14. La statua di Stalin di fronte alla “Casa della cultura degli operai edili” nel 1952. Tutto intorno i cantieri per la costruzione di Stalinallee.
Poco dopo l’avvio del progetto del viale a lui dedicato, nel 1953 Stalin morì e passò presto dall’essere il leader indiscusso dell’Unione Sovietica a essere fortemente criticato dai suoi successori, che avviarono il cosiddetto processo di destalinizzazione. Il leader della DDR, Walter Ulbricht, si uniformò alla decisione di Mosca di dimenticare Stalin e voltare pagina: in una notte del 1961 fece asportare, distruggere e fondere la statua di Stalin e cambiare il nome alla strada. Stalinallee divenne Karl-Marx-Allee.
L’orecchio e i baffi conservati al Café Sibylle furono raccolti clandestinamente e nascosti da uno degli operai incaricati dello smantellamento. Al posto della statua furono costruite 3 fontane, che sono state restaurate e rimesse in funzione nel 2019.
15. La vista odierna del luogo in cui si trovava la statua di Stalin. Dopo il suo abbattimento furono costruite al suo posto tre fontane, che rimasero poi abbandonate e cintate da grate di metallo fino al restauro del 2019.
Proseguendo, su Strausberger Platz si affacciano due condomini (Haus des Kindes e Haus Berlin), ispirati al grattacielo a Weberwiese, che richiamano le due torri di Frankfurter Tor e segnalano la continuazione del percorso del visitatore proveniente da est verso il centro della nuova Berlino. Nelle intenzioni dell’architetto i due edifici, sviluppati in verticale con al centro una fascia quasi trasparente creata da moltissime finestre, avrebbero dovuto rappresentare il futuro luminoso della società e la serenità dei futuri abitanti degli appartamenti.
16. Strausberger Platz nel 1953, nel pieno dei lavori di costruzione di Stalinallee.
Questi due palazzi sono fra gli elementi più riconoscibili dell’iconica scena del film Good Bye, Lenin!, in cui la madre del protagonista esce di casa per la prima volta dopo la caduta del Muro e osserva la statua di Lenin trasportata da un elicottero sopra Karl-Marx-Allee. Se da Strausberger Platz si percorre Lichtenberger Strasse verso nord, si raggiunge infatti piazza delle Nazioni Unite (Platz der Vereinten Nationen), la ex piazza Lenin al centro della quale si trovava la famosa statua.
Il film si prende una serie di libertà creative rispetto agli eventi storici – la vera statua non aveva quella forma, era di granito e non di metallo, fu asportata nel 1991 e non nel 1989 e ridotta in pezzi molto più piccoli prima del trasporto – ma riesce a trasmettere alcuni dei sentimenti provati da una parte degli abitanti della zona, che insieme a storici e ad artisti protestarono contro l’asportazione. Dopo 24 anni di sepoltura sottoterra fuori città, la testa di Lenin si trova ora esposta nella mostra permanente “Svelata. Berlino e i suoi monumenti” (“Enthüllt. Berlin und seine Denkmäler”) alla Cittadella di Spandau.
17. La testa della statua di Lenin esposta nella Cittadella di Spandau.
Oltre Strausberger Platz, in direzione Alexanderplatz, si vedono le costruzioni più recenti e più vicine all’architettura che siamo abituati ad associare all’ex blocco sovietico: palazzoni squadrati, prefabbricati, quasi identici a quelli che troveremmo in una qualsiasi altra città di un qualsiasi altro Paese ex socialista, ma anche edifici simbolici arricchiti da particolari decorazioni. Questo fu il secondo lotto di costruzione del viale, realizzato fra il 1959 e il 1965.
