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Esco dal sogno con il corpo dolorante, con la sonnolenza che fa ribollire la mia carne e mi incita al peccato. Ho la sensazione di non essere più lo stesso, di voler scappare in qualche luogo lontano, senza preoccuparmi di portare sulla fronte lo stigma che devo affrontare davanti agli uomini. Fuggite dallo sguardo di Dio, possano i suoi occhi non posarsi più su di me cosicché io possa accettare le mie sconfitte…
Il pensiero sacrilego mi tormenta ogni giorno. Prego che il demonio si allontani da me e sento che Dio mi rianima nella fede, che strappa via Lucifero dalla mia carne, su cui ricomincio a riprendere il controllo... E prego. Non posso fare altro che implorare il Cielo di aiutarmi a sfuggire dalla trappola del mio corpo, di placare le perfidie che bramo nel mio peccato, di allontanarmi dalle tentazioni a cui i miei poveri sensi mi attirano. Faccio ricorso a qualche pensiero di redenzione che mi salva, almeno per il momento. Prego e mi preparo per la messa.
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Il ragazzo passa davanti alla mia porta, si ferma un attimo e si accovaccia per sistemarsi le pantofole. Il pigiama bianco e trasparente conferisce alla sua figura l'aspetto di un efebo voluttuoso. Ma nella sua faccia c'è l'innocenza, la castità. La luce artificiale fa risaltare le sue guance rosa pallido, che quasi brillano nell’oscurità del corridoio.
Lui ignora completamente i suoi poteri di seduzione, la pericolosa attrazione che scatena in me, quando cammina. Mi vede, si rimette in piedi, guarda verso la mia stanza e nella sua eterna timidezza cerca di salutarmi con un rispetto che percepisco con grande fastidio. Con un gesto lo incoraggio ad avvicinarsi. Gli dò una benedizione, tracciando il segno immaginario della croce sui suoi occhi. Abbasso la mia mano quasi trasformata in un pugno all'altezza della sua bocca, e mi pare che lui con le labbra accarezzi le mie dita, e mentre contemplo il suo viso così vicino al mio vengo scosso da un tremito, perché quel viso innocente mi appare sempre più come il volto di un arcangelo. Lo prendo per le spalle, e questa volta gli traccio il segno della croce con quattro baci che gli stampo sulla fronte. Non posso fare altro che lasciarlo andare e rifugiarmi nella preghiera.
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Il giovane Manuel confida nelle parole di padre Misael. Quegli, ogni notte, lo invita a unirsi a lui nella preghiera. Lo ha iniziato all'arte mistica della contemplazione, all'interiorizzazione spirituale che, sostiene il sacerdote, purificherà la sua anima e lo assolverà da ogni peccato, consegnandolo mondo al cospetto di Dio… E Manuel si arrende a lui, senza condizioni. Il reverendo gli ha imposto un dogma. Gli ha mostrato che la fede è l’unica cosa che conta e che bisogna confidare negli imperscrutabili disegni del Signore. E il ragazzo gli crede.
A volte, quando si inginocchia di fronte al letto, il sacerdote si pone proprio dietro di lui e gli stringe le mani .
“Così preghiamo meglio —gli sussurra all'orecchio— così Dio ascolterà meglio te, come se fossi un figlio e me, come se fossi un padre”, farfuglia ogni volta, quasi impercettibilmente, tenendosi dentro il segreto che non può confessare davanti all'immagine agonizzante dell'uomo inchiodato sulla croce, appeso sulla testata del letto.
Nelle notti fredde, Manuel trova piacevole la compagnia di quella preghiera a mani unite, ma nei giorni caldi quel contatto gli sembra insopportabile, non riesce a tollerare il corpo muscoloso e sudato del prete appiccicato ai suoi glutei, il desiderio ardente e appassionato che il sacerdote esprime nella preghiera, e poi quando lo saluta, mentre gli appoggia le labbra umide sulla nuca.
Ma ora, inginocchiato ai piedi del letto e con i gomiti sul materasso, il ragazzo sta pregando da solo, di fronte all'immagine di Gesù, perché il prete non è ancora arrivato.
