–Ottimamente;—brontolò il vecchio pittore.—E voi altri?—
La domanda era rivolta a Cristoforo Granacci e a Lippo del Calzaiolo. Ambedue furono pronti a rispondere:
–Con lui, maestro; alla medesima ora.
–E andate,—tuonò il maestro, dando un'alzata di spalle,—andate con lui, e col malanno che il ciel vi dia.—
Fu questo il commiato di mastro Jacopo di Casentino ai suoi degni scolari, Angiolino Lorenzetti, detto il Chiacchiera, Lippo del Calzaiolo e Cristofano Granacci.
Mastro Jacopo era in collera per la mancanza di rispetto di cui gli avevano dato prova quei tre sciagurati; non già per la loro andata, che lo liberava da tre fannulloni, veri impicci, non aiuti in bottega. Perciò, vi sarà lecito di argomentare che egli dovesse consolarsi ben presto. Era già più tranquillo nell'entrare in Duomo, dove lo aspettava il suo pezzo d'intonaco, preparato di fresco. Ma egli non volle andare al suo trespolo, senza aver veduto Spinello, che lavorava già da due ore, intorno al suo Miracolo di san Donato. Bell'opera, in verità; ci si vedeva un'aggiustatezza di parti, una vigoria di colore, una sicurezza di fare, che teneva del maraviglioso.
–Che bricconi!—pensò mastro Jacopo, giunto sulla impalcatura del ponte.—Ecco qua un bravo giovane, che è nato pittore com'io son nato maschio. Si può egli far meglio di così? E gl'invidiosi a perfidiare!… Andranno a raccontare a Siena e a Firenze, al diavolo che li porti, che io gli ho dato il disegno; anzi peggio, che io gli ho fatto da capo a fondo il lavoro! E ci sarà della gente che lo crederà! Che cosa non crede, la gente? C'è anzi da maravigliare che i bugiardi non siano più ricchi d'invenzioni, con tanta facilità che c'è nel mondo di credere ogni cosa peggiore.—
Spinello udì il brontolio e si volse a guardare.
–Oh, maestro, siete voi? Che cosa dicevate?
–Nulla, nulla; borbottavo da me;—rispose mastro Jacopo.—Sai pure, è il vizio dei vecchi!
–Credevo che trovaste a ridire nel mio pasticcio, e ne ero già tutto contento.
–Contento! O perchè, se è lecito!
–Perchè voi non mi riprendete mai, mentre io sarei tanto felice di avere i vostri consigli, le vostre ammonizioni.
–Consigli! Ammonizioni! Tu non hai mestieri nè di quelli, nè di queste.
–Voi siete troppo buono, con me. Ma io, vedete, non son mica molto contento de' fatti miei;—disse modestamente Spinello.—Ho una gran paura che mi riesca un imbratto. Quando ho incominciato a mettere i colori, mi pareva d'aver fatto una bella cosa; ma ora… ora mi sembra una miseria. Quest'azione così povera!…
–O che volevi fare? La battaglia di Montaperti?—esclamò mastro Jacopo, ridendo.—È un miracolo della fede, quello che tu dipingi. San Donato ha un atteggiamento mosso, ma non da spiritato, che non ce ne sarebbe bisogno. Egli non ha fede in sè stesso, ma nell'aiuto di Dio, e questo lo rassicura, lo fa stare tranquillo. Il popolo, nel fondo del quadro, cede al sentimento della paura, ed è naturale, poichè esso non ha la fede così profonda come il Santo. Ma qui appunto è la bellezza del contrasto. Non è forse il contrasto che tu hai voluto, nell'ideare il tuo quadro?
–Sì, questo ho voluto, proprio questo;—rispose candidamente Spinello.—Ma forse…il contrasto m'è venuto troppo forte, e ne deriverà un po' di confusione nelle linee.
–Di che ti tormenti? Va bene così. La figura del Santo è nel primo piano; la moltitudine è nel terzo, con una intonazione di colore meno gagliarda. Ciò che cresce in movimento di linee si scema in effetto di tinte. Non pensavi a questo, mettendoti a dipingere?
–Sì, ci ho pensato; pareva anche a me che dovesse farsi così, per ottener la fusione delle parti.
–O allora?—gridò mastro Jacopo, appoggiando la frase con una delle sue solite spallate. —Va pur là, ragazzo mio! Hai fatto bene, ti dico, e crepino gli invidiosi.
–Invidiosi! perchè mi dite voi ciò? Posso io avere degli invidiosi!
–Se ne hai! Oh, se ne hai! Tre, per esempio, che schiattano di rabbia, e se ne vanno dalla nostra bottega oggi stesso.—
Spinello, turbato dall'annunzio inatteso, lasciò di lavorare, per volgersi tutto sul trèspolo, e chiedere con la muta eloquenza del gesto i particolari di quella novità.
–Sicuro,—proseguì mastro Jacopo.—Ai tre manigoldi gli dava noia che tu dipingessi a fresco nel Duomo. In che modo l'abbiano risaputo, lo ignoro. Ma già, a tenerle nascoste, certe notizie! Insomma, ti accusano di non esser buono a nulla, di esserti fatto fare il bozzetto, i cartoni e tutto l'altro da me….Da me, capisci? da me, che non ho avuto neanche da darti un consiglio. Bricconi! Ma gliel'ho detto, io, il fatto loro. E se ne sono andati col malanno, e mi hanno levato un gran peso dallo stomaco.
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