Maureen fece una domanda in francese “Cosa speri di ottenere lavorando come ragazza alla pari?”
La ragazza fu contenta di essere in grado di rispondere in modo fluente “Imparare qualcosa di più sulla vita in un altro Paese, e migliorare le mie abilità linguistiche".
Sperava che la sua risposta colpisse Maureen, ma l’espressione della donna rimase austera mentre terminò di scrutare i documenti.
“Vivi ancora coi tuoi, Cassie?”
Di nuovo a parlare della vita famigliare… che Maureen sospettasse che lei le stesse nascondendo qualcosa? Doveva stare attenta a come avrebbe risposto. Il fatto che se ne fosse andata di casa a sedici anni avrebbe destato sospetti ai fini del colloquio. Perché così giovane? C'erano problemi a casa? Avrebbe dovuto raccontare una storia migliore della realtà, che facesse pensare ad una vita famigliare normale e felice.
"Vivo da sola da quando avevo vent’anni”, disse, sentendo il volto arrossire per la vergogna.
“Lavorando part time. Vedo che hai indicato come referente Primi. Si tratta di un ristorante?”
“Sì, ho fatto la cameriera lì negli ultimi due anni". Il che, per fortuna, era vero. Prima di quello, Cassie aveva avuto molti altri lavori, e aveva anche trascorso un periodo in una bettola, poiché faceva fatica a permettersi il suo alloggio condiviso e la sua scuola a distanza. Primi, il suo lavoro più recente, era stato il migliore. Gli impiegati del ristorante erano come la famiglia che non aveva mai avuto. Ma non c'era futuro lì: lo stipendio era basso e le mance non erano meglio. Gli affari in quella parte della città non andavano bene. Cassie aveva deciso di trasferirsi già da tempo, ma stava aspettando il momento opportuno. Quella decisione però era diventata urgente, da quando la sua situazione era peggiorata.
“Esperienza coi bambini?” Maureen osservò Cassie da sopra gli occhiali, e lei sentì lo stomaco contorcersi.
“Ho fatto assistenza in un asilo nido per tre mesi, prima di iniziare a lavorare da Primi. Le referenze sono nel fascicolo. Mi hanno fatto fare un training di base su sicurezza e primo soccorso, e hanno controllato il mio passato e la mia fedina penale”, farfugliò la ragazza, sperando che la sua esperienza fosse sufficiente. Quella posizione era stata solo temporanea, per coprire un congedo per maternità. Cassie non avrebbe mai pensato che potesse essere il trampolino di lancio per un'opportunità successiva.
“Ho anche gestito feste per bambini al ristorante. Sono una persona molto socievole. Cioè, vado d'accordo con gli altri, e sono paziente...”
Le labbra di Maureen si strinsero. “È un peccato che la tua esperienza non sia più recente. Inoltre non hai alcuna certificazione in assistenza all'infanzia. La maggior parte delle famiglie richiede un certificato, o per lo meno, maggiore esperienza. Sarà difficile trovarti un posto con così poco da offrire”.
Cassie fissò disperatamente la donna. Doveva ottenere un lavoro a tutti i costi. Le possibilità erano due. Andarsene… o rimanere intrappolata in un ciclo di violenze da cui pensava di essere fuggita quando se n'era andata di casa.
I lividi sul braccio erano comparsi dopo qualche giorno, ben definiti. Era possibile persino vedere i segni delle nocche del suo fidanzato, nel punto in cui l’aveva colpita. Zane, che al secondo appuntamento le aveva promesso di amarla e proteggerla ad ogni costo.
Quando i segni iniziarono a farsi evidenti, a Cassie era tornato in mente di aver avuto lividi quasi identici dieci anni prima, nello stesso punto, e le erano venuti i brividi lungo la schiena. All’inizio era stato il braccio. Poi il collo, ed infine la faccia. Anche quella volta, i segni erano stati causati da colui che doveva proteggerla — suo padre.
L’uomo aveva iniziato a colpirla quando Cassie aveva solo dodici anni, dopo che sua sorella Jacqui era scappata. Prima di quel momento, era lei a sopportare il peso della rabbia dell’uomo. La sua presenza aveva protetto Cassie dal peggio.
