Cosa avrebbe potuto fare?
“Quindi la prima volta in cui te ne sei andato non ti ha aiutato per niente?” chiese lei.
“Sì . . . no . . . non lo so. Inizialmente è stato difficile dimenticare Naomi. Pensavo a lei ogni giorno, e non capivo perché non riuscissi a liberarmi di lei. Aver saputo del nostro passato insieme ha reso le cose ancora più—”
Si fermò e si girò verso Gabrielle, che si sedette sul gradino al suo fianco.
“Cosa stai facendo?” Gabrielle spalancò gli occhi vedendo che lui le si avvicinava, inspirando.
“Quel profumo.” Chiuse gli occhi, annusandole nuovamente il collo. Era un misto di gelsomino e cocco.
“È la lozione che mi hai portato quando sei tornato dalla Terra, ricordi?”
“Sì, è vero.” Appoggiandosi all’indietro, posò i gomiti sul gradino, lasciando che la mente viaggiasse e ricordasse il tempo che aveva passato sull’isola fiorita. Ricordi di alberi carichi di boccioli di plumeria, spiagge di sabbia bianca, e tavole da surf gli passarono per la mente.
“Quindi il tuo tempo sull’isola . . . Pensavo ti avesse aiutato stare lontano.”
“Lo ha fatto.” Erano successe così tante cose dal suo ritorno da Kauai da fargli sembrare che fossero passati anni. Veramente, erano passati anni, secondo lo scorrere del tempo sulla terra.
“Sembrava che ti stessi divertendo mentre eri via.”
Jeremy fece un balzo. Cosa aveva visto Gabrielle? Per la maggior parte del tempo si era trascinato in giro, passeggiando sulle spiagge finché non aveva incontrato Sammy e Leilani.
Sorrise, rimembrando. Che coppia erano quei due. Qualche settimana con loro ed era tornato a sentirsi il suo vecchio sé stesso, finché . . .
Deglutì a fatica, spostando l’attenzione su Gabrielle.
“Hai visto?”
“Certo che ho visto. Ti ho lasciato la maggior privacy possibile, ma Michael voleva che dessi un occhio al suo arcangelo più prezioso. Ce ne sono così pochi come noi. Non voleva correre il rischio di perderne un altro. E poi, non avevo mai visitato Kauai. È una bellissima isola.”
“Lo è.”
Gabrielle lo studiò per un attimo, osservando i jeans e la maglietta nera. Erano così diversi dai vestiti su misura che usava prima. “Sei cambiato così tanto da quando te ne sei andato. Hai anche fatto amicizia con degli umani.”
“Hai visto anche questo.”
Ed eccoci. Rimase in attesa della sua condanna e del suo avvertimento. Gli angeli, specialmente l’arcangelo della morte, non dovrebbero mai avvicinarsi agli umani. Non bisogna fare amicizia con loro e, soprattutto, non bisogna innamorarsene. Annebbia il giudizio e impedisce ad un angelo di svolgere il proprio dovere. Jeremy non aveva bisogno che gli venisse ricordato cosa succedeva quando un angelo si avvicinava troppo ad un essere umano. Gli bastava guardarsi allo specchio.
“Sì—almeno in parte. La cosa che ho preferito è stata la gomma da masticare. È una ragazza attraente. Qual era il suo nome?”
Jeremy sollevò un sopracciglio, sorpreso dalla reazione di Gabrielle. O si stava ammorbidendo per quanto riguardava le regole, o lui aveva veramente un aspetto terribile, e lei non aveva il coraggio di—come dicevano gli uomini?—infierire su un uomo già a terra.
“Leilani.” Mentre il nome gli scorreva sulla lingua, si sorprese nel sentire una sensazione di calore nel petto. Era come se fosse stato trasportato di nuovo a Kauai da Leilani e Sammy.
“Ci vuoi tornare.”
