40 Franceschi, Oltre il «Tumulto» cit., pp. 94-104.
41 Cessi, Le corporazioni dei mercanti di panni, cit., pp. 75-76.
42 L. Zdekauer, Il Constituto del Comune di Siena dell’anno 1262, Milano, 1897 (ed. anast. Siena, 1974), p. 330.
43 Passo citato in G. Piccinni, «“Nuovamente è inpreso el seminare del guado nel contado di Siena”. Documenti sulla produzione e lavorazione delle materie tintorie nel Quattrocento», in Oeconomica. Studi in onore di Luciano Palermo, a cura di A. Fara, D. Strangio, M. Vaquero Piñeiro, Viterbo, 2016, pp. 187-197, alle pp. 191-192.In questo accenno all’onore e alla reputazione ritorna la concezione, radicata in molte realtà del tempo, secondo cui una città doveva vivere di ciò che produceva, senza dipendere dalle importazioni.
44 Zanazzo, L’arte della lana in Vicenza cit., p. 95.
45 Vedi sopra per Firenze la nota 40, e per Verona Demo, «L’anima della città» cit., pp. 143-144.
46 Per qualche esempio, legato in genere a vicende belliche, si veda G. Pinto, Il lavoro, la povertà, l’assistenza. Ricerche sulla società medievale, Roma, Viella, 2008, pp. 63-64.
47 Così anche in età moderna. Cfr. ad esempio M. Abrate, «Imprenditori e tecnici stranieri nell’industria laniera piemontese agli inizi del XVIII secolo», in Produzione, commercio e consumo dei panni di lana (nei secoli XII-XVIII), a cura di M. Spallanzani, Istituto internazionale di storia economica «F. Datini», Prato, Firenze, 1976, pp. 115-125.
48 Il Costituto del Comune di Siena volgarizzato nel MCCCIX-MCCCX, ed. critica a cura di M. S. Elsheikh, Siena, 2002, tomo primo, p. 393.
49 Vedi sopra la nota 4, e Tortoli, «Per la storia della produzione laniera a Siena» cit., p. 236.
50 Rodolico, Il popolo minuto cit., p. 16; Ch. M. de La Roncière, «Pauvres et pauvretè à Florence au XIVe siècle», in Études sur l’histoire de la pauvreté (Moyen Âge–XVIe siècle), dir. par M. Mollat, Paris, 1974, pp. 661-745, a p. 687, nota 38.
51 Zanazzo, L’arte della lana in Vicenza cit., pp. 69, 299-300.
52 Ser Lapo Mazzei, Lettere di un notaro a un mercante del secolo XIV, a cura di C. Guasti, Firenze, 1880, vol. II, p. 259.
53 L. B. Alberti, I libri della famiglia, a cura di R. Romano e A. Tenenti, Torino, 1969, p. 249.
54 D. Balestracci, «Lavoro e povertà in Toscana alla fine del Medioevo», Studi storici, fasc. 3, 1982, pp. 565-582, a p. 580.
55 A. Fanfani, Storia del lavoro in Italia dalla fine del secolo XV agli inizi del XVIII, Milano, 1959, p. 363.
56 Cfr. Franceschi, «Mobilità sociale e manifatture urbane» cit., pp. 92-94.
57 Cfr. de La Roncière, Prix et salaires à Florence cit., pp. 423-453.
58 La bibliografia sull’emigrazione/immigrazione di maestranze della manifattura laniera è vastissima e risalente nel tempo: cfr. Pinto, Il lavoro, la povertà l’assistenza cit., pp. 61-69, con i relativi riferimenti alla letteratura.
59 Tortoli, «Per la storia della produzione laniera» cit., pp. 230-231.
60 Così ad esempio lo Statuto di Bergamo della prima metà del XIII secolo prescriveva che il podestà dovesse provvedere allo sviluppo dell’arte della lana facendo sì che accanto ai panni bergamaschi se ne producessero altri sul modello di quelli di Verona e di Lombardia (Mainoni, Economia e politica nella Lombardia medievale cit., p. 30).
61 Pinto, Il lavoro, la povertà, l’assistenza cit., p. 67; Francheschi, «Woollen luxury clorth», cit., pp. 194-195.
62 Si veda per Siena, Tortoli, «Per la storia della produzione lanierta», cit., p. 222; per alcuni centri lombardi, Mainoni, Economia e politica nella Lombardia medievale cit., pp. 37-38; per Padova, Collodo, «Signore e mercanti: storia di un’alleanza» cit., pp. 362, 386-393; per vari centri marchigiani (Ascoli, Camerino, Fabriano, San Severino), G. Pinto, «Le città umbro-marchigiane», in Le città del Mediterraneo all’apogeo dello sviluppo medievale. Aspetti economici e sociali, Pistoia, Centro italiano di studi di storia e d’arte, 2003, pp. 245-272, a p. 258.
63 Si trattava di una prassi diffusa, ricordata in molti degli studi menzionati sopra. Significative le parole con cui nel 1387 il Comune di Siena approvò il divieto di importare panni: molti Comuni italiani «si sforzano d’acrescere e bonificare la detta Arte della lana ne le loro città, però che tutte, cioè Bologna, Vinegia, Verona, Padova, Mantova e tutte l’altre terre di Lombardia ànno proveduto che niuno panno forestieri di veruno pregio possa entrare o mettarsi ne le dette cittadi» (passo citato in Tortoli, «Per la storia della produzione laniera» cit., p. 236). A Vicenza, al divieto di vendere panni forestieri sul mercato cittadino, si aggiunse l’obbligo per i cittadini di indossare solo vestiti confezionati con tessuti vicentini (Demo, L’«anima della città» cit., p. 79). Naturalmente sull’efficacia di tale normativa i dubbi sono tanti.
64 Si veda ad esempio per Firenze Franceschi, «Istituzioni e attività economica a Firenze» cit., pp. 82-83; per Verona e Vicenza Demo, L’«anima della città» cit., pp. 79-83.
65 Di ciò ci si lamenta a Siena: Tortoli, «Per la storia della produzione laniera» cit., p. 236.
66 Tra le eccezioni, troviamo lo Statuto quattrocentesco di Faenza