I lividi che le aveva fatto Zane erano ancora visibili; sarebbero rimasti lì ancora per un po’. La ragazza aveva indossato una maglia a maniche lunghe per coprirli durante il colloquio, e faceva più caldo del normale in quell'ufficio soffocante.
“Potrebbe consigliarmi un altro posto?” chiese a Maureen. “So che questa è la migliore agenzia locale, ma potrebbe suggerirmi un sito online dove fare domanda?”
“Non posso suggerirti alcun sito web”, rispose Maureen con fermezza. “Ci sono stati troppi candidati che hanno avuto delle brutte esperienze. Alcuni sono finiti in situazioni in cui non venivano rispettate le loro ore di lavoro, o dove ci si aspettava che facessero anche le pulizie oltre ad accudire i bambini. E non è corretto per chiunque sia coinvolto. Ho anche sentito di ragazze alla pari che subivano abusi di tipo differente. Perciò, no, mi spiace”.
“La prego — non vi è nessuno nei vostri database che potrebbe prendermi in considerazione? Lavoro duro e imparo in fretta, mi so adattare senza problemi. La prego, mi dia una possibilità”.
Maureen rimase in silenzio per un attimo, poi picchiettò sulla tastiera, imbronciata.
“La tua famiglia — cosa pensano della tua idea di viaggiare per un anno? Hai un fidanzato, una persona che lasceresti qui?”
“Mi sono lasciata da poco col mio ragazzo. E sono sempre stata molto indipendente, la mia famiglia lo sa”.
Zane si era messo a piangere e si era scusato dopo averla colpita, ma lei non aveva ceduto, ripensando al monito di sua sorella, che le aveva dato molto tempo addietro e che si era rivelato vero sin da allora “Nessun uomo colpisce una donna una volta sola”.
Cassie aveva fatto i bagagli e si era trasferita da un amico. Per evitare Zane, aveva bloccato le sue chiamate e cambiato i turni al lavoro. Sperava che il ragazzo accettasse la sua decisione e la lasciasse in pace, anche se in fondo sapeva che non sarebbe stato così. Sarebbe stato molto meglio se fosse stato lui a decidere di lasciarla e non il contrario. Il suo ego non era in grado di accettare un rifiuto.
Infatti Zane era già stato al ristorante a cercarla. Il direttore gli aveva detto che Cassie si era presa due settimane di vacanza per andare in Florida. Questo le aveva fatto guadagnare tempo, ma sapeva che lui avrebbe contato i giorni. Ancora una settimana, e a quel punto avrebbe iniziato di nuovo a darle la caccia.
Cassie aveva la sensazione che gli Stati Uniti fossero un territorio troppo piccolo per riuscire a sfuggirgli. Voleva che ci fosse un oceano — uno grande — tra di loro. Perché la sua paura peggiore era quella di rivelarsi debole, perdonarlo, e dargli un'altra possibilità.
Maureen finì di controllare i suoi documenti e proseguì, ponendo alcune domande standard che Cassie ritenne molto più semplici. Le chiese dei suoi hobby, dei farmaci che assumeva, delle sue intolleranze ed allergie.
“Non ho particolari esigenze alimentari o allergie. E nessun problema di salute”.
Cassie sperava che i farmaci per l'ansia che assumeva non contassero tra quelli per malattie croniche. Decise che sarebbe stato meglio non farne parola, perché era certa che sarebbero stati un grosso campanello d'allarme.
Maureen scrisse un appunto sul documento.
Poi le chiese “Cosa faresti se i bambini che ti vengono affidati fossero insolenti o disobbedienti? Come gestiresti la situazione?”
Cassie fece un respiro profondo.
“Beh, non credo vi sia una risposta che possa andare bene per ogni occasione. Un bimbo che nel disubbidire corre verso una strada pericolosa, richiederebbe un approccio diverso da uno che non vuole mangiare le verdure. Nel primo caso si tratterebbe di preservarne l'incolumità e di togliere il bimbo dal pericolo il più velocemente possibile. Nel secondo cercherei di ragionare con lui e negoziare — perché non ti piacciono? È per il loro aspetto o per il sapore? Ti va di provare ad assaggiarle? Dopo tutto, ognuno di noi passa attraverso diverse fasi in relazione al cibo, che di solito passano, crescendo”.