“Gabrielle!” Cosa ci faceva qui? Gli angeli non entravano in quella sala a meno che non dovessero farlo.
“Stavo . . . uh, stavo . . .” Jeremy si passò una mano fra i capelli osservando il salone, alla ricerca di una scusa. “Stavo cercando una candela extra.”
Ne afferrò una dallo scaffale, imprecando quando la cera calda gli cadde sulla mano. Mentre la strofinava, guardò verso Gabrielle. Il suo stomaco si contorse vedendo l’espressione sul suo viso. Era lo stesso sguardo che gli aveva rivolto Naomi—pietà.
Naomi le aveva forse raccontato ciò che era successo? Non poteva pensare ad un altro motivo per cui Gabrielle, che era sempre molto pragmatica, potesse avere quell’espressione. Che patetico. Anche il più duro degli arcangeli provava pena per lui.
“Oh, mi dispiace che ti sia bruciato.”
Perché continuava a rimanere lì?
Dì qualcosa. Sgridami. Buttami fuori. Qualunque cosa.
“Ne è passato di tempo dall’ultima volta in cui questo corpo è stato toccato da cera calda.” Fece apparire le fossette, sperando che lei avrebbe colto la sua allusione e l’avrebbe sbattuto fuori a calci dal salone.
“Jeremiel.” Gabrielle espirò lentamente. Le sue ciglia scure si abbassarono per un momento, poi si risollevarono. I suoi occhi color smeraldo lo guardarono con tenerezza. Aveva paura che lui sarebbe crollato.
Jeremy fece un passo all’indietro, sorridendo con tanta forza da temere che i suoi denti si sarebbero sgretolati.
Forza, Gabrielle. Rimproverami. Puniscimi. Però smettila di guardarmi in quel modo. Non posso accettarlo anche da te.
Nella sala si fece silenzio. Il cuore di Jeremy gli pulsava nelle orecchie mentre aspettava che Gabrielle gli desse una risposta.
“Per essere un ottimo giocatore di poker, sei un pessimo bugiardo” disse lei alla fine.
“Sì, me l’hanno già detto.”
“Non intendevo disturbarti. Se hai bisogno di stare da solo per qualche minuto, posso mettere qualcuno di guardia alla porta per controllare che nessuno entri.”
“No, ho finito qui.” Jeremy espirò a fatica. Gabrielle non fece domande sul perché fosse solo, inginocchiato come uno dei caduti davanti al trono di Michael. Era troppo educata per farlo. Era un aspetto del suo carattere che gli piaceva molto.
Le labbra di Gabrielle si curvarono in un sorriso dolce. Se Jeremy voleva chiederle il permesso di rimanere sulla Terra, questo era il momento. Aprì la bocca, ma le parole gli rimasero bloccate in gola.
“Volevi chiedermi qualcosa?”
Chiedi, cretino.
La bocca gli si seccò per la paura di dover spiegare il motivo della sua richiesta. In quanto arcangelo, non aveva bisogno di un permesso per recarsi sulla Terra, ma per una permanenza prolungata gli serviva l’approvazione di Michael o di Gabrielle. Quest’ultima era la sua migliore possibilità. Era molto rigida quando si trattava di seguire il regolamento degli angeli, ed era sempre ligia al dovere, ma non era curiosa. La prima volta in cui se ne era andato dopo la lite con Lash, era stata lei a suggerirgli di allontanarsi. E, quando era tornato, lei non gli aveva mai chiesto dove fosse stato.
“Io, uh . . . ” Osservò la candela che teneva in mano, facendola scorrere nervosamente fra il pollice e l’indice.
Non poteva farlo. Sapeva di doversene andare, ma non poteva sopportare il pensiero di lasciare Naomi e non vederla tutti i giorni. E Lash . . . la gola gli si seccò di nuovo. Naomi aveva ragione. Dopo tutto ciò che lui e il suo migliore amico avevano affrontato, gli avrebbe spezzato il cuore. Lash era finalmente felice, e non voleva essere lui a fare a pezzi il suo mondo perfetto.
“Lascia che ti aiuti.” Gabrielle gli si avvicinò e poggiò delicatamente una mano sulla sua.
