Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7. Edward Gibbon. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Edward Gibbon
Издательство: Public Domain
Серия:
Жанр произведения: Зарубежная классика
Год издания: 0
isbn:
Скачать книгу
appena nominati; ed alcuni avventurieri Unni, ch'eran andati vagando fino al Baltico, poterono imbarcarsi a bordo di navi germaniche per andare alla conquista d'un nuovo Mondo270. Ma questa difficile impresa non fu preparata nè eseguita dall'unione di tali forze nazionali. Ogni audace Capitano, secondo la propria fama o le sue sostanze, adunava una quantità di seguaci; equipaggiava una flotta di tre navi, ugualmente che di sessanta; sceglieva il luogo dell'attacco; e regolava le successive sue operazioni, secondo gli eventi della guerra, e le circostanze del suo privato interesse. Nell'invasione della Brettagna, molti eroi restarono vincitori, e molti perirono; ma solo sotto vittoriosi Capitani assunsero, o almeno conservarono il titolo di Re. I Conquistatori fondarono sette indipendenti troni, o l'Eptarchia sassonica; e sette famiglie, una delle quali si è continuata per successione femminile fino al presente nostro Sovrano, trassero l'uguale, e sacra loro origine da Woden, Dio della guerra. Si è preteso, che questa repubblica di Regi fosse moderata da un Concilio generale, e da un Magistrato supremo. Ma tale artificial sistema di politica ripugna col torbido e rozzo spirito de' Sassoni: le loro leggi non ne parlano; ed i loro imperfetti annali non somministrarono, che un oscuro e sanguinoso prospetto d'intestina discordia271.

      Un Monaco, il quale nella profonda ignoranza della vita umana ha voluto far l'ufizio d'Istorico, sfigura stranamente lo stato della Brettagna, al tempo della sua separazione dall'Impero Occidentale. Gilda272 descrive con florido stile gli accrescimenti dell'agricoltura, il commercio straniero, che ad ogni marea si faceva per mezzo del Tamigi o della Saverna, la stabile e sublime costruzione de' pubblici e privati edifizi: egli accusa il lusso colpevole del Popolo britannico; d'un Popolo, secondo il medesimo scrittore, ignorante delle arti più semplici, ed incapace, senza l'aiuto dei Romani, di far delle mura di pietra, o delle armi di ferro per la difesa della propria patria273. Sotto il lungo dominio degl'Imperatori, la Brettagna insensibilmente avea preso l'elegante e servile forma d'una Provincia romana, la cui salute era affidata ad una potenza straniera. I sudditi d'Onorio rimirarono la nuova lor libertà con sorpresa e terrore; mancavano essi d'ogni civile, o militare costituzione; e gl'incerti loro regolatori erano privi o d'abilità, o di coraggio o d'autorità per dirigere la pubblica forza contra il comun nemico. L'introduzione de' Sassoni dimostrò l'interna lor debolezza, e degradò il carattere sì del Principe, che del Popolo. La costernazione loro magnificò il pericolo; la mancanza d'unione diminuì i loro mezzi di difesa; ed il furore delle fazioni civili era più sollecito d'accusare, che di rimediare a' mali, che s'attribuivano alla cattiva condotta degli avversari. Pure i Brettoni non erano, nè potevano essere ignoranti della manifattura, o dell'uso delle armi: i successivi e disordinati attacchi de' Sassoni, gli fecero tornare in se stessi dalla prima loro sorpresa, ed i prosperi o contrari eventi della guerra aggiunsero la disciplina e l'esperienza al nativo loro valore.

      Mentre il continente dell'Europa e dell'Affrica cadeva senza resistenza in mano de' Barbari, l'Isola britannica, sola e senz'aiuto, mantenne una lunga e vigorosa, quantunque inutil contesa contro i formidabili Pirati, che quasi nel medesimo istante ne assalirono le coste Settentrionali, Orientali e Meridionali. Le città, ch'erano state abilmente fortificate, si difendevano con fermezza; gli abitanti accrebbero diligentemente i vantaggi del terreno, de' colli, delle foreste e delle paludi; la conquista d'ogni distretto compravasi a prezzo di sangue; e vengono fortemente attestate le disfatte de' Sassoni dal discreto silenzio del loro Annalista. Engisto sperava forse di condurre a fine la conquista della Brettagna; ma la sua ambizione, in un attivo regno di trentacinque anni, si limitò al possesso di Kent: e la numerosa colonia, ch'ei piantò nel Nord, fu estirpata dalla spada de' Brettoni. Si fondò la Monarchia de' Sassoni occidentali a gran fatica da' continui sforzi di tre marziali generazioni. La vita di Cerdic, uno de' più prodi fra' figli di Woden, si consumò nella conquista di Hampshire, e dell'isola di Wight; e la perdita che soffrì nella battaglia di Monte Badon lo ridusse ad uno stato d'ignobil riposo. Kenric, suo valoroso figlio, s'avanzò nel Wiltshire; assediò Salisbury, che in quel tempo era sopra una dominante eminenza, e disfece un'armata, che veniva in soccorso della città. Nella successiva battaglia di Marlborough274, i Britanni suoi nemici mostrarono la loro scienza militare. Le loro truppe eran disposte in tre linee; ogni linea conteneva tre corpi distinti; e la cavalleria, gli arcieri, e gli alabardieri eran distribuiti secondo i principj della tattica romana. I Sassoni attaccarono una grave colonna, arditamente affrontarono con le corte loro spade le lunghe lance de' Brettoni, e mantennero un'ugual battaglia fino all'avvicinarsi della notte. Due vittorie decisive, la morte di tre Re Brettoni, e la espugnazione di Cirencester, di Bath, e di Glocester stabiliron la fama e la potenza di Celaulino nipote di Cerdic, che portò le sue armi vittoriose fino alle rive della Saverna.

