Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7. Edward Gibbon. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Edward Gibbon
Издательство: Public Domain
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Жанр произведения: Зарубежная классика
Год издания: 0
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egreditur, et ingreditur cellam, et solem velut ad occasum tardius properantem crebrius intuetur (Instit.)

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Le tentazioni, ed i tormenti di Stagirio furono da quell'infelice giovane comunicati a S. Gio. Grisostomo, suo amico. Vedi Middleton Oper. Vol. I, p. 107, 110. In simile guisa presso a poco principia la vita d'ogni Santo, ed il famoso Inigo, o Ignazio fondatore de' Gesuiti (Vit. di Inigo di Guiposcoa Tom. I, p. 29, 38) può servire di memorabil esempio.

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Fleury Hist. Eccl. Tom. VII. pag. 46. Ho letto in qualche luogo delle Vite de' Padri, ma non ho potuto ritrovarlo, che vari, e credo molti de' Monaci, che non manifestavano all'Abbate le loro tentazioni, divenivano rei di suicidio.

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Vedi le Collazioni 7 ed 8 di Cassiano, ch'esamina gravemente, perchè i demonj eran divenuti meno attivi e numerosi dopo il tempo di S. Antonio. Il copioso indice di Rosweyde alle Vite de' Padri somministra una gran varietà di scene infernali. I diavoli erano più formidabili in forma di donne, che in qualunque altra.

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Quanto alla distinzione de' Cenobiti, e degli Eremiti, specialmente in Egitto, vedi Girolamo (Tom. 1. p. 45. ad Rustic.), il primo dialogo di Sulpicio Severo, Ruffino (c. 22. in Vit. Patr. l. 11. p. 478), Palladio (c. 7, 69. in vit. Patr. L. VIII. p. 712, 758), e soprattutto le Collazioni 18 e 19 di Cassiano. Questi Scrittori, che paragonano la vita comune con la solitaria, scuoprono l'abuso ed il pericolo di quest'ultima.

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Suicer. Thesaur. Eccles. Tom. I. p. 205, 218. Il Tommassino (Discipl. de l'Eglis. Tom. I. pag. 1501, 1502) da una buona descrizione di queste celle. Quando Gerasimo fondò il suo Monastero, nel deserto del Giordano, questo fu accompagnato da una Laura di settanta celle.

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Teodoreto ha raccolto in un grosso Volume (Philotheus in Vit. Patr. L. IX. p. 793, 863) le vite ed i miracoli di trenta Anacoreti. Evagrio (l. 1. c. 12) celebra più brevemente i Monaci ed Eremiti della Palestina.

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Sozomeno L. VI. c. 33, Il celebre Sant'Efrem compose un panegirico su questi Βοσγοι, o Monaci pascolanti (Tillemont Mem. Eccl. Tom. 8. p. 292).

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Il P. Sicard. (Missions du Levant Tom. II. p. 217, 233) esaminò le caverne della bassa Tebaide con maraviglia e devozione. Le iscrizioni sono in carattere Siriaco antico, quale si usava da' Cristiani nell'Abissinia.

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Vedi Teodoreto (in Vit. Patr. L. IX. p. 848,854), Antonio (in Vit. Patr. L. I. p. 170, 177), Cosma (in Assemann. Biblioth. Or. Tom. I. p. 239,253), Evagrio (L. I. c. 13, 14), e Tillemont (Mem. Eccl. Tom. XV. p. 347, 392).

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L'angusta circonferenza di due cubiti, o di tre piedi, ch'Evagrio attribuisce alla sommità della colonna, non combina con la ragione, co' fatti, nè con le regole d'Architettura. Il popolo, che la vedeva da basso, poteva facilmente ingannarsi.

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Non debbo tacer un motivo d'antico scandalo intorno all'origine di questa piaga. Fu detto, che 'l diavolo, prendendo la forma d'Angelo, l'invitò a salire com'Elia sopra un carro di fuoco. Il Santo alzò il piede con troppa fretta, e Satana profittò di quell'istante per gastigare in tal modo la sua vanità.

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Io non saprei come scegliere, o specificare i miracoli contenuti nelle Vitae Patrum di Rosweyde, mentre il numero di essi avanza molto le mille pagine di quella voluminosa opera. Se ne può trovare un elegante saggio ne' dialoghi di Sulpicio Severo, e nella sua vita di S. Martino. Ei venera i Monaci d'Egitto; ma gl'insulta osservando, che essi non risuscitaron mai morti, mentre il Vescovo di Tours aveva restituita la vita a tre persone.

