Naëli pensava fosse una decisione saggia, ma non poteva evitare di preoccuparsi vedendo aumentare lo scarto tra il Lupo di mare ed il gruppo di testa. Quest’ultimo era partito a tutta velocità dalla partenza della tappa, allargando lentamente lo scarto con il resto dei concorrenti. “Non ci possiamo fare niente, i loro veicoli sono più potenti, quando arriveremo alle montagne riguadagneremo terreno”, le aveva assicurato Joan, fiducioso.
Questo non impediva a Naëli di avere l’impressione che il Lupo di mare si trascinasse a fatica, e di sentirsi soprattutto particolarmente inutile al di fuori di una tappa marittima. Inoltre, avevano perso di vista l’Oncia di ebano dopo che avevano attraversato il Pacifico, un piccolo fiume che attraversava la pianura.
Fortunatamente, avevano evitato con astuzia le prime trappole poste sul loro cammino: un fossato abilmente nascosto da ciottoli instabili, un canyon molto stretto nel quale i veicoli più grandi non avevano potuto evitare di incastrarsi, ed un immenso gregge di montoni che era stato abbandonato in mezzo alla pista, e che aveva causato loro sudori freddi.
-Attenta, questo darà una scossa! Gridò Joan da sotto il suo foulard.
In effetti, qualche centinaia di metri dopo, la strada girava improvvisamente verso sinistra in direzione del mare. Naëli strinse i pugni aggrappandosi con tutte le sue forze al suo amico mentre si avvicinavano al tornante. Sapeva che Joan non aveva nessuna intenzione di rallentare, e che avrebbe gestito la curva piegandosi al massimo per conservare la maggior velocità possibile, rischiando di perdere il controllo del veicolo.
Qualche secondo dopo, fece esattamente questo, mancando per poco la sbandata. Fortunatamente Naëli era abituata a viaggiare con lui: sapeva esattamente in quale momento avrebbe dovuto accompagnare il movimento e in quale momento raddrizzarsi. Ma sfiorare il pericolo da così vicino non le piaceva comunque, al contrario di Joan, che assaporava con piacere l’adrenalina suscitata dall’operazione.
Quando il Lupo di mare si raddrizzò, Naëli tirò un sospiro di sollievo. Joan asciugò il sudore che colava sulla sua fronte con il dorso del braccio e urlò di eccitazione.
-E’ intensa, questa corsa!
Naëli rispose con un mormorio soffocato, incerta della scelta della parola “intensa” per descrivere il loro pericolo.
“Rischiosa” le sembrava più adatto, soprattutto se si consideravano tutte le insidie messe in piedi dagli organizzatori.
Deglutì a fatica.
Perché la strada continuava dritta fino alla spiaggia dopo la curva?
Joan doveva essersi posto la stessa domanda, perché rallentò immediatamente il ritmo. Superarono una piccola duna e arrivarono sulla riva, davanti ad un’ immensa distesa di sabbia. “Il mare si ritira molto lontano a Sarkoth” pensò Naëli.
Nessun dubbio, bisognava continuare sulla sabbia, cosa che avrebbe complicato il loro compito. Naëli gemette mentre il suo compagno fermava il Lupo di mare.
-Non buttiamoci là dentro senza riflettere, dichiarò con calma. Se la sabbia è secca e dura, dovremmo poter viaggiare senza problemi, ma se è umida, diventerà una palude inestricabile, e potremo dire addio al Lupo di mare. Può essere secco in apparenza e umido sotto la superficie. Una semplice pressione e…
Come per dargli ragione, un enorme camion emerse dalla pista sotto i loro occhi e approfittò del suo slancio per avviarsi verso la distesa sabbiosa, creando uno spesso turbinio di polvere. Come loro, diminuì la sua velocità, senza però fermarsi. Qualche secondo più tardi, si immobilizzò, impantanandosi in un vasto strato di fango. I suoi occupanti spuntarono dal veicolo con grandi gesti e tentarono di esaminare le ruote, prima di impigliarsi a loro volta nel terreno.
