Yuuhi scivolò silenziosamente nelle stanze del suo padrone, ma rimase nell'ombra ad osservarlo. Era un figlio paziente e sapeva attendere senza scomporsi che Tadamichi lenisse la sua rabbia.
Tadamichi fissò il suo riflesso nello Specchio delle Anime, poi distolse lo sguardo con un ringhio di rabbia. Suo fratello aveva interrotto il contatto telepatico…lasciandolo di nuovo solo. Ogni volta che parlavano, Hyakuhei alla fine interrompeva la conversazione, e questo lo faceva infuriare tremendamente. Cominciava a credere che i rapporti tra loro non sarebbero mai più tornati quelli di un volta.
Tutti quei secoli di lontananza tra loro non erano stati una punizione abbastanza crudele? Hyakuhei avrebbe mantenuto le distanze per sempre?
Percependo un lieve movimento nel regno delle ombre, agitò nervosamente una mano…e in quell’istante tutti i mezzosangue che si trovavano a non più di due metri da lui presero fuoco in una nuvola di zolfo. Non ci sarebbero stati testimoni della sua ennesima sconfitta con il fratello! Poi scorse il suo figlio prediletto nascosto nell’ombra, l’unico a cui permetteva di guardare nella sua anima oscura.
Ignorandolo per un attimo, Tadamichi attraversò lentamente la stanza con le mani giunte dietro la schiena e si fermò davanti ad un ritratto incorniciato, guardandolo con aria soddisfatta, e del tutto insensibile alle urla di agonia dei figli a cui aveva dato fuoco.
Quel dipinto era stato fatto secoli e secoli addietro…molto prima delle guerre civili, e anche di quelle medievali. A prima vista poteva sembrare un ritratto di lui stesso in panni diversi…ma chi sapeva poteva riconoscere in quei due volti l’immagine di Tadamichi e di Hyakuhei, uguali come due gocce d’acqua. Si chiese com’era possibile che lui e suo fratello fossero così simili nell'aspetto ... e tanto diversi nell’anima. Suo fratello non aveva mai provato il vero amore... e il dolore del rifiuto?
Accarezzò leggermente il volto ritratto di Hyakuhei, e in un fremito di rabbia afferrò il dipinto e lo scaraventò con violenza contro un muro invisibile. Il dipinto rimase sospeso in aria per un attimo, poi si squarciò, separando per sempre i due gemelli prima di cadere rovinosamente a terra. Quando vide il danno che aveva fatto il volto di Tadamichi si fece triste. Raccattò il dipinto da terra e con le mani provò a ricomporre per l’ultima volta l’immagine di loro due fratelli, ormai separati per sempre. Infine, lasciò cadere il quadretto sul pavimento, dove s’infranse definitivamente.
Il suo amore per Hyakuhei era insondabile. In realtà voleva disperatamente condividere con suo fratello il piacere dell’esistenza. “Perché hai abbandonato me e la vita che avremmo potuto avere?” ululò nella sua testa. Poi percepì con un brivido una terza creatura tra lui e Hyakuhei: era Yuuhi, che poteva entrare di diritto nei suoi pensieri più nascosti.
Yuuhi uscì dall'ombra, per consolare il suo padrone. Lo meravigliava il fatto che potesse nutrire dei sentimenti profondi per suo fratello, quando si era accorto a malapena delle urla di dolore dei suoi figli, che aveva appena condannato ad una morte tremenda.
"Allora, li hai persi?" chiese Tadamichi, senza distogliere lo sguardo dall'immagine di suo fratello, che giaceva in pezzi a terra.
Yuuhi annuì, ben sapendo che Tadamichi poteva vedere nei suoi pensieri. All’improvviso percepì un lampo di reminiscenza. Girò lo sguardo e catturò la visione delle statue disposte a cerchio alla sua sinistra. Erano di marmo bianco ed erano lì da sempre, per quanto lui potesse ricordare. Le fissò lentamente, una alla volta. Poi una di esse destò la sua attenzione.
"Una ragazza." sussurrò Yuuhi, chiedendosi perché un maestro dei demoni provava piacere a circondarsi di statue di angeli. Erano creature celesti e bellissime, anche ai suoi occhi. Non aveva mai capito se fossero creature leggendarie o se davvero fossero esistite.
"Ti racconterò la storia delle statue, figlia mio.” mormorò cupamente Tadamichi, distogliendo per un attimo lo sguardo dal dipinto. “E mi parlerai anche della statua di questa fanciulla?” mormorò Yuuhi, maliziosamente. Tadamichi sorrise malignamente. "Valle a dare un’occhiata più da vicino. L a curiosità è un sentimento davvero eccitante, non credi?”
