Non si può mica contrastare in coscienza, che qui dentro non covi qualche parte di vero; e lo sarebbe anco tutto, se non fosse venuto al mondo Cristo, il quale ci rivelò Dio essere padre degli afflitti, Dio avere creato gli uomini liberi, uguali, e volerli felici; piuttosto essi straccherebbonsi a offenderlo, ch'egli a perdonare; bastargli per tutta preghiera un sospiro; il saluto, che meglio gli tornerebbe accetto, essere: padre delle misericordie; sola una progenie aborrita in sempiterno da lui, quella dei tiranni. — Gesù Cristo (canta il vescovo Isaia Tegner nel poema della prima Comunione), ha insegnato la voce di Dio non favellarci nel terremoto, o nel fuoco, o nella procella, bensì venire a noi col mormorio delle brezze vespertine: amore essere origine della creazione, e sostanza di Dio: infiniti mondi riposare come pargoli sopra le sue sante braccia. Per amare, e perchè lo amassero, egli soffiò il suo alito sopra la polvere assopita, ed ella sorse, e postasi la destra sul cuore se lo sentì infiammato di fuoco celeste; bada, che questo fuoco non si estingua dentro di te, ch'egli è l'anima dell'anima tua: l'amore genera la vita, l'odio la morte. —
Senonchè, vedete, a simili concetti i filosofi tentennano sghignazzando il capo, e bisbigliano: — poesie! — e poi aggiungono: — fatto sta, che il cristianesimo sovvertiva l'impero romano, snervò gli spiriti guerrieri, e dispose i popoli alla mollezza vile, che fu invito alla ingiuria, donde poi da una parte oppressione, dall'altra rancore, e la alterna vicenda di offese e di vendette, che travagliarono e travagliano parecchi popoli, massime italiani. Anche Cristo sta co' battaglioni più numerosi; in nome proprio di lui, quegli che si afferma suo Vicario in terra ha bandito: — curvatevi, o popoli, e state allegri sotto il peso delle vostre catene; e se non volete starvi lieti, non piangete, o piangete sommessi perchè non monti in bestia il padrone. — E se essi non si vollero curvare, e, memori che Dio creò l'uomo perchè guardasse a viso alto nei cieli, levaronsi in piedi (orribile a dirsi!) il tristo prete gli maledisse in nome del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Nè qui sotterfugio giova; lo scrittore del Diario l'Universo ha ragione da vendere: gli avversarii suoi sono gli azzeccagarbugli: ecco, egli squaderna la enciclica famosa di Gregorio XVI, ecco egli ributta in faccia agli imbroglioni gli esempi di Pio IX, e non ci è da ripetere verbo. Giù la fronte, svergognati calunniatori, Cristo e Libertà si vogliono bene come il fumo e gli occhi. —
A questi di tal razza filosofi non riesce punto malagevole rispondere, e lo farò, che non sono uso sbigottirmi per poco, e voglio le mie parole: una cosa è Cristo, e un'altra i preti; così vero questo, che il Vangelo di Gesù senza le chiose di Monsignore Martini Roma registra tra i libri proibiti, come se Cristo, il quale predicò alle turbe, e fece sua delizia i poveri di spirito, e garrì coloro che impedivano i pargoli si accostassero a lui, come se Cristo, che scelse fra uomini volgari e meccanici gli Apostoli suoi, avesse mestieri comento per essere inteso! Rispetto allo impero romano, e' formerà sempre massima delle glorie cristiane averlo sovvertito; imperciocchè fin dove arriva memoria di uomo, pensiero mortale non seppe mai immaginare, nonchè conseguire, così immensamente disperata e prepotentemente ingiusta dominazione. Cristo ruppe fra gli ugnoli dell'Aquila la immane catena, ora gli Avoltoi ne hanno grancito qualche anella, e le strascinano sopra la faccia del mondo. Lasciate passare: dove non valse la catena intera, pensate voi che possa bastare il troncone? Gli è poi falso del tutto, che Cristo insegni codardia, o costanza nel patire soltanto: amore, egli predica, vuolsi ricambiare con amore; ma dall'altro canto ammonisce espresso, ch'ei venne a mettere nel mondo non la pace, ma la spada; spada sul capo a cui non si contenta della terra che la Natura gli assegnò, spada nel cuore a cui contrista gli spiriti immortali, spada ai domestici tiranni, spada agli ascitizii, che con la frode, le proditorie stragi, e la corruttela sostentano l'aborrita rapina. Fratelli sì siamo, a patto che in questa fraternità nostra nessuno pretenda la parte di Caino; e poichè la gente Austriaca a noi è Caina, la maledizione del Signore scenda sopra di lei. Certo, Cristo prescrive rendersi a Cesare quello ch'è di Cesare; ma che spetta a Cesare? Il frammento del metallo, che ritiene la sua immagine, la qual cosa, spiegata come conviene, significa: butta in faccia al corruttore l'arnese della corruttela, e vivi la vita dell'anima, ch'è la Libertà. Dirittamente dunque la donna egregia raccomanda, che le fanciulle nelle dottrine del santo Evangelo ammaestrinsi, avvegnachè la parola di Gesù Cristo non pure non dissuada, ma all'opposto imponga espressamente combattere i nemici della Patria, e sopportare con animo forte gli esilii, le carceri, e le morti per la redenzione di quella.
Dopo Dio, o insieme con Dio, quello che più preme è la educazione morale: ma qual morale? Infelicissima condizione dei tempi, in cui ad ogni piè sospinto ti è forza rimanerti incerto sul cammino da prendere! Il comune degli uomini, io lo sento, farà le stimate dicendo: — o che su la morale può egli cascare dubbio? O che delle morali soncene due? Eternamente immutabile, la morale è quella che si accomoda meglio ai bisogni dell'umano consorzio. — Ciò detto, questi cotali dottori forbirannosi la bocca come se avessero pronunziato una sentenza da segnarsi col carbone bianco. Ora, quando avrai detto così, avrai detto niente. Infatti, civiltà che è? La romana stava nel