"Avete idea di che tipo di demone sia?" Fece un balzo verso i suoi fratelli, quando il pesante sipario si staccò dai ganci che lo sostenevano e cadde ai suoi piedi, mancandolo di un soffio.
"Qualcuno che ambisce a diventare il fantasma dell'opera.” disse Shinbe, poi i guardiani sentirono una specie di picchiettio sulle assi di legno del palco, come se qualcuno ci stesse ballando il tip tap. Il ritmo era così frenetico che riuscirono a malapena a percepire un’ombra passare.
"Vieni fuori, chiunque tu sia!” gridò Kotaro a gran voce, che echeggiò per l’intero teatro.
"Bell’idea. - ridacchiò Kyou - Perché non gli offri anche un biscottino? Ora vogliamo smetterla di fare i bambini e ci leviamo dai piedi questo mostro una volta per tutte?”
Toya fece cenno con la testa verso la zona più nascosta del palcoscenico. C’era un’ombra che si allungava e si stendeva sulle pareti, quasi strisciasse su di esse. Alla fine l’ombra prese una forma, e due occhi rosso sangue si spalancarono nel buio: non era proprio un demone, ma un disgustoso incrocio tra un ragno gigante e un umanoide. Il volto era quasi umano, ma le membra che ora sbucavano dall’ombra erano otto, lunghe e pelose come quelle di un aracnide gigante. Quando aprì la bocca ne uscì prima un muco schiumoso e puzzolente come formaggio fuso, e poi un grido acuto. Il mostro si arrampicò sul soffitto e cominciò a percorrerlo tutto ad una velocità impressionante.
"Beh, per fortuna è Halloween o avremmo difficoltà a spiegare quel suono agghiacciante agli studenti che lo hanno sentito.” disse Kamui, che aveva ancora i brividi dopo quell’urlo inquietante. Suonò la campanella di fine ora e, a quel suono, la creatura gridò di nuovo, poi artigliò con le zampe l’altoparlante appeso al muro e lo scagliò con tutte le sue forze sui guardiani.
"Bene ... niente testimoni." disse Kotaro, guardando stancamente la creatura che si preparava a saltargli addosso.
"Questo stronzo mi sta già facendo girare le palle!” ringhiò Toya, prima che il ragno lo sbattesse contro la prima fila di sedili alle sue spalle. Estrasse velocemente il suo pugnale d'argento dalla vita e fece oscillare il braccio di lato, dirigendo la lama verso ciò che forse era lo stomaco del demone.
Ma la creatura non ne ricevette alcun danno, anzi, mentre Kotaro si gettava su di lui per evitare che ghermisse Toya, una lunga serie di tentacoli sbucarono dalla sua schiena, fendendo pericolosamente l’aria. I tentacoli afferrarono Kotaro e, come una catapulta, lo scaraventarono con forza sulla parete in fondo al teatro.
Toya vide un’ombra gigantesca salire a cavalcioni del ragno e chinarsi verso di lui, poi un vento fetido gli fu sputato addosso: il ragno umano ora aveva la bocca spalancata e si preparava ad inghiottirlo in un sol boccone.
"Accidenti! Deve aver sentito l’odore di Kyoko su di me!” pensò Toya, che stava ancora per terra con le braccia piegate sotto, in posizione di netto svantaggio rispetto al mostro.
Kyou alzò la mano e lanciò un’enorme sfera di potere contro il mostro. Poi inclinò leggermente il polso e la sfera divenne simile ad un’enorme frusta, che si diresse contro la testa del demone, allontanandolo da Toya. La frusta di potere continuò a dominarlo, per tenerlo il più possibile lontano da Toya che, evidentemente, era la vittima prescelta.
"Perché diavolo ce l’ha con Toya?" mugugnò Kamui. Alzò le mani verso l’alto e si concentrò, poi pronunciò una formula magica molto potente e lanciò un incantesimo contro il ragno. Il demone venne investito da una colossale ondata di energia, che cercò di schivare muovendosi velocemente su ogni lato, ma Kamui riuscì a tenere ferma la sfera di energia sulla sua testa. Alla fine pronunciò l’ultima frase dell’incantesimo e il demone andò a schiantarsi con forza inaudita contro le assi del palcoscenico.
La creatura emise un urlo terrificante, ma cercò ancora di lottare e di proteggersi dall’esplosione di energia: piegò con forza le zampe e poi le stese con violenza, scattando in su come una molla micidiale, cercando di piombare sui guardiani per schiacciarli.