Yuuhi si avvicinò lentamente alle statue alate, fissandole con una certa cautela…e poi si fermò davanti alla statua della fanciulla. Aveva i lunghissimi capelli che le fluttuavano sulla schiena come se fosse nel bel mezzo di una battaglia. L'espressione che aveva sul viso era stupenda ... e terribile. Cosa spingeva l’angelo femmina a combattere a quel modo? Qual era il premio finale?
Le mani di pietra afferravano saldamente l’elsa di una spada e Yuuhi, vinto dalla curiosità, provò a toccarla con un dito, facendo scorrere il pollice sulla lama verso il basso, quando…una sottile striscia di sangue prese a scorrergli dal pollice, e lui fece un balzo indietro, inorridito.
Tadamichi lo raggiunse, gli prese la mano ferita e si mise il pollice in bocca, per succhiare il sangue. Ma il suo gesto non scatenò alcuna emozione nel demone bambino. Così lasciò andare il dito e gli indicò la statua. "Questa statua ... Kyou e la sua spada della distruzione…sono tutte cose di cui temere, figlio mio.” esclamò, tornando con la mente ai guardiani.
Yuuhi si voltò verso il suo maestro e aspettò pazientemente che gli spiegasse meglio.
“Pensavano di poter liberare il mondo dall'oscurità ... pensavano di poter distruggere me e mio fratello. Avrebbero dovuto capire che ciò non è possibile. " Aprì gli occhi, ora iniettati di sangue. "Erano tutti fratelli, vedi." Si avvicinò alla statua di quello che sembrava il più giovane e aggiunse: "O almeno, credevano di esserlo.”
Allungò una mano e accarezzò la guancia della statua, lasciando che le sue dita tracciassero il percorso scavato da una lacrima... ormai congelata nel tempo. “Mio caro Kamui. Sapeva che quello che avevano fatto i guardiani era sbagliato. Ecco perché sembra così triste. È un peccato che mio fratello non l'abbia mai conosciuto per quello che era.”
Poi andò alla statua successiva.. "Kotaro era forte nello spirito, ma la sua possessività lo ha distrutto.” I suoi occhi si velarono, come se potessero vedere nel passato. "Era disposto a morire, se fosse stato necessario ... e tutto per amore di una donna."
Si avvicinò alla statua che veniva dopo, e il suo sguardo si oscurò. Quello era il più pericoloso dei fratelli. “Toya ... era una creatura molto interessante. Così pieno di fuoco e rabbia, ma ha usato questi sentimenti per amare una donna umana…una cosa per me incomprensibile. A causa della sua passione distruttiva ha creato delle fratture insanabilii tra lui e gli altri fratelli. Era il più possessivo di tutti. Sono sorpreso che alla fine non si siano ammazzati tutti a vicenda.”
Si voltò verso l'ultima statua. La mano della statua si protendeva verso di lui, come se stesse pronunciando un incantesimo. Ed era proprio così. Tadamichi conosceva bene il potere della magia di Shinbe. Era stato lui a catapultarlo nel vuoto degli abissi…e a richiudere il portale del tempo alle sue spalle. "Shinbe era il più saggio, eppure abbastanza sciocco da alterare il destino ... lo erano tutti. Stupidi. Invasati." I suoi occhi si scurirono, mentre si chiedeva se la sacerdotessa fosse ancora con loro.
"La ragazza può distruggerci." mormorò Yuuhi, con voce incolore. Era lei la ragione della loro rabbia…della possessività dei guardiani. "Assomiglia a lui, padre."
Tadamichi lanciò un'occhiata stupita alla statua del guardiano che il bambino gli aveva indicato. "Toya?"
Yuuhi rivolse i suoi occhi neri su Tadamichi, e pronunciò come in trance delle parole orribili, che echeggiarono nell’aria: “C’è Toya dentro di lei…e questo può distruggerci.”
Gli occhi di Tadamichi si riempirono di rabbia e il suo furore salì alle stelle. Si sentì animato da una strana energia, che non provava da secoli: il desiderio di combattere! E che cos’era la vita senza una buona ragione per andare avanti? Quindi ... lei si era reincarnata in quella dimensione! Ah, quanto gli erano mancate le guerre del passato. Angeli e demoni sono la stessa cosa ... solo che una specie aveva preso il sopravvento sull’altra. Ma erano fatti dello stesso sangue…da spietati assassini!
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