"Troppo complicato, per adesso," concluse, gesticolando animatamente con una fetta di prosciutto di Parma. "Non voglio rovinare il nostro adorabile pranzetto parlando di un argomento così sgradevole."
Olivia annuì in modo comprensivo.
"Qualsiasi cosa sia successo, ti ha portata qui." Disse lei, consolando l'amica.
"Esatto," convenne Charlotte. "E ha portato qui anche te. Sei sempre così occupata, non mi sarebbe mai passato per la testa di invitarti quaggiù. Ti sei portata dietro del lavoro da fare?"
"No," disse Olivia. I suoi dubbi e timori cominciarono a riaffiorare mentre aggiungeva, "Mi sono licenziata."
A Charlotte andò di traverso il vino.
"Come licenziata? Cioè, te ne sei andata di punto in bianco?"
"Odiavo il mio lavoro." Sentendo una fitta di senso di colpa, Olivia cercò di giustificare le sue azioni. "Stavo facendo pubblicità a un vino orribile, una brodaglia scadente che andava contro tutto quello in cui credo."
"Non potevi farti assegnare a un altro cliente?" chiese Charlotte cercando di nascondere il suo stupore, facendo sentire ancora peggio Olivia. "Tua madre non diceva sempre che, se avessi abbandonato la tua carriera pubblicitaria, avresti potuto fare solo la commessa?"
"Ho bisogno di una nuova direzione professionale, non di andare a riempire degli scaffali." rispose con decisione Olivia. "Questa vacanza nelle terre del vino mi darà tempo per pensarci su. Uno dei miei sogni è sempre stato quello di produrre vini artigianali."
"Io invece amo i gatti, per cui sogno di fare il domatore di leoni." Charlotte rise allegramente, poi vide l'espressione di Olivia e il suo sorriso si spense. "Pensavo stessi scherzando con la storia del vino artigianale. Dicevi sul serio?"
"Sì. È il mio sogno," insistette Olivia. Ora che era arrivata in Italia, le sembrava ancora più realizzabile di quanto le sembrasse a Chicago.
"Wow. OK, per ora. Vuoi dare un'occhiata in giro? Abbiamo un giardino stupendo."
Desiderosa di esplorare il resto della villa, Olivia si alzò e si incamminarono entrambe verso il giardino.
Aveva letto sul sito della villa che i cinque ettari di terreno adiacente all'abitazione erano stati usati in passato per un allevamento di polli ruspanti. A testimonianza di ciò, si ergeva nel giardino un antico pollaio in legno, costruito a regola d'arte.
Attraversando un frutteto, si diressero su per una ripida salita verso un prato disseminato di arbusti e circondato da alberi. Olivia si domandò se quello fosse stato il pascolo dei polli ruspanti.
Il sentiero costeggiava il bordo del prato incolto, Olivia riconobbe gli alberi dalla corteccia spessa e fissurata. Erano querce da sughero. Una vista più che appropriata, nella terra del vino.
Le ammirò per qualche minuto, facendo scorrere le dita sulla loro corteccia, prima di tornare al cortile, tra i profumi delle erbe aromatiche.
Olivia rientrò nella piacevole frescura della cucina provando sentimenti contrastanti. Da un lato, era ancora senza fiato per lo stupore di essere atterrata in un tale paradiso. Dall'altro stava tremando di terrore al pensiero che le sue azioni avventate avrebbero potuto aver rovinato per sempre il suo futuro.
Un'amichevole pacca sulla spalla la distrasse dai suoi pensieri.
"Non starai mica andando in panico pensando al tuo lavoro, vero?"
"Solo un pochino" ammise Oliva.
Charlotte incrociò le braccia con fare serioso.
"No. Mi dispiace, ma in vacanza non è permesso. Perché non ci facciamo un giro in macchina in paese? C'è un bar locale che sarei curiosa di provare. Ho visto che è frequentato da un sacco di uomini attraenti. Che ne dici?"
Olivia si ricordò del sogno fatto sull'aereo poco prima dell'atterraggio. OK, magari era finito con un'esperienza imbarazzante, ma questo era solo un motivo in più per tentare la fortuna. Da qualche parte, l'amore la stava aspettando, e non avrebbe aspettato per sempre.
"Fammi rinfrescare il lucidalabbra e ci sono!" rispose.