Ma, prima che potesse farlo, Shinbe gli si piazzò davanti e lanciò l’incantesimo finale, che incollò il demone ai fondali di cartongesso. Come un sol uomo i cinque guardiani gli saltarono addosso, gli afferrarono gli arti pelosi e li strapparono via dal suo corpo con tutte le loro forze. Il demone gemette di dolore ma non so arrese: con gli arti rimasti e i moncherini penzolanti cercò di sfuggire all’ira dei guardiani, arrampicandosi su per il soffitto.
Ma i cinque fratelli gli scagliarono addosso contemporaneamente una bolla di energia, che lo imprigionò come in una gabbia. "Hey bello, dove credi di andare?" ringhiò Shinbe, al di là della barriera blu di energia, simile ad una mezza cupola. Il ragno cercò disperatamente di scappare ma ormai era fatta: l’ondata di energia lo frantumò da dentro e il mostro cadde sul pavimento, completamente liquefatto.
"Ehi, non vorrai mica lasciarlo lì!” esclamò Kamui, indicando con disgusto quella specie di sacchetto gelatinoso con al centro delle uova fetide e trasparenti.
"Taci, uomo di poca fede! - ridacchiò Shinbe, mentre il ragno si dissolveva lentamente - Quando avrà finito di sciogliersi ci vorrà un microscopio per trovarlo. Ma adesso ... “ Si voltò come una furia e saltò addosso a Toya. Poi lo annusò con cura.
Toya gli lanciò uno sguardo d’odio, che Shinbe ignorò del tutto. Così Toya lo afferrò per la collottola e lo sollevò a parecchi centimetri da terra, scuotendolo come un panno di bucato. “Non farlo mai più!” gli sibilò. Poi lo lasciò cadere con una smorfia di disgusto.
Shinbe si alzò dal pavimento con un sorrisetto malizioso. “E tu chiami me pervertito. Non c'è da stupirsi che Spiderman si fosse invaghito di te. Profumi di Kyoko lontano un miglio!” I suoi occhi color ametista saettarono di rabbia. “Come mai?”
Ma Kyou interruppe il litigio. “Ehi! - esclamò con la sua profonda voce da baritono - Ma se siamo tutti qui a fare cazzotti tra di noi…chi sta proteggendo Kyoko?”
*****
Quando Kyoko aveva chiesto a Tasuki se poteva usare il suo cellulare per chiamare un taxi, lui le aveva subito offerto un passaggio ovunque lei volesse andare. Kyoko accettò con gratitudine, perché aveva un po’ paura ad avventurarsi da sola in una città che ancora non conosceva.
"Vuoi andare al centro commerciale? Nessun problema! Ehi, se vuoi, posso aiutarti a scegliere un costume per il ballo in maschera." disse Tasuki, già pregustando i vari costumi che le avrebbe fatto provare. Ma poi tornò in sé, pensando che, se le avesse consigliato dei costumi discinti, come aveva in mente di fare…anche gli altri studenti della scuola l’avrebbero vista così abbigliata. “Immagino che tu voglia andarci per comprarti il costume, no?”"
Kyoko sospirò e guardò fuori dal finestrino della macchina, incerta se dirgli o no la verità. Mentre erano imbottigliati nel traffico vide davanti ai cancelli della scuola lo stesso ragazzo solitario della mattina. Era ancora lì? A far che? E perché attirava tanto la sua attenzione?
Scrutandolo meglio, si accorse che il giovane si manteneva perfettamente immobile in mezzo al caos cittadino, proprio come se fosse una statua, e i suoi occhi…sì, ora non poteva sbagliare: erano neri come la notte, non verde smeraldo come le era sembrato quella mattina.
Lo fissò finché l’auto non fu troppo lontana per distinguerlo bene. Ma sentiva che lui la stava ancora guardando: lo sentiva dentro, come una fame rabbiosa e inestinguibile. Aguzzò lo sguardo e, incredibilmente, gli parve di vedere in quella figura ormai lontanissima un movimento delle labbra. Ma…era impossibile!
“Cosa?” pensò, sforzandosi di comprendere cosa stesse dicendo il ragazzo misterioso. Ma Tasuki la scrollò da quella specie di suggestione.
"Lo conosci?" le chiese, fissando lo specchietto retrovisore. Qualcosa in quel ragazzo lo turbava. Conosceva tutti, a scuola, ma di sicuro quello non lo aveva mai visto prima. “Non è uno studente.” si disse.
Kyoko si appoggiò allo schienale, ma poi non riuscì a trattenersi e si voltò di nuovo. Per fortuna Tasuki aveva girato l’angolo e il ragazzo non si vedeva più. Solo allora Kyoko parve