      Dopo una guerra di cento anni, gl'indipendenti Brettoni, occupavano sempre tutta l'estensione della costa occidentale, dalla muraglia d'Antonino fino all'ultimo promontorio di Cornovaglia; e le città principali del paese interno tuttavia resistevano alle armi de' Barbari. L'opposizione divenne più languida, a misura che il numero e l'ardire degli assalitori andava continuamente crescendo. Guadagnandosi la strada con lenti e penosi sforzi, i Sassoni, gli Angli ed i vari loro confederati s'avanzarono dal Settentrione, dall'Oriente, e dal Mezzodì, finattantochè le vittoriose lor bandiere non s'incontrarono nel centro dell'isola. Di là dalla Savorna, i Brettoni tuttavia sostennero la nazionale lor libertà, che sopravvisse all'Eptarchia, ed anche alla Monarchia de' Sassoni. I più valenti guerrieri, che preferiron l'esilio alla schiavitù, trovarono un rifugio sicuro nelle montagne di Galles: la ripugnante sottomissione di Cornovaglia fu differita per qualche secolo275; ed un corpo di fuggitivi si formò uno stabilimento nella Gallia, o per il proprio valore, o per la liberalità de' Re Merovingi276. L'angolo occidentale dell'Armorica prese i nuovi nomi di Cornovaglia, e di Brettagna minore; e le terre vacanti degli Osismi furon'occupate da un Popolo straniero, che sotto la condotta de' propri Conti e Vescovi conservò le leggi ed il linguaggio de' suoi maggiori. I Brettoni dell'Armorica negarono, a deboli discendenti di Clodoveo e di Carlo Magno il solito tributo, soggiogarono le vicine diocesi di Vannes, di Rennes, e di Nantes, e formarono un potente, quantunque soggetto, Stato, che poi si è riunito alla corona di Francia277.

      In un secolo di perpetua, o almeno d'implacabile guerra si dovè esercitar molto coraggio, e qualche abilità nella difesa della Brettagna. Pure non ci dee molto dispiacere, se la memoria de' suoi campioni è quasi sepolta nell'oblivione; poichè ogni secolo, per quanto sia privo di scienza o di virtù, abbonda sufficientemente di azioni sanguinose, e di gloria militare. Fu eretta sul margine del lido del mare la tomba di Vertimero, figlio di Vertigerno, come un termine formidabile per li Sassoni, ch'egli avea vinto tre volte ne' campi di Kent. Ambrogio Aureliano era disceso da una famiglia nobile di Romani278; la sua modestia ne uguagliava il valore, ed il suo valore, fino all'ultima di lui fatale azione279, fu coronato di splendidi successi. Ma ogni altro Britannico nome vien ecclissato dall'illustre nome d'Arturo280, Principe ereditario de' Siluri nella parte meridionale di Galles, e Re o Generale elettivo della nazione. Secondo la narrazione più ragionevole, egli disfece in dodici successive battaglie gli Angli del settentrione, ed i Sassoni dell'occidente; ma la cadente età dell'Eroe fu amareggiata dall'ingratitudine popolare, e da disgrazie domestiche. Gli avvenimenti della sua vita son meno importanti che le rivoluzioni singolari della fama di esso. Per il corso di cinquecento anni la tradizione delle sue imprese si conservò, e s'abbellì rozzamente dagli oscuri Bardi di Galles, e dell'Armorica, i quali eran odiosi a' Sassoni, ed ignoti al restante degli uomini. L'orgoglio e la curiosità de' conquistatori Normanni fece investigar loro l'istoria antica della Brettagna: ammisero con appassionata credulità la novella d'Arturo, e caldamente applaudirono al merito d'un Principe, che avea trionfato de' Sassoni, comuni loro nemici. Il suo romanzo, trascritto in latino da Jeffrey di Monmouth, e quindi tradotto nell'idioma, che s'usava in quei tempi, fu arricchito coi varj, quantunque incoerenti, ornamenti, ch'erano famigliari all'esperienza, alla dottrina, o alla fantasia del duodecimo secolo. Facilmente si modellò sulla favola dell'Eneide


<p>270</p>

Tutte queste Tribù vengono espressamente enumerate da Beda (L. I c. 15 p. 52 L. V c. 9 p. 190), e quantunque io abbia esaminato le osservazioni del Whitaker (Ist. di Manchest. vol. II p. 538, 443) pure non vedo quale assurdità venga da supporre, che i Frisi ec. si fossero mescolati con gli Anglo-Sassoni.