Jeremy sollevò lo sguardo ad osservare il suo bellissimo viso. Non le era mai stato così vicino. Vide il modo in cui il suo vestito color crema le fasciava le curve e come i riccioli dorati le cadevano sulle spalle come seta. I suoi occhi erano così intensi. Erano un caleidoscopio di giallo con varie gradazioni di verde. La guardò intensamente. Era come se un velo fosse stato sollevato, e lui potesse vedere le profondità della sua anima. C’era molta forza in lei . . . e tristezza.
Lentamente alzò una mano e le fece una carezza. Era stupenda. La sua mano non sentì una scossa come era successo quando aveva toccato Naomi. Ma sentiva un certo senso di pace stando vicino a lei. Lei riusciva a capirlo. Forse erano destinati a stare insieme, legati dal loro amore non corrisposto—quello di Gabrielle per Raphael e il suo per Naomi.
Chissà.
Abbassò la testa. Poi le accarezzò le labbra con le sue in un bacio leggero come una piuma.
6
Non aveva sentito niente. Nessun fuoco che gli percorresse il corpo. Nessun trepidare dello stomaco per l’anticipazione di qualcosa di più. Era stato come aver baciato la propria madre.
“Non è questo che intendevo, Jeremiel.” Gabrielle abbassò la testa, allontanandosi da lui.
“Mi dispiace. Non so cosa mi sia preso.” Si sedette sul gradino più basso della pedana e si mise la testa fra le mani. Stava facendo un casino. Era questo che avrebbe dovuto aspettarsi d’ora in poi—fare gesti inappropriati in uno dei luoghi più sacri? Aveva baciato Gabrielle, diamine!
Scosse la testa. Doveva esserci qualcosa che potesse fare. In qualche modo Gabrielle era sempre riuscita a controllarsi, e l’aveva fatto per secoli.
Sollevò lentamente la testa. Lei possedeva le risposte. Era lei a dovergli dire cosa fare.
“Tu come ci sei riuscita?”
“Scusa?”
“Come ci sei riuscita, vedendolo tutti i giorni, sapendo che Raphael non . . .?”
Un’ondata di dolore le attraversò il bellissimo viso. Lui trattenne il fiato alla vista di tanta angoscia. Durante tutti gli anni in cui aveva lavorato con lei, non l’aveva mai vista così. Gabrielle corrugò la fronte mentre lottava per riportare un’espressione normale sul viso e allontanare secoli di dolore e desiderio. Prima che Jeremy potesse scusarsi per aver parlato di Raphael, lei alzò una mano, facendolo tacere.
“Tu lo sai” disse.
Lui annuì.
Gabrielle chiuse gli occhi per un attimo, pensando. Quando li riaprì, fece un respiro esitante, come se fosse indecisa sul fare una domanda alla quale voleva disperatamente una risposta. Dopo aver preso fiato, le parole le uscirono di botto:
“Lo sa qualcun altro?”
“Non credo.”
Lei annuì leggermente, poi si voltò e fece qualche passo. La sua tunica svolazzava seguendo i suoi movimenti. Si contorse le mani, parlando fra sé e sé: “Devo migliorare. Tutti lo scopriranno.”
Fantastico. Adesso aveva peggiorato le cose. Non avrebbe dovuto nominare Raphael.
“Non dirò nulla su te e . . .”
Gabrielle si immobilizzò, inorridita.
Devo stare zitto. Jeremy fece una smorfia e chiuse la bocca.
“Non sono preoccupata, mi fido di te. Ho solo pensato . . . lascia perdere.” Scosse la testa come per svuotare la mente da ciò che la preoccupava ed espirò lentamente. “Allora, vuoi sapere come faccio?”
“Sì.”
Gabrielle rimase in silenzio per un momento. Il suo bel viso passò da un’espressione di desiderio a una di felicità e poi di dolore, per finire con la sua abituale espressione dura.
“Lo fai . . . e basta.”
“Tutto qui? Nient’altro?” Doveva esserci qualcos’altro. Era pronto a provare di tutto.
“Nient’altro. Va meglio con il passare del tempo, o così ho