Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900. vol. II. Elia Augusto. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Elia Augusto
Издательство: Public Domain
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Жанр произведения: История
Год издания: 0
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le mie previsioni sull'interessamento della Nazione per indennizzarli, io impegno tutto quanto esiste in denaro e materiale, appartenente alla sottoscrizione pel milione di fucili, acciocchè con questo si paghi qualunque danno, avaria, o perdita a LL. SS. cagionata. Con tutta considerazione

G. Garibaldi

      Genova, 5 maggio 1860.

      Alla mattina dell'8 maggio, salpati da Talamone, ancorarono nel porto vicino di S. Stefano per prendervi il resto delle provvigioni, ed alla sera si misero in rotta per ponente libeccio colla prua verso l'Africa. Fra le istruzioni date dal generale Garibaldi a Bixio, principali erano le seguenti: Seguire il "Piemonte", e se si fosse incontrata qualche nave da guerra nemica, correre addosso all'arrembaggio.

      Prima di lasciare Talamone venne affisso sull'albero di maestro dei due vapori il seguente

ORDINE DEL GIORNO:Maggio 7, di bordo del Piemonte.

      "Cacciatori delle Alpi!

      "La missione di questo Corpo è basata sull'abnegazione la più completa davanti alla rigenerazione della patria. I prodi cacciatori servirono e serviranno il loro paese colla devozione e disciplina dei migliori corpi militari, senz'altra speranza che quella della loro incontaminata coscienza. Non gradi, non onori, non ricompense allettarono questi bravi.

      "Essi si rannicchiarono nella modestia della loro vita privata allorchè scomparve il pericolo; ma, suonando di nuovo l'ora della pugna, l'Italia li rivede ancora in prima fila, volenterosi e pronti a versare il loro sangue per essa.

      "Il grido di guerra dei Cacciatori delle Alpi è lo stesso che rimbombò sulle sponde del Ticino, or son dodici mesi: "Italia e Vittorio Emanuele" e questo grido, pronunciato da eroi, susciterà spavento ai nemici d'Italia. —

G. Garibaldi"

      L'organizzazione del corpo era la seguente:

Stato Maggiore

      Sirtori Giuseppe, capo di stato maggiore. Türr, primo aiutante del generale Garibaldi. Crispi, segretario di stato. Manin, Salvino, Maiocchi, Grazziotti, Borchetta, Bruzzesi, Cenni, Montanari, Bandi, Stagnetti, ufficiali d'ordinanza.

      Basso Giovanni, segretario generale.

      Comandanti delle Compagnie

      Intendenza

      Acerbi, Bovi, Maestro, Rodi

      Corpo Medico

      Ripari, Giulini, Boldrini

      Un ordine di Garibaldi diceva:

      "L'organizzazione è la stessa dell'Esercito italiano a cui apparteniamo, ed i gradi, più che al privilegio, al merito, sono gli stessi già coperti su altri campi di battaglia.

G. Garibaldi"

      Prima di lasciare S. Stefano Garibaldi fece formare un'ottava compagnia, comandante Bassini; della 2a fu dato il comando a Dezza e l'Orsini ebbe il comando dell'artiglieria.

      In due giorni di viaggio nulla di notevole accadde.

      La sera del 10 all'11 maggio il "Piemonte" fatto forza di macchina, cominciò a lasciarsi indietro il "Lombardo" che camminava due nodi all'ora di meno, fino a scomparire totalmente dalla vista dei comandanti, per quanto si fosse fatto attivare maggior combustibile per mantenersi vicini.

      Era certo intenzione del generale Garibaldi di spingersi quanto più avanti poteva, per scoprire il Marittimo, prima del cadere della notte: però, se per il "Piemonte", che portava con sè il comandante della spedizione tutto andava bene, non era così del "Lombardo" che, perduto di vista il "Piemonte", aveva perduta la sua guida, e non sapeva quale direzione tenere. Intanto la notte era scesa oscura, e Bixio sul ponte di guardia, con l'ansietà di chi sente una gravissima responsabilità pesare sopra di sè, stava assieme con Elia, spiando se da prua si scoprisse una traccia del "Piemonte". Si era giunti in vista del Marittimo ed il "Piemonte" non si vedeva. Ad un tratto dal timoniere si dà l'avviso, che un vapore era in vista dalla parte di poppa; ed infatti dal lato opposto a quello ove il "Piemonte" era scomparso se ne scopriva uno, che si avanzava su noi guadagnando rapidamente sul nostro cammino. Esso aveva, i fanali spenti; questa precauzione (che se era necessaria per noi, che volevamo passare inosservati, non poteva esserlo per un pacchetto postale od altro ordinario vapore) fece credere a Bixio che avessimo a che fare con un naviglio borbonico in crociera; ordinò quindi che si desse la maggiore velocità alla macchina e che tutto si approntasse per un arrembaggio, se non fosse stato possibile evitare il combattimento.

