Kriss era talmente spaventato che, indietreggiando, era finito contro una grossa roccia ed era caduto dall’altra parte, atterrando su un mucchio di pietre appuntite che sporgevano dal terreno. Realizzando di essere stato trafitto in più punti, si era sforzato per alzarsi senza procurarsi ulteriori ferite.
Nel momento in cui l’odore del suo sangue si era sprigionato nell’aria, aveva iniziato a sentire gli artigli affilati dei demoni che graffiavano le rocce più in fretta in una discesa frenetica, poi aveva udito dei tonfi sordi, segno che alcuni di essi stavano saltando per fare prima.
Il silenzio era svanito, ormai... le loro grida inquietanti riecheggiavano tra le rocce, facendoli sembrare più numerosi di quanti fossero davvero.
Scivolando tra le rocce per scappare, aveva finito per strapparsi i vestiti e ferirsi prima di poter toccare terra e mettersi in piedi.
Girando su se stesso, si era reso conto che era troppo tardi per fuggire o nascondersi... era circondato da demoni molto più grandi di lui, che era soltanto un bambino.
Era rimasto immobile mentre lunghi artigli erano spuntati da dietro e lo avevano afferrato per il viso. Si sentiva graffiare il naso e le guance mentre veniva trascinato via, per poi essere sollevato in aria all’improvviso come se il demone volesse mostrarlo agli altri.
Non aveva mai dovuto combattere nel suo mondo e Dean non gli aveva mai permesso di farlo qui. Per un attimo si era chiesto se farsi divorare non sarebbe stato meglio che rimanere da solo in quel posto spaventoso. Quel pensiero era svanito subito nell’istante in cui il dolore lo aveva destato dallo shock, risvegliando il suo istinto di sopravvivenza.
Con le lacrime che gli offuscavano la vista, Kriss aveva vinto per un soffio la sua prima battaglia contro la morte. Il silenzio era tornato e lui aveva guardato quello che aveva in mano, appena in tempo per vedere la Spada dei Caduti svanire nel proprio palmo insanguinato.
Sentendo qualcosa di pesante nell’altra mano, si era girato lentamente e aveva visto un paio di occhi demoniaci che fissavano il vuoto. La mano era infilata nella bocca di quell’essere e gli stringeva la mascella... chissà dov’era finito il resto del corpo. Si era graffiato accidentalmente le nocche contro quei denti aguzzi mentre estraeva subito la mano e lasciava cadere la testa a terra.
Kriss non aveva provato nulla nel vederla rotolare via e bloccarsi contro una roccia che aveva perforato un occhio. Gli era sembrato di sentire una risata ma poi aveva concluso che doveva averla immaginata perché era circondato soltanto dalla morte.
Incapace di sopportare il tanfo di putrefazione e la vista di quei corpi mutilati, si era voltato e si era incamminato verso le strie di luce che stavano spuntando dalle colline in lontananza.
Kriss non sapeva per quanto tempo avesse camminato né quanti giorni fossero passati, prima di sentire uno strano rumore ritmico davanti a lui. Era rimasto lì barcollando e cercando di non piangere, in attesa di vedere se avrebbe dovuto combattere di nuovo. Sangue demoniaco... poteva sentirne l’odore.
Poco dopo, aveva visto un uomo che cavalcava un animale e si dirigeva verso di lui. Alcune parti del suo corpo erano coperte da una specie di metallo intrecciato e Kriss aveva notato la lunga spada che aveva dietro la schiena... con l’elsa a portata di mano. Non vedendolo sanguinare, si rese conto di essere lui stesso ad avere addosso l’odore del sangue demoniaco... fin dall’inizio.
Quello era stato il suo primo incontro con Vincent. Si erano guardati a vicenda mentre lui gli si avvicinava e Kriss si era allontanato quando lo aveva visto scendere dal dorso del grosso animale. Il suo sguardo spaventato si era posato su quella spada dall’aria pericolosa.
“Non fidarti di nessun altro tranne me.” il ricordo della voce di Dean gli riecheggiava nella testa come un avvertimento, facendolo voltare per fuggire.
«Aspetta... non andartene.» aveva gridato Vincent.
Il tono della sua voce gli aveva ricordato Dean, mandandolo in confusione su ciò che avrebbe dovuto fare. Era stanco di cercare di capire tutto. Si era voltato per assicurarsi che l’uomo non avesse estratto la spada mentre lui era distratto.
Vincent aveva sospirato di sollievo quando il bambino si era fermato e si era voltato a guardarlo con un misto di curiosità e diffidenza. Gli ultimi due villaggi in cui era stato erano un lago di sangue, non aveva trovato alcun sopravvissuto. Anche se sporco e coperto di sangue, il bambino sembrava stare bene ed era molto spaventato; ciò lo aveva portato a credere che fosse davvero un sopravvissuto.
«Dove sono i tuoi genitori?» gli aveva chiesto preoccupato, nella speranza di conquistare la sua fiducia.
Dov’erano i suoi genitori... quella domanda lo aveva rattristato profondamente. Suo padre non viveva neanche in questa dimensione e, probabilmente, lo aveva dimenticato ormai... e Dean se n’era andato senza tornare. Kriss sentiva il calore delle lacrime sulle guance. L’unica risposta che era riuscito a dargli era stato un lento cenno con la testa mentre si voltava verso di lui.
«Sei ferito?» gli aveva chiesto Vincent inginocchiandosi davanti a lui, per non intimidirlo con la propria statura... quel bambino non doveva avere più di nove o dieci anni. Aveva allungato lentamente una mano e gli aveva sfiorato una guancia impolverata, strofinando il pollice per asciugargli le lacrime.
Kriss aveva immaginato cosa stesse pensando quell’umano nel vederlo coperto di sangue e con indosso abiti ridotti a brandelli. Poiché quasi tutte le ferite erano già guarite, e sapendo che era meglio non rivelare a un umano cos’era successo realmente, aveva risposto con l’unica altra cosa vera: «Sono da solo, adesso.». Poi aveva iniziato a piangere per davvero; le sue grida miste a singhiozzi avevano portato Vincent a prenderlo tra le braccia... sussurrandogli che adesso andava tutto bene e che lo avrebbe protetto lui. E Vincent lo aveva protetto davvero... fino a sacrificare la propria vita.
Il dolore del vetro conficcato nel palmo riportò Kriss al presente. Aprì il pugno e vide un frammento che sporgeva.
Era quella la scena che Dean si trovò davanti quando uscì dal bagno dopo la doccia. Si accigliò vedendo Kriss che si estraeva un frammento di vetro dalla mano. Sbattendo la porta, lo fece sussultare e i loro sguardi s’incrociarono attraverso il riflesso della finestra. Non era dell’umore adatto per vedere il suo compagno che piangeva di nuovo per una cotta infantile. Una volta era stata più che sufficiente.
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