell'antico pozzo, tanto che in un'ampia fetta di terreno, che sarebbe di pertinenza del parco della villa, alcuni cittadini hanno pensato bene di coltivare piccoli appezzamenti, considerati ormai per tradizione orti privati. Si dice che l'acqua del pozzo sia miracolosa, e non solo a fini irrigui. Sembra che, bevuta, abbia effetti diuretici, depurativi e antipiretici. Qualcuno afferma – ma non so sia verità o leggenda – che queste proprietà curative dell'acqua del pozzo siano dovute al fatto che in quel punto preciso, circa due millenni e mezzo fa, sia caduto un meteorite, che ha rilasciato nella falda acquifera sali minerali provenienti dallo spazio che fanno tuttora risentire i loro effetti benefici. Fatto sta che, nel 2003, il Comune mise di nuovo in vendita la proprietà, villa e 2.700 metri quadrati di parco, in quanto in venti anni l'amministrazione comunale non era riuscita a mettere in atto le opere di restauro e l'immobile era andato in ulteriore degrado. Questo fu acquistato dal nostro Roberto Gloriani, con la promessa che avrebbe riservato alcune stanze alla vecchia famiglia Brandi, la quale doveva essere ancora liquidata, e che pozzo e orti sarebbero rimasti all'esterno della recinzione della proprietà. Quando il Gloriani, forte della sua disponibilità economica, diede l'incarico all'impresa edile Spergolini di restaurare l'immobile e realizzare il progetto che vediamo avanti ai nostri occhi, l'intera area, a causa delle esigenze di sicurezza tipiche di un cantiere, dovette essere recintata. In quel frangente si sollevò una specie di sommossa popolare, nel timore che l'acqua del pozzo non potesse essere più utilizzata a scopo irriguo. Si arrivò addirittura a un attentato incendiario, e una notte, le impalcature che già avvolgevano la villa furono date alle fiamme, con il risultato di un notevole danno economico. Per fortuna i lavori erano iniziati da poco, ma ci volle un comunicato stampa ufficiale da parte del Sindaco e dell'Assessore all'urbanistica e all'ambiente per tranquillizzare l'opinione pubblica, aizzata dal consigliere comunale capogruppo di Rifondazione Comunista, al fine di assicurare che, al termine dei lavori, pozzo e appezzamenti di terreno ormai dedicati a orti sarebbero rimasti al di fuori della recinzione della proprietà. E questo è quanto.»
«Ho sentito dire anche che la villa sia stata abbandonata per decenni perché si pensava fosse infestata dai fantasmi, che era una delle mete preferite dove fare sedute spiritiche, che la famiglia Brandi se ne sia andata in via definitiva dopo un pauroso faccia a faccia con uno spirito malvagio. C'è anche la diceria che il pozzo sia comunicante, per mezzo di un condotto artificiale realizzato nell'antichità, con la cisterna romana di cui parlavi prima in auto. Che mi dici di tutto questo?»
«Oh, vedo che ti sei documentata! Mah, leggende, dicerie, favole. Nulla che abbia qualcosa di fondato su cui basarsi. Però, sul fatto che sia una villa di misteri, hai proprio ragione. E ora entriamo.»
In eleganti abiti da sera, Stefano e io eravamo una delle coppie più ammirate della serata. Stefano, nonostante le sue precedenti affermazioni si muoveva bene nell'ambiente, salutava chiunque gli si avvicinasse con strette di mano a volte calorose e cordiali, a volte ossequiose, a seconda del grado di conoscenza e di amicizia che aveva con l'interlocutore