Abbandonato il monumentalismo stalinista abbinato alle tradizioni costruttive nazionali – che aveva caratterizzato la seconda fase dell’architettura della DDR, dopo quella della ricostruzione dell’immediato dopoguerra – qui fu adottato per la prima volta in larga scala il cosiddetto modernismo socialista. Ispirato alle avanguardie sia dell’Est che dell’Ovest, rappresenta la terza fase dell’architettura della DDR, la più originale e fiorente, e sarebbe poi stato ampiamente utilizzato per una serie di edifici di rappresentanza sorti dalla metà degli anni Sessanta (v. Palazzo del Consiglio di Stato, Palazzo della Repubblica, Gästehaus di fronte al Castello di Schönhausen).
La scelta di questo stile ebbe diverse ragioni ideologiche e pratiche: staccandosi dal precedente voluto da Stalin, era in linea con la destalinizzazione avviata da Mosca dopo la sua morte, che impose un nuovo corso non solo alla politica ma anche all’architettura dei Paesi socialisti; si avvicinava a ciò che andava di moda e quindi avrebbe potuto ottenere maggiore riconoscimento in Occidente, mentre lo stile stalinista era stato ridicolizzato come stile da torta di matrimonio; comportava tempi di costruzione e costi inferiori, con l’uso esclusivo di grandi pezzi prefabbricati.
Non solo cambiò lo stile architettonico, ma anche l’utilizzazione del verde pubblico: rispetto al lotto precedente, fu eliminato dal centro del viale e dai marciapiedi per creare uno spazio più adatto alle parate, dove poter facilmente erigere dei palchi.
18. La facciata e la parete laterale del Cinema Internazionale in occasione della parata per il 39° anniversario della fondazione della DDR, il 7 ottobre 1988.
Il Cinema Internazionale (Kino International) è un’icona del modernismo socialista. È anche un edificio simbolo della DDR che dopo la caduta del Muro non ha cambiato né la sua funzione né il suo aspetto interno ed esterno: un caso eccezionale per Berlino, che rende questo cinema molto prezioso dal punto di vista storico. La facciata, con l’enorme vetrata che illumina il famoso “Panorama Bar” di fronte alle porte della sala e la scritta che la sovrasta, le pareti esterne interamente decorate a rilievo, l’elegante foyer e tutta la sala, tranne le poltrone, sono originali.
Dall’inaugurazione nel 1963 si proiettavano qui le prime dei film prodotti dalla DDR, ma anche di film stranieri, alla presenza delle massime autorità del regime. A esse erano riservati la fila 8, che affacciandosi sul corridoio offriva più spazio per le gambe ma anche una via di fuga più veloce in caso di attentati, una sala privata, oggi ribattezzata ironicamente Honecker Lounge, e il bunker antiatomico sotterraneo. Il cinema era anche il centro sociale e culturale della zona: ospitava una biblioteca, sale conferenze, spazi per attività sportive e un club musicale ed era circondato da hotel, bar, ristoranti e negozi.
I rilievi su lastre di cemento delle pareti esterne, nello stile del cosiddetto realismo socialista, sono un ottimo esempio della funzione politico-didattica dell’arte, molto presente negli edifici pubblici della DDR (soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta) e fondamentale qui, dove si dovevano rappresentare ideologia e lusso. Il tema è la vita quotidiana nella società socialista, caratterizzata da gioia di vivere e ottimismo anziché dallo sfruttamento imposto dal capitalismo.
Il Kino International, come punto di riferimento sia del paesaggio urbano che della vita sociale di Berlino Est, ebbe un ruolo anche al momento della caduta del Muro. Il 9 novembre 1989, proprio durante la conferenza stampa in cui fu annunciata la libertà di viaggio per i cittadini della DDR (v. Ministero della Giustizia), era in corso la prima proiezione di “Coming Out”, primo film della DDR che trattava esplicitamente il tema dell’omosessualità. Solo alla fine del film gli spettatori, increduli, iniziarono ad avere qualche notizia, da chi aveva una radio portatile, su ciò che stava per diventare realtà: la possibilità di “uscire” per tutti i cittadini della DDR.