Giunse la Deputazione a Firenze, e tenne due consulte col Ministero. Fino dal principio insorse ostacolo impreveduto, e mi sia lecito aggiungere strano, per la parte del Governo: pareva a lui indecoroso inviare le Autorità in paese sconvolto; a me all'opposto pareva, lasciamo da parte il decoro, dovere del Governo cogliere ogni occasione per impedire che il disordine aumentasse, e una floridissima città si perdesse; nè sapevo comprendere come l'ordine in paese abbandonato a sè medesimo potesse ristabilirsi. Da questo fatto erano da aspettarsi due conseguenze: o la confusione aumentava, e troppo biasimo ne veniva al Governo non avendola, come poteva, impedita con mandarvi Autorità acconcie all'uopo; o si riordinava mercè Collegio o persona extra-legale con provvedimenti di compenso, e si correva rischio che il fatto riuscisse difficile, e forse impossibile a disfarsi. Per quanto i Deputati si affaticassero a chiarire cotesto errore manifesto, non ne vennero a capo; il Ministero proponeva reggesse il Municipio, ma i due Priori municipali osservarono essere il Municipio disperso, non trovarsi in numero da deliberare secondo i regolamenti, nè sentirsi capaci da tanto. Allora il Ministero propose ne assumesse lo incarico la Camera di Commercio! ma i Deputati della Camera dimostrarono non avere attitudine, nè autorità per farlo. Dopo molti dibattiti, nei quali alternativamente fu offerto lo incarico di eleggere una Commissione governativa al Municipio, e alla Camera di Commercio, venne alla perfine stabilito che si cercasse raccogliere il Municipio onde eleggesse una Commissione per governare in assenza delle Autorità; e la sera del 6 settembre 1848 rimasero approvate le seguenti Convenzioni fra il Ministero e i 20 Deputati livornesi:
1º Oblio di tutto a tutti, militari, forestieri e cittadini.
2º Il Municipio elegga la Commissione la quale governi nell'assenza delle ordinarie Autorità, allo scopo di ricondurre la quiete, e riorganizzare la Civica provvisoria, che rimane sciolta per Decreto del Principe.
3º Sta bene, che, rientrato l'ordine, la Costituzione riprenda il suo vigore normale.[86]
Il Ministero inoltre invitava i Deputati a condursi nella notte alla Stazione della strada ferrata, dove avrebbero trovato i Dispacci convenuti, e treno speciale per tornare a Livorno; e così fu. Aperto il Dispaccio, non mi parve corrispondere con le cose stabilite, imperciocchè mi sembra che vi fosse scritto, governerebbe il Municipio autorizzato ad aggiungersi quel numero di cittadini che meglio credesse; ma i Deputati mi osservarono, che non faceva differenza. Il 7 settembre era dato ragguaglio del trattato a cinque e più mila persone, stipate sotto la ringhiera del Palazzo Municipale; la Commissione governativa era acclamata dal Popolo, a patto che la sanzionasse il Municipio, nelle persone del conte Larderel, del popolano Petracchi, e di me; ma in mezzo alle acclamazioni, sorgeva mal represso il grido di vendetta, che chiamava a morte Cipriani e Cappellini, ed io rispondeva: — vendetta essere urlo da lupi, giustizia da uomini. — E instando quella parte cui doleva la pace a gridare vendetta, replicava: — «Le famiglie degli uccisi intenteranno processo, e avranno restauro a norma delle leggi.» Non per questo la turba lasciava presa, e accennava più specialmente al Cappellini, di cui sono prossime le case alla Piazza, pruno quasi posto su gli occhi per sospingere il Popolo agli eccessi. Allora gittava questa parola audace per riabilitare il Cappellini, e confortare la milizia: «Egli è soldato, ed adempiendo gli ordini ha fatto il suo dovere.» Ma questo era troppo, e di fatti la gente incominciò a fremere, onde riputai convenevole aggiungere: — «Ebbene, se anch'egli è colpevole i Tribunali provvederanno.»[87]
Prima però che per me si esponga quello che in Livorno operai, mi giovi rammentare le difficoltà che mi circondavano. Le più gravi mi vennero dalla parte del Governo. Geloso egli che esercitassi autorità a pro del Principato Costituzionale, incomincia a bisticciare intorno alla origine e allo esercizio di cotesta autorità; nè solo rimansi a bisticciare, ma con isfrontatezza di cui le pagine più ignobili della storia parlamentaria non somministrano esempio alla ricisa le cose pattuite negò. Cotesta curiosa Accusa, che volle ficcare le mani dove non importava, e dove importava non le ha ficcate, fra le mie carte trovò l'originale della Dichiarazione emessa nel 19 settembre 1848 da ben quattordici testimoni presenti alle convenzioni, e poichè essa la stampò a pag. 52 dei suoi Documenti, anche io la stampo.
