«Qui dormono in pace due donne le quali si amarono come sorelle, e me amarono del pari. Una abbandonò la legge di Maometto per seguitare il suo sposo; l'altra tutta amore si strinse al seno colei che glielo restituì. Uniti col vincolo dell'affezione e del matrimonio, avemmo comune il letto in vita, e morti ci copre la medesima pietra.»
Qui però non giace il nodo; chè se in antiquo le femmine o no ricevessero convenevole educazione, se poco se ne facesse conto o molto, importa mediocremente indagare; di troppo maggiore portata è conoscere se ai tempi che corrono l'abbiano o non l'abbiano, se meritino reverenza, o vituperio. Se dovessi giudicare proprio di mio, ci penserei due volte, e poi me ne asterrei; ma dacchè femmine di alto intendimento lo confessano, ripeterò con loro, che la più parte delle nostre donne compaiono d'ingegno ottuse, frivole di mortale fatuità, infaticate cicale di cose inani, di cuore stupide, corrompitrici e corrotte, alla patria danno, alla famiglia disdoro, maledizione ai figliuoli, delle stesse discipline gentili maleaugurose guastatrici, avendo ridotto a scusa d'imbelli ozii, ed arnese di turpitudine, ciò che una volta fu carissimo ornato del vivere urbano, e quindi con lieve trapasso diventano argute fabbre di servaggio, confederate di ogni maniera di tirannide, fomentatrici di viltà; morte insomma della italiana virtù.
Gravi carichi questi, e meritati, se non da tutte le donne, chè saría temerario affermarlo, da molta parte di loro; e questo egli è doloroso come vero pur troppo! L'anima spaventata raccapriccia a pensare come parecchie femmine, nè tutte grossiere, ma talune di natali illustri, il commercio degli abborriti oppressori nostri sofferissero, nè soltanto soffersero, ma lo cercarono, e ambirono, e — lo dico, o lo taccio? — (Io pur dirò, onde sia chiarito a prova, che il secolo vile ha vinto il paragone col più vile metallo) — seco loro si mescolarono in abbracciamenti, i quali non so se benedicessero i preti, usi sempre a benedire chi gli atterrisce o li paga; questo altro ben so, che gli maledissero tutti: anzi una perduta la casa disertata e il figliuolo, si cacciò dietro ustolando al tedesco lurco, il quale indi a poco ristucco la buttò via come calzare sdrucito, ed ella tornò per fare la gente dubbia se fosse maggiore o la sfrontatezza sua riparando dentro le religiose mura della Patria o la viltà dei cittadini patendo ch'entrasse, ed entrata sopportandola. — Che se taluno statuisse contrappormi essere stati cotesti accidenti radissimi, io vorrei pure potere rispondergli: — Dio volesse! — Ma poche non furono per avventura coteste matte e crudeli, che nulla memori del recente oltraggio della occupazione straniera, nulla della perduta libertà affannose, nulla curando l'angoscia di chi si consuma negli squallidi esilii, nulla la strage menata di tante vite dal morbo asiatico, nulla l'altro flagello della fame minacciante; nulla sbigottite o irate dal pensiero, che i nomi stessi dei magnanimi morti in difesa della Patria svelti dalla vista dei pietosi fossero posti in disonesta carcere; niente sospettando di sdrucciolare sul sangue sparso per le pubbliche vie dagli assassini tedeschi,... con piè irrequieto, la cervice alta, larvata la faccia come chi commette misfatto, su per coteste vie menavano balli! La storia piangerà nel registrare questa infamia nelle sue pagine, ma nè lacrime nè sangue varranno a cancellarle giammai. Mercè vostra, o gentilissime donne toscane, i posteri sputeranno in faccia a questo tempo come al ladro esposto alla gogna!
E che presumete voi dire con cotesti labbri irrequieti, che mordendo contenete appena? Lo so: tacete: infamia partecipata non iscema; e se nel fallire vostro aveste complici gli uomini, io non mi rimuovo da considerare la vostra colpa principale, però che a voi sopra ogni altra creatura Dio commise la santa custodia degli affetti, il pudore nello infortunio, ed il pio blandimento alle ferite dell'anima. Dove corre maggiore obbligo, quivi eziandio la mancanza è più grave; e ragione vuole, che ne conseguitino esasperati la rampogna, e il castigo.
Però qui cade in acconcio notare, che ogni educazione femminile verrà manco se innanzi tratto gli uomini non attendono ad emendarsi, ed educarsi davvero: se quali sono mantengonsi, egli è negozio spacciato, chè qual coltello tal guaina si rimarranno pur sempre; e in ciò sta tutto.
Inoltre considera, che il guaio della educazione parziale pareggia, se pure non vince, quello del difetto assoluto di educazione. La prima radice dei mali diuturni così intrinseci come estrinseci, che travagliano i popoli, secondo il mio parere, deve cercarsi nella disparità di scienza, d'istituti, di civiltà, e di possanza fra loro. Se il male del precipitare innanzi di un popolo, o di un ordine di cittadini, stesse unicamente nell'obbligo dei precorsi di attendere i serotini, non meriterebbe la spesa di rammaricarcene troppo. Ma la non va così: i precursori reputandosi da più degli altri retrogradano riottosi per la dominazione, di che i serotini sbigottiti stornano a posta loro, e a fine del conto per civanzo della classe o stirpe che volle stracorrere tu trovi come le sieno andate tutte a ritroso.
Urge però, che la educazione sia universale, cioè compartita a tutti: questo di prima côlta apparisce, non pure difficile, impossibile; attesa la repugnanza delle generazioni, che sembrano benedette dalla natura con un pugno sul capo; ma non ci si vede proprio motivo come la Tirannide riesca a fare tante cose per forza a fine di male, mentre la Libertà o non sa, o non vuole fare anch'ella qualche cosa per forza a fine di bene; chè se per avventura fosse questo ch'io vado a dire, non tornerebbe in onore agli uomini, che godono fama di liberi; tuttavolta va detta. Il tiranno non dubita di mettersi allo sbaraglio in qualunque cimento, perchè sa che guadagnando non partisce; mentre i liberali non operando per sè, bensì per tutti, repugnano avventurare la posta grossa sopra una carta di cui non possono mettersi in tasca la vincita. Di qui nasce, che vediamo procedere gli ordinamenti per la Libertà dei popoli ranchettando come i rachitici, mentre i tirannici vanno via di galoppo, e dove mettono piè stampano l'orma. I governi assoluti hanno potuto imporre, che la gente s'inocchiasse il vaiolo, e ciò perchè