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Stasera non mi alzerò. Dio ha rafforzato la mia fede. Dio è il mio pastore, la mia guida, la mia luce e la mia via. Ascolta la mia preghiera e lascia che sia forte, non mi lascia a cadere nelle tenebre del peccato! Oh diletto Dio, oh diletto Padre!
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“Che sogno orribile, per l'amore di Dio! Salvami, Signore! Guardami e proteggimi, padre!
Abbi cura di me, Signore. Che sogno orribile. Aiutami, Signore, te ne prego! Non cederò mai alle lusinghe del peccato! Lo giuro, perché non sopporto più questa oscurità. I miei occhi non sopportano tutte queste tenebre!”
Mi alzo e cammino per la stanza, e sento il mio letto quasi freddo, ora che è privo del calore del mio corpo. Sbatto contro l'armadio, duro come l'oscurità che mi soffoca. Non riesco a trovare l'uscita che mi porta alla luce.
“Signore, guidami in questo esilio. Non lasciarmi vagare da solo!” Tocco il muro freddo con le mani, che subito mi si congelano. “Guidami, Signore! —continuo a urlare, invano— questa casa è così triste, così sola e così grande che Padre Misael non può sentirmi. Ma tu, Signore, mio amato Padre, che ascolti i lamenti di tutti i tuoi figli, guida le mie gambe verso la tua luce, portami fuori da questa oscurità e promettimi di starmi vicino fino alla fine dei miei giorni! Prometto di offrirti la mia vita ogni mattina. Prometto di adempiere le penitenze del tuo mandato divino. Confido in te, Signore, diletto Padre. La tua parola sarà una lampada ai miei piedi e una luce nel mio cammino. Lo so, Signore, confido pienamente in te. Dirigimi verso la luce. Guidami alla tua luce!”
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La porta si apre e il ragazzo, scalzo, bussa alla camera da letto del sacerdote. Ha dovuto attraversare il lungo purgatorio del corridoio che separa le stanze come se fosse la soglia infinita tra inferno e paradiso.
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E viene da me con le membra tremanti e i denti che battono, gelidi e spettrali.
“Ho fatto un sogno orribile, padre. Ho sognato un burattino tra i denti di un'enorme bestia. Sono quasi morto dal terrore. Aveva enormi occhi rossi e mi guardava, mentre mi teneva in bocca, perché quel fantoccio ero io! E come mi guardava! Sbuffava come un toro e la sua bava era liquida e appiccicosa, disgustosa! Era tutto buio. Ma i suoi occhi no, oh Dio, i suoi orrendi occhi!”
Allora io gli dico: “Vieni, figlio caro”.
E lo accolgo nel mio letto e sorrido dentro di me, per la sua paura infantile del buio.
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Vieni, giovanotto. Entra, trionfante nella tua Gerusalemme, dove sei acclamato.
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Ancora una volta, padre Misael non riuscirà a dormire mentre, guardando fuori dalla finestra e con il ragazzo che riposa nel suo letto, brama solo un bicchiere di vino; non il sacro calice che si trasforma nel sangue del Signore, ma quello materiale, che placa i nervi e allenta il desiderio represso di penetrare un uomo.
Laggiù, anche la città sta dormendo. Non si vede nessuna luce alle finestre, e così lui capisce che è l’unico a non dormire, che è solo nel suo tormento. È una solitudine senza pause o interruzioni. Non ne esiste una uguale...
Il mondo non lo avrebbe mai capito. Neanche lui capiva. E perfino Dio, nella sua infinita saggezza e con il suo sguardo onnipresente, non avrebbe capito. Nessuno poteva capirlo...
LUNEDI’
Preghiera e bestemmia
…sia santificato il tuo nome….
Il petto sussulta e un terremoto in miniatura scaturito dai bronchi si allarga alla cavità toracica, germina negli anelli della trachea e lì provoca una risposta inconscia e automatica scatenata da milioni di bacilli avidi di sostanze, che si riversano, convulsivamente, su faringe e laringe. La microscopica valanga rovina giù