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Rispetto ad Ulfila, ed alla conversione de' Goti, vedasi Sozomeno L. VI. c. 37. Socrate L. IV. c. 33. Teodoreto L. IV. c. 37. Filostorgio L. II. c. 5. Sembra che l'eresia di Filostorgio gli abbia somministrato de' mezzi più atti ad informarsi.

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Si pubblicò l'anno 1665 una copia mutilata de' quattro Evangeli della Versione Gotica, ed è stimata il monumento più antico della lingua Teutonica, sebbene Wetstein tenti, mediante alcune frivole congetture, di togliere ad Ulfila l'onore di quell'opera. Due delle quattro Lettere aggiunte esprimono il W, e il Th degli Inglesi. (Vedi Simon. Hist. Critiq. du nouv. Testam. Vol. II. p. 219, 223. Mill. Prolegomen. p. 157. Edit. Kuster. Wetstein Prolog. Tom I. p. 114).

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Filostorgio erroneamente pone questo passaggio sotto il regno di Costantino; ma io sono molto inclinato a credere, che questo fosse anteriore a quella grande emigrazione.

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Noi dobbiamo a Giornandes (de Reb. Get. cap. 151. p. 688) una breve e vivace pittura di questi Goti minori. «Gothi minores, populus immensus, cum suo Pontifice ipsoque Primate Wulfila». Le ultime parole, se non sono una pura ripetizione, indicano qualche giurisdizione temporale.

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At non ita Gothi, non ita Vandali; malis licet Doctoribus instituti, meliores tamen etiam in hac parte quam nostri. Salvian. (de Gubern. Dei L. VII. p. 243).

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Il Mosemio ha leggiermente abbozzato il progresso del Cristianesimo nel Nord dal quarto secolo fino al decimo quarto. Questo soggetto somministrerebbe de' materiali per un'ecclesiastica, ed anche filosofica storia.

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Socrate (L. VII. c. 30) attribuisce a tal causa la conversione de' Borgognoni, la pietà cristiana de' quali è celebrata da Orosio (L. VII. c. 19).

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Vedasi un originale e curiosa lettera scritta da Daniele, primo Vescovo di Winchester (Bede Hist. Eccl. Angloi., L. V. c. 18. p. 203. edit. Smith) a S. Bonifacio, che predicava il Vangelo fra' Selvaggi dell'Asia, e della Turingia, Epistol. Bonifacii 67 nella Maxima Bibliotheca Patrum Tom. XIII. p. 93.

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La spada di Carlo Magno accrebbe forza all'argomento: ma quando Daniele scrisse questa lettera (an. 725), i Maomettani, che regnavano dall'India fino alla Spagna, potevano ritorcerlo contro i Cristiani.

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Le opinioni di Ulfila e de' Goti tendevano al Semiarrianismo, poichè non volevano essi dire, che il Figlio fosse una creatura: quantunque comunicassero con quelli, che sostenevano tal eresia. Il loro Apostolo rappresentò tutta la disputa come una questione di piccol momento, e che si era eccitata dalle passioni del Clero. Teodoret. L. IV. c. 37.

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Si è imputato l'Arrianismo de' Goti all'Imperator Valente: Itaque justo Dei judicio ipsi eum vivum incenderunt, qui propter eum etiam mortui, vitio erroris arsuri sunt. Orosio L. VII. c. 33. p. 354. Questa crudel sentenza vien confermata dal Tillemont (Mem. Eccl. T. VI. p. 604, 610), che freddamente osserva «un seul homme entraîne dans l'enfer un nombre infini de Septentrionaux etc.» Salviano (de Gubernat. Dei L. V. p. 150, 151) compatisce, e scusa il loro involontario errore.

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Orosio asserisce nell'anno 416 (L. VII. c. 21 p. 580) che le Chiese di Cristo (cioè de' Cattolici) eran piene di Unni, di Svevi, di Vandali, di Borgognoni.

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Ratbodo, Re de' Frisoni, fu tanto scandalizzato da tal temeraria dichiarazione d'un Missionario, che tornò indietro, dopo esser entrato nel fonte battesimale. (Vedi Fleury Hist. Eccl. Tom. IX. p, 167).

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Le lettere di Sidonio Vescovo di Vienna sotto i Visigoti, e d'Avito Vescovo di Vienna sotto i Borgognoni dimostrano alle volte, in oscuri accenti, le disposizioni generali de' Cattolici. L'istoria di Clodoveo, e di Teodorico somministrerà de' fatti particolari su questo