Rassegnazione. Luigi Capuana. Читать онлайн. Newlib. NEWLIB.NET

Автор: Luigi Capuana
Издательство: Bookwire
Серия:
Жанр произведения: Языкознание
Год издания: 0
isbn: 4064066072353
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di tuo padre, agitata da fantasmi di speculazioni, di intraprese industriali, di progetti di nuovi guadagni; l'altra, la mia, muta, passiva, con una maschera sul viso che impediva alla gente di penetrare il mio doloroso segreto; terza, la tua, povero figlio, tormentata da una gran visione di creazione artistica e di gloria. E siamo vissuti quasi non fosse stato tra noi niente di comune, intendo niente d'intimo; lasciando che ognuno agisse a modo suo, legati unicamente da quelle relazioni materiali di famiglia che bastavano a tenerci insieme. Può darsi che io esageri; può darsi che io giudichi con parzialità. Giacchè tuo padre, in mezzo alla ressa, alla tormenta degli affari, ha pensato sempre a te, al tuo avvenire. Egli ha goduto la vita di viaggiatore che prende qualche cosa, via via, nei buffet delle diverse stazioni, in piedi, senza aver tempo di scegliere, di far lo schizzinoso. Ha cercato il meglio che poteva avere sottomano, si è servito spensieratamente ed ha ripreso il treno, soddisfatto, contento della corsa che lo avrebbe fatto presto arrivare alla mèta del suo viaggio. E viaggiando, ha pensato che coloro che rimanevano in casa sua, dovevano anch'essi essere soddisfatti e contenti perchè potevano godere il frutto del lavoro di lui senza darsi pensiero di nulla. Sono stata forse una donna per tuo padre? Ha supposto che potesse bastarmi l'essere madre quasi per caso. Egli aveva avuto da me quel che desiderava: un figlio. Non voleva averne altri, per non disperdere tra parecchi una sostanza che gli sembrava appena sufficiente a concedere piena indipendenza a un solo. Non me l'ha mai detto; me l'ha fatto capire dal suo contegno; ed io non ho voluto contristarlo ribellandomi. Pensavo:—Chi sa ch'egli non abbia ragione?—E l'idea che facendo diversamente avrei potuto mettere qualche ostacolo al tuo futuro benessere, mi ha infuso la gran forza di rassegnarmi.

      Io non osavo d'interromperla, e l'ascoltavo vinto da un senso di maraviglia e di compassione. Una dolce vena di tenerezza mi scaturiva, inattesamente, nel cuore, e me lo inondava tutto. Mi sembrava che quanto di umano, di affettuoso, di carezzevole era fin allora rimasto quasi condensato in ghiaccio nella profondità del mio organismo, si liquefacesse soavemente, cominciasse a circolarmi per le vene, mi infondesse una vitalità nuova di cui non avevo nessuna idea.

      Mi sembrava di essere tornato bambino, di crescere di mano in mano, là, sotto gli occhi di colei che mi guardava amorosamente pronunciando, con voce flebile ma armoniosa, quelle significative parole che non erano suoni soltanto ma onde luminose e benefiche.

      Così capivo di essere ancora giovane, di avere aperta davanti ai miei passi una via di vita, di gioia, di attività assai ben diversa da quella che l'aridità dei miei studi mi aveva fatto fin allora intravedere. Così mi balenava allo sguardo interiore dell'anima la possibilità di essere qualche cosa anch'io, quantunque non più quel che avevo fantasticato nell'orgoglioso raccoglimento in cui ero vissuto tant'anni.

      —Parla, parla ancora, mamma!—avevo esclamato con voce tremante, e sentendomi riafferrare dalla disperazione appena l'avevo creduta quasi vinta.

      —Io ho atteso con fiducia questo momento,—ella rispose.—Ricordi? Ogni volta che mi confidavi i tuoi alteri progetti di avvenire e mi mettevi a parte delle tue angosce, delle tue delusioni, delle tue nuove illusioni, io ti dicevo:—Tu puoi giudicare meglio di me, povera donna quasi ignorante. Sei troppo giovane, hai tempo di riflettere!

      —E soffrivo per te, non già perchè il tuo sogno mi sembrasse irraggiungibile, ma perchè diffidavo di quel sogno, da donna, da madre. Ti vedevo, con profondo dolore, cercare la soddisfazione della tua anima, la tua felicità là dove ero convinta che non avresti potuto trovarle. Ma non osavo dirtelo; non me ne riconoscevo l'autorità, per quanto il mio dovere di madre potesse scusarmi, se mai lo avessi tentato. Ora però….

      —Parla, parla, mamma!—imploravo.

      —Ora che tu stesso….

      —Ah!… È orribile, mamma! Mi par di morire!

      —No, la vita non consiste tutta nell'intelletto; somiglia a una immensa gradinata. È bello aspirare di salirne la cima, di poter parlare al mondo da quell'altezza con la parola dell'arte o della scienza; ma non è avvilente fermarsi a metà o più giù….

      —Confuso tra la folla, zero che dà valore a un'unità!—la interruppi amaramente, sentendomi tutt'a un tratto affluire alla bocca il fiotto attossicato della mia delusione, vedendo sparire, quasi irridendomi, gli ultimi lembi del miraggio che mi aveva abbagliato e sedotto.—Oh!—continuai rizzandomi in piedi.—Rinuncio a tutto! Vegeterò, non vivrò. Tu mi aiuterai a sopportare la lunga agonia, se questo miserabile mio corpo si ostinerà a durare! Non aprirò più un libro, non penserò più! La mia intelligenza dovrà atrofizzarsi alfine, e lasciarmi bestialmente tranquillo. Oh!… Rinuncio a tutto; vegeterò, non vivrò!

      E così esclamando, avevo la strana sensazione che un'altra persona parlasse a quel modo per bocca mia.

      Allo sdegno, al rancore si mescolava intanto quel senso di tenerezza che la rivelazione di mia madre mi aveva fatto, poc'anzi, scaturire nel cuore. E pur balbettando con rabbia, quasi per fissarmelo bene nella memoria:—Rinuncio a tutto! Vegeterò, non vivrò!—la carezza di quel sentimento m'insinuava:

      —Vivrai! Vivrai! La vita ha ben altro di quel che tu, miope, vi scorgi!

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