      La nave che si supponeva nemica intanto si avanzava sempre più, il che rendeva impossibile ogni sforzo per non essere raggiunti. Bixio, raccomandando il silenzio, tutto dispose per l'arrembaggio e per una pronta ed energica azione pregando Elia di prendere egli stesso il timone per meglio dirigere l'abbordaggio. Era il vapore giunto a breve distanza, quando il suono della campana colla quale il generale Garibaldi era uso comandare le manovre del naviglio, ed al quale Elia si era abituato nei passati giorni di continua sorveglianza, venne a colpire le sue orecchie. Lasciò Elia subito il timone ad un marinaio corse sul ponte di guardia per avvisare Bixio che il vapore che faceva forza di macchina per raggiungere il "Lombardo" era il "Piemonte", e tale fu la convinzione che Elia mise in questa asserzione, e tanta era la fiducia che Bixio aveva nel suo secondo, che ordinò alla macchina di fermare per attendere l'arrivo del generale; e difatti poco appresso la voce di Garibaldi si faceva sentire nelle tenebre, ordinando di dirigere su Marsala!

      Verso le nove del mattino il "Piemonte" ed il "Lombardo" erano in prossimità di Marsala, quando dalla punta di Mazzara si scoprirono tre legni da guerra borbonici, che si avanzavano rapidamente per tagliare il cammino alla spedizione ed impedirle l'arrivo in quel porto. A costo di far saltare le caldaie bisognava fare sforzi di macchina supremi, per arrivare primi; ed a ciò si riuscì. Il "Piemonte" arrivato avanti il "Lombardo" sia perchè pescava meno, sia perchè potè rasentare più il molo, passò liberamente e si accostò al molo stesso, al riparo dell'antimurale del porto.

      Il "Lombardo" invece per il suo maggiore pescaggio rimase in secco a pochi passi dalla bocca del porto. Messe a mare le imbarcazioni, Bixio scese tosto a terra per raggiungere il generale, lasciando ad Elia gli ordini per lo sbarco dei volontari, delle armi e munizioni.

      Elia ordinò tosto a Burattini di requisire quante imbarcazioni si trovavano nel porto, e giunte queste in numero sufficiente, si effettuò lo sbarco con ordine e prontezza ammirabile. Presa terra la parte dei Mille che erano sul "Lombardo", scaricate le munizioni e le armi, il generale Garibaldi mandò ordine ad Elia di uscire dal porto, e procurare di raggiungere Genova per mettersi a disposizione del Comitato presieduto da Bertani. Dovevasi ubbidire! ma mentre Elia provava di trarre dal secco il vapore, obbedendo con dolore agli ordini del generale, i legni borbonici presero a lanciare delle bordate: sicchè poco appresso, vedendo che i legni napolitani avevano messe a mare le imbarcazioni armate e s'avanzavano per impossessarsi dei nostri vapori, ordinò ai marinari di entrare nelle imbarcazioni, e fatte aprire le valvole della macchina, perchè penetrasse l'acqua nella stiva, e si impedisse che il "Lombardo" cadesse preda del nemico, come avvenne poi del "Piemonte", scesero tutti a terra.

      È bello, è doveroso il dire che fu ammirevole l'accoglienza fatta agli sbarcati dalla patriottica cittadinanza marsalese. Essa accolse i Mille con esultanza. Vecchi e giovani, uomini e donne – persone civili e popolani fecero a gara per usare loro ogni sorta di gentilezze – facendo echeggiare grida di "evviva Garibaldi".

      Il generale dispose che Missori occupasse con forza la porta Trapani.

      Bruzzesi, vestito da ufficiale dei bersaglieri, con una pattuglia di camicie rosse, ebbe ordine di occupare l'ufficio postale e telegrafico.

      Mosto, coi bravi carabinieri genovesi, fu appiattato nella scogliera che forma il porto per respingere le imbarcazioni armate distaccate dalle navi da guerra borboniche e difatti pochi tiri delle brave carabine bastarono a metterle in ritirata. Le truppe rimasero scaglionate durante la notte, a destra e a sinistra della città.

      Ecco il proclama che il generale Garibaldi indirizzava al popolo Siciliano appena sbarcato a Marsala:

      Siciliani,

      "Io vi ho guidato una schiera