In quel preciso istante, una piccola macchina bassa e allungata fece irruzione davanti ai due amici, sembrò rallentare per un breve istante, poi fece ruggire i suoi motori e si buttò sulla spiaggia a piena velocità creando una nuvola di polvere.
Sembrava insensibile all’effetto del fango, e ignorò le richieste di aiuto che le lanciarono gli occupanti del camion, accelerando ancora man mano che avanzava sulla spiaggia.
Naëli aveva appena avuto il tempo di vedere il volto della conducente.
Joan picchiò il pugno.
-E’ ovvio! Bisogna entrare a tutta velocità, per evitare di impantanarsi se lo strato superficiale di sabbia si rompe sotto le nostre ruote!
Naëli gli gettò uno sguardo angosciato.
-Inoltre, siamo leggeri. Possiamo farlo, aggiunse, determinato, come per rassicurarla.
Naëli scosse la testa dall’alto del Lupo di mare, incerta.
Non ebbe voce in capitolo comunque, dato che Joan riaggiustò il suo foulard, montò sul veicolo e fece rombare i motori prima di partire in un quarto di giro con un’esplosione.
Naëli rischiò di perdere l’equilibrio, ma si aggrappò in tempo e si raddrizzò velocemente. Vedendo sfilare la sabbia sotto le ruote, pregò che l’ipotesi di Joan fosse vera.
La moto avanzò per qualche secondo a pieno ritmo, rischiò di scivolare più volte e finì per pattinare mentre la sabbia diventava più molle sotto il loro passaggio.
Con un grugnito nervoso, Joan azionò una delle leve di accelerazione d’urgenza, e il tubo di scarico fece uscire una fiammata, spingendo il Lupo di mare come mai prima d’ora. Ripresero velocità e superarono il camion impantanato, senza prestargli più attenzione dei loro predecessori. Joan lasciò uscire un’esclamazione soddisfatta e piegò la schiena per prendere ancora più velocità.
Naëli si rilassò capendo che il pericolo era passato.
-Ben fatto! Urlò attraverso il vento al suo compagno.
Lui rispose mostrando con un cenno del mento quello che li aspettava.
-Non gioire troppo in fretta!
Alla loro destra appariva progressivamente una striscia di mare che ingrandiva a vista d’occhio. In realtà, mentre si allargava, il banco di sabbia sul quale viaggiavano si ritraeva e si avvicinava pericolosamente alle onde che agitavano il mare alla loro sinistra.
-Il mare si sta alzando! E’ una trappola degli organizzatori, il banco di sabbia finirà per essere inghiottito dall’acqua in qualche minuto!
Affannata, Naëli gettò uno sguardo indietro.
La terraferma era troppo lontana per fare dietrofront. E la pista continuava tutta dritta, sulla striscia di sabbia circondata dall’acqua. Era là che proseguiva il percorso. Non avevano altra scelta se non continuare. Ma quando l’acqua avesse ammorbidito la sabbia sotto la moto, sarebbe stata la fine per loro.
E davanti, ancora nessuna terra visibile all’orizzonte.
-Non ci arriveremo mai! Si agitò lei.
-Oh si! Protestò Joan. Sono sicuro che questo banco di sabbia è una creazione artificiale che può sprofondare sotto l’acqua in qualsiasi momento, ma che deve per forza raggiungere il continente da qualche parte! La sfida è di arrivarci prima della marea!
Tentò di accelerare.
Ma niente da fare.
Avevano bruciato tutte le loro cartucce, il loro bolide non sarebbe andato più veloce.
Qualche istante dopo, passarono sotto un ponte di controllo situato nel bel mezzo del niente, e videro la fine del banco di sabbia. Raggiungeva un isolotto di terra collegato al continente da un ponte elegante che si slanciava sopra il mare. La macchina che li aveva superati aveva appena messo piede lì sopra.
Era ancora troppo lontano…
Troppo tardi.