Nota di Convenzioni approvate tra il Ministero e la Deputazione Livornese.
«1. — Oblio di tutto a tutti, militari, forestieri e cittadini.
«2. — Il Municipio elegga la Commissione la quale governi nell'assenza delle ordinarie autorità allo scopo di ricondurre la quiete, e riorganizzare la Civica provvisoria, che rimane sciolta per Decreto del Principe. — La Civica riorganizzata sarà sottoposta alla sanzione del Principe.
«3. — Sta bene che rientrato l'ordine la Costituzione riprenderà il suo vigore normale.
«Noi sottoscritti Deputati della città di Livorno dichiariamo come quanto sta scritto di sopra è l'appunto di quello che rimase stabilito tra noi e il Ministero Toscano la sera del 6 settembre 1848, e si trova registrato in un foglio preso sopra la tavola del Ministero che porta in margine la intitolazione: R. Segreteria di Finanze. Il Signor Ministro Marzucchi ne fece copia di sua mano. La facoltà di eleggere la Commissione Governativa voleva dal Ministero darsi alla Camera di Commercio di Livorno, ma dietro le osservazioni del signor Benedetto Errera venne trasferita nel Municipio, e fummo licenziati con promessa che avremmo trovato il Dispaccio analogo allo appuntamento preso alla Stazione della Strada Ferrata; — ove veramente trovammo un Dispaccio chiuso diretto al Municipio di Livorno.
«Questa è la verità, null'altro che la verità.
«Livorno, 19 settembre 1848.
«Primicerio Can. Angiolo Del Sere, Sacerdote.
«Dott. Raffaello Marubini Varnacci, Presidente della Camera di Disciplina.
«Dott. Guglielmo Pensa, — Dott. G. Gavazzeni, Medici.
«Antonio Venzi, — Andrea Sgarallino, Ufficiali della Guardia Civica.
«Benedetto Errera. — Francesco Contessini, Negozianti.
«Gaetano Terrieri, — Cesare Castelli, Del Municipio.
«Felice Cordiviola, — Luigi Secchi, — Lorenzo Bargellini, — Filippo Salucci, — F. D. Guerrazzi, Cittadini.»
Secondo le leggi, e la pellegrina sapienza del Ministero, non doveva reggere il Municipio mercè la Commissione, ma egli stesso in suo nome; come se il Municipio, che il Ministero consentiva, fosse Autorità più costituzionale della Commissione eletta dal Municipio; come se il Ministero costituzionale potesse di proprio arbitrio, secondo ch'ei proponeva, conferire potestà governativa ad una Camera di Commercio; e finalmente, come se quando ti brucia la casa, sia tempo di tribolare chi ti porta acqua da spegnere. — Il Ministero, stretto alla Camera dei Senatori, negò la convenzione sopra trascritta, e non usò rettitudine; e tanto peggio fece, in quanto che anche l'unico Documento da lui approvato non gli giovava; imperciocchè sia vero che, rovesciate le Autorità costituite, il Municipio abbia a provvedere alla comune salvezza; ma non vero che il Ministero costituzionale, rifiutando i Magistrati alla città che li chiede, autorizzi, anzi costringa il Municipio a governare. Il Ministero poteva addurre la legge della necessità, e questa giustificava il governo tanto del Municipio quanto della Commissione eletta da lui, o non giustificava nessuno. Inoltre, il silenzio ostinato mantenuto alle mie domande, nè punto meglio instruito o consigliato il Municipio; rade anche a questo le lettere, e sempre imbarazzanti; sicchè riusciva difficile a indovinare se il riordinamento della città piacesse al Ministero o piuttosto lo turbasse. Volle la Commissione governativa abolita, e il Municipio la soppresse.[88] Il Municipio mi eleggeva Priore, aggiungendomi al Collegio; il Ministero ordinò che mi cassassero, ed io non fui neanche Priore![89] E' pare proprio che io sia destinato a non essere nulla, nè Accademico nè Priore. Allora a scanso di disgusti mossi istanza al Municipio, che con sua Deliberazione determinasse i limiti entro i quali avrei dovuto esercitare la mia autorità; ma nè anche questa fu dal geloso Ministero rispettata.[90] — L'adunata dei Civici a Pisa, la quale ormai sembrava non avere altro scopo che quello d'irritare gli animi, non volle omettere. La nuova organizzazione della Civica contrariò, comecchè instituita provvisoriamente, e da sottoporsi sempre alla sanzione del Principe.[91] La strada