La Trasformazione: Sull'Eterno Corpo Glorioso Spirituale E Sul Nulla Eterno Infernale. Guido Pagliarino. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Guido Pagliarino
Издательство: Tektime S.r.l.s.
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Жанр произведения: Философия
Год издания: 0
isbn: 9788873046370
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mondo grazie al web, che la Chiesa avrebbe indetto un concilio ecumenico per discutere se le donne avessero o no l’anima (nel senso di pneuma). Mai ci fu un concilio della Chiesa relativamente all’animo delle donne, e grazie a internet si possono verificare rapidamente e rigorosamente sul sito del Vaticano, l’elenco e gli oggetti dei concili ecumenici (si può vedere tale elenco anche, più succintamente, al termine di questo saggio nell’Appendice 1). È ben noto che le donne venivano battezzate fin dall’inizio del Cristianesimo proprio per la salvezza della loro anima e che alcune di esse erano venerate come martiri cristiane già nei primi secoli della Chiesa; e, prima di tutto, la Madonna era considerata beata almeno dall’anno 80 del I secolo, in cui era stato scritto, al più tardi, il vangelo di Luca, nel quale si riporta un inno cristiano coevo, che sarà poi noto come il Magnificat, in cui, sulle labbra stesse della Madonna, è posta l’affermazione gioiosa “tutte le generazioni mi chiameranno beata”: si sarebbe forse considerata beata una persona destinata all’annichilimento?6

      Per gli gnostici conta la conoscenza mentre per i cristiani è essenziale – o dovrebbe esserlo – l’amore.

      A parte gli aristotelici, per cui l’anima è mortale col suo corpo, e a parte gli epicurei, che sono materialisti ed escludono ogni principio spirituale, per i pensatori greci antichi – e, come s’è appena ricordato, per gli gnostici – l’essere umano ha non solo corpo e anima ma pure pneuma personale e quest’ultimo è la sola componente umana assolutamente vitale, per essi l’uomo sopravvive esclusivamente in essenza, cioè il suo corpo con la sua psiche-anima non risorge e solo lo spirito si salva. Quando i colti greci e latini sostenitori della sopravvivenza del solo spirito si convertono al Cristianesimo ammettono, dato che lo dice il Testamento, che alla fine dei tempi risorgerà anche il corpo e non solo l’anima ch’essi intendono in senso non solo psichico ma spirituale. Poiché i credenti gentili acquistano l’assoluta supremazia su quelli ebrei dalla seconda metà del II secolo, il Giudeo-Cristianesimo si muta in Cristianesimo ellenizzato, o per meglio dire platonizzato. A questo punto si pensa nella Chiesa che l’uomo non è solo un corpo animale raziocinante che, grazie a Cristo che lo giustifica, risorge trasformato gloriosamente in spirituale, ma che già sulla terra la persona ha il suo spirito individuale oltre al corpo: da allora per l’antropologia cristiana l’essere umano ha corpo personale, ha individuale anima-spirito e non più semplice anima-psiche e, inoltre, ha in sé il vivificante pneuma divino indiviso e presente in tutti gli uomini. Le conseguenze non sono da poco.

      Da un lato la nuova concezione favorisce la conversione al Cristianesimo dei colti greco-romani i quali giungono a intendere il pensiero cristiano come il compimento della filosofia greca; alcuni di loro, addirittura, divengono apologisti cristiani e altri, più tardi, padri della Chiesa; d’altro lato, una volta che il pensiero cristiano si è generalmente platonizzato, cambia il concetto di perdizione del peccatore impenitente: prima, la persona dannata era vista come colui o colei che, meramente, muore per sempre perché non si trasforma in persona spirituale e perciò non è assumibile allo Spirito di Dio, ossia l’eternità infernale era il non vivere mai più, era il fallimento totale della propria esistenza; dopo la platonizzazione, l’inferno diventa atrocemente vissuto, infatti se l’anima umana è spirituale in sé fin dal concepimento della persona, essa è, logicamente, anche immortale e, allora, l’inferno in cui il dannato precipita dev’essere sempiternamente da lui vissuto; quanto al corpo, ormai si pensa che Dio lo farà risorgere alla fine del mondo affinché soffra pur esso per sempre assieme all’anima.

