Della scienza militare. Blanch Luigi. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Blanch Luigi
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Математика
Год издания: 0
isbn: 4064066069827
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il fare sussistere frazioni di truppa nel proprio paese ove tutto si ottiene agevolmente, e di procacciar vettovaglie a masse di truppa, e quel che piú monta, in ispazi non grandi e in paesi nemici o guasti e impoveriti mercé della guerra. Aggiungi che facil cosa ella è il curare e il guarire un picciol numero di malati nella tranquillitá della pace col soccorso del clima nativo, ed assai malagevole in quella vece si è il combattere le epidemie che mena seco la guerra, il piú luttuoso corteggio che ella aver possa, e che offendono al tempo stesso il fisico e il morale della soldatesca la quale vive ed agisce per forza d'abito. Oltre a ciò si consideri come le pene e le ricompense diventino presso che inutili con uomini la cui fantasia è alterata e dei quali però conviene eccitare o calmare le varie passioni; con uomini che in faccia alla morte, fra i piú acerbi dolori ed anche le mutilazioni e le privazioni d'ogni sorta che fan precoce la vecchiezza, acquistano siffatta energia di volere che rende inefficace l'azion delle leggi fatte pei tempi ordinari, laddove oltremodo severa ne dovrebbe essere in quel tempo l'applicazione. Può egli altresí istituirsi alcun paragone tra il modo sí facile di conservare il materiale e le armi nella pace, dove in gran copia sono i depositi, e la rovina sí subitanea che trae seco la guerra, cosí di uomini come di cose, e il piú delle volte in tai luoghi dove non v'ha alcun mezzo da racconciare o rifare quel che si guasta o consuma? Di che arte finissima, di che intelligenza, di che energia non han d'uopo gli uffiziali di artiglieria e quelli del genio a fin di eseguire opere di grande importanza, quantunque la storia sdegni di tramandarle alla posteritá? Riporre si debbono in questo novero la ricomposizione e il trasporto di un parco di assedio, la creazione di un trinceramento o di una piazza momentanea. In quanto agli ordini, molta è pure la differenza che corre tra i movimenti di poca truppa operati in piccioli spazi onde piegarsi e spiegarsi o mutare la fronte, in un terreno sicuro dove spessissimo ogni arma si esercita separatamente, senza combinazioni fortuite ovvero ostacoli naturali, e quel che piú vale, senza nemici a fronte; e le grandi operazioni della tattica le quali preparano e seguono quelle grandi tragedie chiamate «battaglie», a cui tiene la sorte degl'imperi e che dir si potrebbero i punti trigonometrici della storia la quale riempie i vuoti. Quivi le differenti arme delle quali un esercito si compone debbono combinarsi in tal modo che tutte concorrano a quello scopo che il capitano si prefigge, e sovente in luoghi non conosciuti e di natura sí varia che malagevole riesca l'applicazione di quegli esercizi medesimi fatti durante la pace. Quivi un nemico vigile e attivo le sue forze ti cela, ostacoli ti frappone a ogni passo, controccava i tuoi movimenti quando meno tel pensi. Niuna cosa è di poco momento in giornate siffatte, dove in breve ora si perde o si vince la fortuna d'un secolo. Un picciol variare di suolo può cagionare i piú gravi, i piú vasti risultamenti; e però le cognizioni geografiche, topografiche e geodetiche, le quali si fondano sopra i sublimi calcoli dell'astronomia, riescono indispensabili e costituiscono la superioritá dello Stato civile sul barbaro e la sicurezza di cui può godere una societá bene ordinata contro la forza brutale di orde nomadi. E difatto alla superioritá della scienza bellica siam debitori della conservazione della civiltá greca e romana e conseguentemente di tutto quanto di bello e gentile d'ogni maniera è sino a noi pervenuto. Temistocle a Salamina, Cimone a Platea e Mario a Vercelli la civiltá difendevano contro la barbarie. Altri esempi ha pure la storia di quanto affermiamo. Tutto quello insomma che l'uomo incivilito piú ama, il deve alla scienza della qual ragioniamo, difesa e conservazione.

      Ne sembra aver dimostrato in che modo e le arti e le scienze di che abbisogna la guerra sieno utili a questa ne' suoi elementi e ne giovino lo sviluppo.