<p>271</p>

Beda ha enumerato sette Re, due Sassoni, uno Juta, e quattro Angli, che l'uno dopo l'altro acquistarono una indefinita superiorità di potenza e di fama nell'Eptarchia. Ma il regno loro fu l'effetto non della legge, ma della conquista; ed egli osserva in simili termini, che uno di essi soggiogò le isole di Man e d'Anglesey, ed un altro impose tributo agli Scoti, ed a' Pitti (Hist. Eccl. Lib. II cap. 5 p. 83).

<p>272</p>

Vedi Gilda, de excid. Britann. cap. I pag. 1 Edit. Gale.

<p>273</p>

Il Whitaker (Istor. di Manchester Vol. II p. 503, 516) ha sottilmente esposta questa patente assurdità, che si era passata senz'avvertirla dagl'Istorici generali, occupati ad esaminare avvenimenti più interessanti.

<p>274</p>

A Beran-birig, o castel Barbury, vicino a Marlborough. La Cronica Sassone determina il nome e la data; Cambden (Britannia Vol. I p. 128) fissa il luogo; ed Enrico d'Huntingdon (Scriptor. post. Bedam p. 314) riferisce le circostanze di questa battaglia. Esse son probabili e caratteristiche; e gli Storici del secolo XII potevan consultare dei materiali, che non esistono più.

<p>275</p>

Cornovaglia fu soggiogata finalmente da Atelstano (an. 927, 941), che fissò una Colonia Inglese a Exeter, e confinò i Brettoni di là dal fiume Tamar. Vedi Guglielmo di Malmsbury L. II fra gli Scrittori post Bedam p. 50. Lo spirito de' Cavalieri di Cornovaglia restò avvilito dalla servitù, e sembra, secondo il romanzo di Tristram, che la loro infingardaggine si fosse quasi ridotta in proverbio.

<p>276</p>

Si prova lo stabilimento de' Brettoni nella Gallia, seguito nel sesto secolo, per mezzo di Procopio, di Gregorio di Tours, del secondo Concilio Turonense (an. 567), e delle loro croniche, e vite di Santi meno sospette. La sottoscrizione d'un Vescovo de' Brettoni al primo Concilio Turonense (an. 461 o piuttosto 481), l'armata di Riotamo, e le incerte declamazioni di Gilda (alii transmarinas petebant regiones c. 25 p. 8) posson dar motivo a fissare un'emigrazione verso la metà del quinto secolo. Prima di quella epoca i Brettoni dell'Armorica non si trovano, che ne' romanzi; e mi fa maraviglia, che il Whitaker (Genuina Istor. de' Brettoni p. 214, 221) abbia si fedelmente copiato la grossolana ignoranza di Carte, di cui ha sì rigorosamente gastigato gli errori più leggieri.

<p>277</p>

Le antichità di Brettagna, che sono state soggetto anche di controversie politiche, si sono illustrate da Adriano Valesio (Notitia Galliar. sub voce Britannia Cismarina p. 98, 100), dal Da Anville (Notice de l'ancienne Gaule, Corisopiti, Curiosolites, Osismii, Vergavium p. 248, 258, 308, 720 ed Etats de l'Europ. p. 76, 80), da Longuerue (Descript. de la France Tom. I p. 84, 94), e dall'Abbate Vertot (Hist. crit. de l'Etablissem. des Bretons dans les Gaules 2 Vol. in 12 Paris 1720). Io non posso avere che il merito d'esaminare le prove originali, ch'essi hanno prodotte.

<p>278</p>

Beda, che nella sua cronica (p. 28) pone Ambrogio sotto il regno di Zenone (an. 474, 491) osserva, che i suoi maggiori erano stati purpura induti, lo che egli spiega nella sua storia Ecclesiastica colle parole regium nomen et insigne ferentibus (L. I c. 16 p. 53). L'espressione di Nennio (c. 44 p. 110 Edit. Gale) è vieppiù singolare: Unus de consulibus Gentis Romanicae est pater meus.

<p>279</p>

Per unanime, quantunque dubbiosa, congettura dei nostri Antiquari, Ambrogio si confonde con Natanleod, che perdè la vita l'anno 508 insieme con cinquemila de' suoi sudditi in una battaglia contro Cerdic, Sassone occidentale (Chron. Saxon. p. 17, 18).

<p>280</p>

Siccome non mi son noti i Bardi di Galles Myrdhiu, Llomarch, e Taliessin, la mia fede intorno all'esistenza, ed imprese d'Arturo posa principalmente sulla testimonianza semplice e circostanziata di Nennio (Hist. Brit. c. 62, 63 p. 114). Il Whitaker (Istor. di Manchester Vol. 2 p. 31, 71) ha fatto una interessante, ed anche probabile descrizione delle guerre d'Arturo; quantunque sia impossibile d'accordare la verità della Tavola rotonda.