      Solo nel XX secolo, finalmente, durante e dopo il concilio ecumenico Vaticano II, nascono dibattiti sullo scandaloso inferno vissuto. Il Cristianesimo delle origini, restato nella semioscurità per tanto tempo, inizia di nuovo a mostrasi, dopo che teologi si sono accorti che certe lagnanze e miscredenze forse si sederebbero se si tornasse al pensiero della Chiesa dei primi due secoli.

      Vediamo meglio cosa vuol significare san Paolo, nelle sue Lettere neotestamentarie, laddove, nella loro versione italiana, leggiamo corpo, anima, spirito.

      L’apostolo delle genti usa i termini greci sarx e soma per indicare il corpo. Col primo vocabolo, traducibile anche come carne umana, intende l’intera persona quando non è in grazia di Dio e, essendo peccatrice mortale, è rivolta alla morte invece che alla Vita in Dio, a meno ch’ella si converta. Con soma san Paolo dice dell’essere umano quando la sua fede, la pistis, nel battesimo ha incontrato la Charis, la Grazia, e dunque l’uomo, ripieno del Pneuma divino, ha la strada aperta per l’assunzione alla Vita: in senso stretto, solo Gesù risorge, perché egli è divino oltre che umano, i salvati sono assunti a Dio grazie a Cristo.

      Tanto che la persona sia in grazia quanto che non lo sia, san Paolo considera psichico il corpo umano, in quanto è un corpo che ragiona e ha libertà di scelta: ognuno è una persona completa in corpo e anima-psiche; leggendo corpo dobbiamo comprendere anche la relativa psiche, cioè dobbiamo intendere che si tratta della persona completa: parlare di risurrezione del corpo è come parlare di risurrezione della persona.

      Quando nelle versioni in italiano delle lettere paoline troviamo anima o spirito, dobbiamo far attenzione al contesto7 . Nell’originale certe volte, anche a proposito dell’essere umano, san Paolo usa pneyma, ma per indicare la situazione dell’essere umano sulla terra in Grazia, non additando cioè una sua anima personale spirituale, ma significando che lo Spirito, che è come dire l’Amore assoluto e l’assistenza spirituale del Paraclito (Avvocato, Protettore) cioè del medesimo Spirito santo, agiscono in lui. Altre volte san Paolo usa la parola psyché: come s’è detto, egli non si riferisce a un’essenza eterea ma alla concreta individuale ragione-psiche che ogni essere umano (malati psichici integrali a parte ovviamente) possiede e che è concepita dal corpo, che Dio ha creato capace, a differenza del corpo animale, di ragionare sofisticatamente ad alto livello e di sentirsi individuo elevato sulle altre specie e ulteriormente elevabile credendo in Dio e nella propria assunzione a lui nell’eterno.

      C’è un che di diverso tra corpo glorioso e corpo su questa terra; san Paolo scrive nella 1 Corinzi: “Ma qualcuno dirà: “Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno? Stolto! Ciò che tu semini non prende vita se prima non muore; e quello che tu semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco […]. Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale (1 Cor 15, 35-44.). ” Tra vita terrestre e vita in Dio degli assunti c’è somiglianza, si tratta sempre di individui, non ci si confonde cioè nell’Essere perdendo la propria individualità come, invece, per certe filosofie religiose orientali. Risuscita, con l’individuale psiche-anima, trasformato in spirituale il soma del giusto: il corpo risorto dell’essere umano giustificato da Cristo e perciò assunto a Dio è un corpo glorioso pneumatico, ineffabile, spirituale, eternamente vivo per e nel Pneuma divino; in altri termini, un corpo glorioso pneumatico è una persona ineffabile, spirituale, eternamente viva per e nel Pneuma divino.

      Non risorge una greca anima-essenza secondo il platonismo, anche se questa è l’idea vincente nella Chiesa tra la fine del II secolo e il XX; e ancor oggi tuttavia, nonostante molte discussioni teologiche e saggi pubblicati al riguardo, posteriori al concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965), forse nel timore di scandalizzare fedeli, figura nel Catechismo della Chiesa cattolica l’affermazione che anzitutto è l’anima spirituale del beato che va a Dio e ch’ella si congiunge al corpo alla fine dei tempi.

      Dobbiamo