Amleto, una delle tragedie più conosciute di William Shakespeare ma adattata a un piccolo villaggio creato sul palcoscenico, invece di riflettere la nobiltà della Danimarca e dei suoi personaggi originali.
La trama non era molto lontana dai drammi attuali, anche se i ballerini mantenevano gli abiti medievali e usavano anche il linguaggio duro e poco diretto dell’opera originale.
Inoltre, siccome erano pochi gli attori-ballerini, rappresentavano vari personaggi, distinguendo un perionaggio e l’altro con i vestiti che usavano. Così, perchè fosse evidente il cambiamento, i due attori maschi facevano ruoli femminili, oltre che maschili.
In appena mezz’ora era finito, ed io ero perprlesso. Non che ricordassi tutta la trama, ma sapevo che aveva tre o quattro atti, ognuno abbastanza lungo, ma quello fu come un ‘Amleto espresso’.
Quando i tre ballerini rimasero in piedi in mezzo al palco con le braccia alzate dopo aver fatto un inchino piegandosi fino alle ginocchia, e si misero a guardarmi, non potei fare altro che applaudire.
–Come le è sembrato?― chiese l’attore-ballerino che aveva fatto il bigliettaio.
–Bello― dissi, cercando di riprendermi dalla sorpresa.
–Davvero le è piacuto?― chiese l’attrice, nervosa.
–Bene, in sostanza è corretto, ma mi è mancata la cosa più importante― dissi, poichè non volevo scoraggiarli.
–La più importante?― chiese il terzo.
–Sì, tutta l’introspezione dei personaggi, in particolare del principe Amleto. Mi è mancato un po’ di monologo.
–Lo sapevo!― disse il primo attore.
–Tranquillo!― disse il terzo.
–Come crede che potremmo migliorarlo?― chiese la donna.
–Non lo so, non è che sono un intenditore, nient’affatto.
–Questo è quello che desideriamo, da qui l’invito ―spiegò la donna.
–Non capisco!― dissi, confuso per quell’affermazione.
–Abbiamo abbandonato un invito al parco in modo che chiunque volesse potesse assistere in forma anonima alla nostra ‘prima’ per conoscere di prima mano l’impressione che fa la nostra opera sullo spettatore ―affermò il primo attore.
–Beh, forse non sono la persona imparziale che cercavate, sfaccio lo psichiatra e tendo ad analizzare alla luce della mia professione tutto quello che vedo e sento, è deformazione professionale!― dichiarai con una certa rassegnazione.
–Allora! Le è piaciuto?― insistette la donna che indossava una calzamaglia e un tutù neri.
–Sí, credo che sia interessante l’impostazione che gli avete dato, ma è diventato troppo breve, e mancano alcune scene importanti dell’opera.
–Di questo si tratta― affermò in tono ribelle il terzo attore. ―Se vuole vedere un’opera classica ha sbagliato sala, amiamo rischiare, siamo innovatori, e non vogliamo ripetere le stesse cose degli altri.
– A prescindere da questo, direi che un po’ più d’introspezione sarebbe un’ottima cosa perchè il pubblico rifletta sulla natura umana, così come voleva Shakespeare ― ho risposto.
–Riflessioni?, non è questo che cerchiamo, vogliamo emozionare, fare colpo, lasciare senza fiato…vogliamo che quando esce ricordi quello che ha vissuto come un’ esperienza unica. Niente riflessioni!― insistette il terzo attore in tono infastidito.
–Bene, dico solo quello che penso, credo che questo è un classico, e dobbiate rispettare l’opera originale.
–La ringraziamo per il suo tempo― disse la donna mentre scendeva i tre gradini del palcoscenico.
–A proposito, questo è vostro?― dissi, mostrando la scatola che mi aveva portato a quell’esperienza imprevista.
–Sí, è nostra― affermò la donna. ―Anche se speravamo che venisse accompagnato.
–Accompagnato?― chiesi, sorpreso.
–Sì, ma immagino che non abbia avuto nessuno con cui venire― affermò il terzo ballerino in tono molto sarcastico scendendo dal palco.
–La verità è che, se avessi saputo dove sarei capitato, potevo portare anche qualcun altro, ma fate come se non avessi detto niente.
–Come niente?― chiese il primo attore, quello che aveva fatto il bigliettaio ―C’era il luogo, l’ora e anche una descrizione dell’opera.
–Sí, certo, ma non mi immaginavo un luogo come questo, sul giornale avevo visto che annunciavano una compagnia di balletto che debuttava oggi, e pensavo che foste voi.
–Magari!― disse la donna. ―Noi non siamo neppure una compagnia, siamo solo degli amici che tentano di offrire un po’ d’arte al popolo, ma è vero, ci piace che sia di qualità, e che provochi emozioni nello spettatore.
–Ha sentito bene?, emozione!, non dialogo― affermò il terzo ballerino, mentre si sedeva accanto a me.
–Bene, allora congratulazioni, e continuate così― dissi cercando di finirla con quella situazione così strana,perchè era la prima volta che assistevo a una di quelle opere alternative o come si chiamavano.
Non andavo spesso a teatro, ma quando ci andavo mi accertavo sempre che fossero opere di compagnie internazionali.
–Un momento!― disse la giovane tirandomi per la manica della giacca. ―E questo cos’è?
–Cosa?― chiesi, meravigliato.
–Questo anello e il biglietto?, che significa tutto questo?― disse stupita mentre lo toglievo dalla scatola.
–Non ne ho idea, era nella scatola― risposi, senza conoscere il motivo del suo stupore.
–Noi abbiamo lasciato la scatola nel parco perchè la persona che volesse potesse venire e così potessimo conoscere la sua opinione, ma quello non ce l’abbiamo messo noi― affermò il primo attore.
–Eppure le assicuro che quando ho ricevuto la scatola era gà lì dentro― insistetti.
–Tenga!― disse la ragazza, porgendomi entrambi gli oggetti.
–E cosa vuole che ne faccia?― chiesi, contrariato per aver scoperto che non erano loro.
–Non so, ma non sono nostri, molte grazie per la sua visita, e per la sua opinione sul nostro spettacolo― disse la donna mmentre mi indicava il palcoscenico con la mano.
–La accompagno all’uscita― disse il terzo ballerino, mentre mi precedeva.
Mi accompagnò all’uscita attraversando il piccolo passaggio e dopo aver varcato la porta d’uscita, l’unica cosa che quell’uomo mi disse fu:
–Più dialogo?, che ne sa lei del balletto?
Detto questo chiuse la porta e rimasi per qualche secondo a guardarla prima di girarmi e guardarmi attorno.
Quasi tutta la strada era buia, tranne alcuni negozi di bevande o di scommesse, quelli che non chiudevano neppure alla notte.
Guardai da entrambi i lati e non vidi neppure una macchina. Consultai l’orologio e vidi che era passata più di un’ora da quando ero uscito dallo studio.
“E a quest’ora dove lo trovo un taxi?”, pensai mentre cominciavo a camminare lungo la strada, nell’attesa che ne passasse uno.
Poichè iniziavo ad avere freddo, mi strinsi nella giacca e misi le mani nelle tasche quando mi accorsi che avevo ancora l’anello nella giacca. Lo tirai fuori e vidi con difficoltà che aveva un’incisione, che prima non avevo notato, ma con quella poca luce non riuscivo a vedere bene.
Lo rimisi in tasca e toccai