“Io . . .” Non sapeva cosa rispondere. Le emozioni si scontravano dentro di lui. Avrebbe dovuto rimanere con la propria famiglia nel ruolo del povero sfigato innamorato della moglie del fratello e dover vivere vedendo la pietà negli occhi di Naomi? O avrebbe dovuto andare in un altro luogo dove veniva guardato con ammirazione?
“Non ne sono sicuro.”
“Non vedo alcun motivo per cui tu non possa assentarti per un giorno o due. Tutti abbiamo bisogno di una pausa ogni tanto.”
Lui sapeva perché. Se se ne fosse andato, probabilmente non sarebbe mai più tornato. Era una tentazione enorme poter andare in un luogo in cui dimenticarsi di Lash, di Naomi, di tutti. Magari anche dimenticarsi di essere un arcangelo.
“È molto generoso da parte tua. Ci penserò. Allora, dimmi, per quale motivo mi volevi incontrare?”
Gabrielle tirò fuori un foglio dalla tasca. Fece una pausa, ticchettando con il foglio sulla mano, e poi lo ripiegò. “L’incarico può aspettare. Vorrei saperne di più del tempo che hai passato a Kauai.”
Sta sorridendo.
Jeremy corrugò la fronte. Perché stava sorridendo? Gabrielle non parlava mai di cose futili con nessuno, nemmeno con Raphael. Era sempre professionale.
“Beh, è il paradiso in Terra, senza dubbio. Come ti ho detto, ci ho messo un po’ a liberare la mente. Ho avuto bisogno che un amico speciale mi facesse ragionare prima di riuscire a divertirmi.”
“Leilani?”
“Sì, Leilani.”
“Quindi è stato surfare o sbattere con la faccia sulla sabbia che ti ha risvegliato?” I suoi occhi brillavano.
“Ugh, non posso credere che, con tutto il tempo che ho passato sull’isola, sia stato proprio quello il momento in cui hai deciso di guardarmi.”
“Sarò onesta, avevo bisogno di farmi una bella risata anch’io, specialmente dopo che tu e Lash . . .”
Nella stanza si fece silenzio mentre i due si guardavano. Jeremy non aveva capito che la sua lite con il fratello l’avesse colpita a tal modo. Certo, era stata molto più che una lite. Era stato l’inizio di una nuova vita per lui—una vita in cui finalmente vedeva la realtà.
Abbassando la testa, chiuse gli occhi e si ricordò del momento in cui l’Arcangelo Raphael gli aveva rivelato di essere più di un mentore e di un caro amico, il momento in cui i ricordi di un passato antico erano emersi dai recessi più reconditi della sua mente.
Era stato il momento in cui il suo cuore aveva tradito il fratello per la prima volta.
7
“Sono tuo figlio?” sussurrò Jeremy.
La mente gli andò in subbuglio per quello che gli era appena stato rivelato. Doveva aver sentito male. Raphael, il terzo arcangelo più potente del Paradiso, meno potente solo di Michael e di Gabrielle, non poteva avergli appena detto di essere suo padre.
Sì, aveva sicuramente inteso male. A volte era difficile capire Raphael, che prediligeva la lingua antica. C’erano anche volte in cui passava all’Ebraico a metà di una frase. Succedeva raramente negli ultimi tempi, e lo faceva solo quando era sotto pressione. E questo era sicuramente il caso. La battaglia contro Lucifero a Shiprock, nel New Mexico, non era andata come previsto. Lucifero era riuscito a scappare, e Raphael sosteneva che fosse solo una questione di tempo prima che l’angelo oscuro tornasse con un’armata ancora più grande. Tutti erano in tensione.
E allora perché il cuore gli batteva all’impazzata?
“Tu sei mio padre?” La voce di Jeremy echeggiò nella stanza.
Si sentì un gemito, e i suoi occhi passarono al letto su cui giaceva Naomi Duran, addormentata. Raphael fece una pausa, tenendo le mani sopra al corpo della ragazza.
“Sì” disse sottovoce.
È mio padre. Jeremy si lasciò sprofondare nella poltrona di fronte a lui. Raphael continuò il proprio lavoro di guarigione