CAPITOLO OTTO
Mentre entravano nella piccola città di Collina, Olivia era grata che al volante ci fosse Charlotte. Lei era così presa dal paesaggio che probabilmente avrebbe finito per schiantare la macchina contro il muretto in pietra che costeggiava la strada stretta.
C'era un castello diroccato alle porte della piccola città—un vero castello, con mura pericolanti e torre merlata. Sembrava così imponente e cupo, col sole del tardo pomeriggio alle spalle. Forse, in un passato lontano, era servito a proteggere gli abitanti del paese dagli invasori.
Pensa che roba, vivere di fianco ad un autentico castello in rovina. Sentì il secondo moto d'invidia della giornata, mentre scrutava le casette a due piani circostanti, con le loro facciate di un color crema sbiadito, gli scuri di legno e i vasi di fiori colorati alle finestre.
Mentre le osservava, da una delle abitazioni uscì di fretta una giovane donna con in mano un cestino per la spesa. Scendendo le scale, salutò il vicino con un allegro "Buon giorno". I suoi lunghi capelli neri erano legati in una coda ed era vestita con quel naturale senso dello stile che ogni italiano sembrava possedere. Mai e poi mai Olivia avrebbe potuto sfoggiare un top di un bordeaux così intenso, dei jeans al polpaccio azzurro cielo, quei sandali di un bianco scintillante, e sembrare come se fosse appena uscita dalle pagine di Vogue.
Su di lei, quei vestiti sarebbero sembrati spaiati, come se si fosse vestita al buio. La gente avrebbe fissato le sue scarpe, per poi fissare lei come a dire, Sul serio? Ma ti sei vista?
Lungo le vie della città, una ringhiera di ferro battuto separava lo stretto marciapiede da una strada quasi altrettanto stretta. Sporgendosi dal finestrino della macchina, Olivia inspirò profondamente l'aroma di caffè che si levava dal baretto all'angolo della strada. Nonostante fosse ormai tardo pomeriggio, alcuni locali stavano seduti al bancone, sorseggiando espresso e leggendo qualcosa sui loro cellulari.
Tutti, ad eccezione di lei e Charlotte, sembravano appartenere a quei luoghi. Era un privilegio poter osservare la gente del posto che conduceva indisturbata la propria vita di tutti i giorni in questo paesino sperduto.
Scrutando la vetrina di una piccola boutique di abbigliamento, Olivia si chiese se non fosse il caso di entrare a dare un'occhiata, magari con l'aiuto della commessa avrebbe acquistato un po' del famoso senso dello stile italiano. Fu contenta di vedere un'enoteca affollata, poco più avanti, che sicuramente faceva affari d'oro. Più in là, c'erano un negozio di scarpe, un fruttivendolo con una brillante insegna colorata e con un bancone da esposizione pieno di pomodori e mandarini, un parrucchiere, un piccolo ferramenta e un negozio di alimentari.
Due fornai ai lati opposti della strada stavano chiudendo bottega al termine di una giornata di lavoro.
"Secondo te si fanno concorrenza?" domandò Charlotte, fermandosi per permettere a un canuto signore di attraversare la strada.
"Sicuramente," rispose Olivia, spostando lo sguardo da un'insegna all'altra. "Scommetto che sono rivali, e probabilmente la faida va avanti da secoli."
"E, un bel giorno, l'erede di Mazzetti si innamorerà della figlia del proprietario del Forno Collina, fuggiranno a Pisa per consumare il loro amore e verranno per sempre rinnegati dalle loro famiglie." aggiunse Charlotte.
In quel momento, un uomo vestito di bianco, con addosso un grembiule, uscì dal forno Mazzetti. Fissò con astio il negozio di fronte, poi attraversò la strada. Dopo aver tirato fuori dalla tasca il cellulare, cominciò a fotografare le "Offerte Speciali" esposte nella vetrina del suo competitore.
Olivia e Charlotte scoppiarono a ridere.
"Sono davvero rivali!" Olivia non riusciva a trattenere le risate. "Domattina abbasserà i prezzi, o magari gli copierà le offerte speciali. Si è accorto di noi—andiamocene prima di essere coinvolte nelle ostilità."
In fondo a quella che sembrava la strada principale della città, si ergeva una piccola chiesa con un campanile appuntito e finemente decorato. All'esterno c'era un parroco brizzolato, che