      Ma una relazione piú alta si scorge nella parte trascendentale della scienza, vale a dire in quella dove si formano i piani di guerra, si stabilisce il sistema della difesa d'uno Stato o si pon mano alla militare costituzione di un popolo, che molti cospicui scrittori hanno denominata «filosofia della scienza bellica», o meglio «politica militare». Egli è d'uopo conoscere ed applicare ora questa ed ora quella di moltissime scienze. Basterebbe cennare un sistema di reclutazione ovvero di avanzamenti, un sistema di fabbricazione o di amministrazione, o finalmente un sistema di difesa a fine di combinare le fortificazioni colle forze che si hanno, perché si vedesse qual serie di cognizioni si leghi alla scienza bellica. Arrivata questa a un'altezza siffatta, strettissima è la sua relazione colla storia, col dritto pubblico, colla diplomatica e però colle forme che una tale scienza richiede, dovendo l'uomo di guerra assai di frequente fare trattati o capitolazioni o tregue o conchiudere paci. Per la qual cosa gli è d'uopo ancora aver cognizione delle varie parti del dritto applicato alla politica esterna. La guerra ha per se stessa pochi principi ed una assai breve legislazione. Nell'applicare quei principi, nell'usare di questa legislazione, consiste l'ingegno e il valore di chi comanda. Conviene studiare attentamente la storia la quale, come di sopra notammo, componesi di urti di uomini, d'interessi e d'idee. In effetto non v'ha un interesse, non una credenza, non un sentimento, il quale non siasi ingrandito e messo non abbia forti radici mercé della conquista o della resistenza che alla conquista opponevasi. Nella missione divina di Mosè vediamo la provvidenza medesima far della guerra uno strumento di religioso propagamento, e la denominazione di «Dio degli eserciti» data all'Eterno si è trasmessa da quella rimota epoca fino a' dí nostri.

      La quarta ed ultima quistione cui ne rimane a rispondere, vale a dire se la scienza militare influisca sullo sviluppo dell'intelligenza e della volontá, potrá a molti sembrar risoluta mercé delle antecedenti, e però inutile il riparlarne. Pure abbiam voluto separatamente toccarla a fine di combattere una opinione comunemente invalsa, cioè che il mestier delle armi abbrutisca l'uomo e renda inerte la sua intelligenza e sregolata e feroce la sua natura. A prima vista, non lo neghiamo, sembra fondata una tale opinione; ma esaminandola un po' piú addentro, scorgiamo esser ella non giusta. Perocché il mestiere dell'armi interamente dipende dalla societá nella quale si esercita, e ogni volta che in questa è ignoranza e barbarie, ignoranza e barbarie è ancor nella soldatesca, sebbene il piú delle volte si scorga piú intelligenza, piú civiltá ed anche piú umanitá in un esercito appartenente a nazione involta nella barbarie ma militante in paese straniero, che nel restante della nazione rimasta in patria. Della qual cosa potremmo recare esempi moltissimi; il che non facciamo perché portiamo opinione non essere alcuno dei nostri lettori che per se medesimo non li vegga.

      Ma proseguiamo. Non può negarsi che niuna cosa piú facilmente promove e sviluppa l'intelligenza quanto il numero e la forza delle impressioni che la mente riceve. Niente meglio rafferma la volontá quanto gli ostacoli i quali si attraversano al conseguimento dei desidèri o alla esecuzione dei doveri. Ora è certissimo che la guerra fatta in un campo un po' vasto cosí nello spazio come nel tempo, possiede le condizioni tutte che abbiamo notate, promovendo lo sviluppo ed insieme l'esercizio dell'intelligenza e raffermando la volontá.

      In effetto la storia degli uomini grandi (ne fa Plutarco ampia fede) piú che d'ogni altro è abbondevole d'uomini di guerra, e negli Stati dove le istituzioni e le tradizioni rendevano il mestiere dell'armi un dovere dal quale nessun cittadino poteva esentarsi, copia maggiore di uomini grandi sorgeva, ma grandi piú che nell'altre cose nella milizia. E questo può dirsi riguardo ai popoli un po' inciviliti. In quanto ai popoli barbari non v'ha illustrazione possibile fuorché nella guerra, e dove le classi son molte e distinte fra loro, torna piú facile il fare di un buon capitano un ambasciatore, un amministratore, un tribuno, un uomo di Stato, che di un di costoro un buon capitano. Non mancano esempi di questa versatilitá d'ingegno la quale s'incontra nei militari.

      Lo sviluppo della volontá è conseguenza dello stato violento che seco mena la guerra, di sua natura esaltatrice delle passioni al sommo grado. In prova di questo ricorderemo che soggetto delle opere letterarie piú scelte, dei piú famosi poemi, è la guerra, niente meglio valendo a dipingere la forza sublime, l'alta energia dell'umano volere. Basta citare Omero, Virgilio, il Tasso e il Camoens onde chiarire che nella guerra piú che in tutt'altro suole mostrarsi l'umanitá nel suo piú compiuto sviluppo, e però agevolmente si può ingrandire nel metterla in scena senza uscire del tutto dal mondo reale. Alle autoritá che recammo in esempio aggiugneremo altri argomenti desunti dalle cose predette, cioè:

      1. La varietá delle impressioni, il rapido passaggio dalle une alle altre, la quantitá degli oggetti che si offrono all'occhio secondo i paesi che si attraversano e i climi e le opinioni che variano di continuo, creano, e non v'ha dubbio, nuovi pensieri e in gran numero.

      2. Nelle menti regolarmente formate questi pensieri debbon fruttare di molto,