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sapeva che sarebbe stata una bella giornata. Amava l’odore dei campi ed i versi del bestiame.

      Aveva passato anni a lavorare in ranch più grandi e con greggi di maggiori dimensioni. Ma questa era la sua terra, questi erano i suoi animali. E li stava nutrendo bene, senza ricorrere a schifezze artificiali, cereali modificati e ormoni. Per lui era uno spreco di risorse, e i bovini da batteria conducevano delle vite miserabili. Si sentiva in pace con se stesso per come stava gestendo le cose.

      Aveva impiegato tutti i suoi risparmi per l’acquisto di quella fattoria e di pochi capi di bestiame per cominciare. Sapeva che si trattava di un grosso rischio, ma aveva fede che ci fosse un vero futuro nel mercato dei bovini allevati all’aperto. Era in crescita in effetti.

      I vitelli di un anno di età erano tutti radunati intorno al fienile, dove li aveva recintati la sera precedente, per controllare il loro stato di salute e lo sviluppo. Quelli lo avevano osservato e avevano muggito leggermente, come se lo aspettassero.

      Era orgoglioso della sua piccola mandria di Black Angus, e talvolta doveva resistere alla tentazione di affezionarsi a quegli animali, proprio come fossero animali domestici. Erano animali da macello, dopotutto. Sarebbe stata una cattiva idea attaccarsi tanto individualmente a qualcuno di essi.

      Oggi, voleva trasformare i vitelli in animali da pascolo. Ora il campo in cui si trovavano era stato quasi tutto consumato, e il buon campo di legumi ed erba accanto alla strada era pronto per il pascolo.

      Non appena aprì il cancello, notò qualcosa di strano in fondo, dall’altra parte del pascolo. Sembrava una sorta di bozzolo gigantesco vicino alla strada.

      L’uomo brontolò ad alta voce …

      “Qualunque cosa sia, probabilmente non va bene.”

      Oltrepassò l’apertura e richiuse di nuovo il cancello, lasciando i vitelli proprio lì dov’erano. Non voleva spostare gli animali in quel campo, finché non avesse scoperto che cosa fosse quello strano oggetto.

      Mentre attraversava il campo, divenne sempre più perplesso. Sembrava una enorme matassa di filo spinato che pendeva da un paletto della recinzione. Un rotolo di quella roba era balzato fuori dal furgone di qualcuno, finendo appeso lì in qualche modo?

      Ma, avvicinandosi, si rese conto che non era affatto un nuovo rotolo. Si trattava di un pezzo di vecchio filo spinato, avvolto disordinatamente.

      Non aveva alcun senso.

      Quando raggiunse la matassa e la guardò bene, vide che c’era qualcosa al suo interno.

      Si allungò verso di esso, osservò bene, e provò un improvviso brivido freddo di terrore.

      “Maledizione!” gridò, saltando all’indietro.

      Ma forse era solo il frutto della sua immaginazione. Si obbligò a guardare di nuovo.

      Era lì: il volto di una donna, pallido e ferito, contorto per l’agonia.

      Afferrò il filo spinato, per sottrarlo al corpo della donna, ma poi si fermò immediatamente.

      E’ inutile, comprese. E’ morta.

      Barcollò accanto al paletto, vi si appoggiò e vomitò violentemente.

      Riprenditi, si disse.

      Doveva chiamare la polizia, subito.

      Si allontanò e corse verso casa sua.

      CAPITOLO CINQUE

      L’Agente Speciale Jake Crivaro saltò sulla sedia, quando il telefono del suo ufficio squillò.

      Le cose erano state troppo tranquille a Quantico, dopo il suo ritorno avvenuto il giorno prima.

      In quel momento, l’istinto gli disse subito …

      E’ un nuovo caso.

      Difatti, non appena tirò su la cornetta, sentì la voce sonora dell’Agente Speciale Capo Erik Lehl …

      “Crivaro, venga immediatamente nel mio ufficio.”

      “Subito, signore” Crivaro rispose.

      Riagganciò la cornetta, e afferrò la sua valigia, che teneva sempre pronta. L’Agente Lehl era stato persino più conciso del solito, il che sicuramente significava che c’era un caso urgente da risolvere. Crivaro era sicuro che sarebbe partito presto, probabilmente nell’arco di un’ora.

      Sentì il cuore battere solo un po’ più in fretta, mentre si affrettava lungo il corridoio. Era una buona sensazione. Dopo un periodo di 10 settimane a fare da mentore per il Programma d’Internato dell’FBI, questo era un piacevole ritorno alla normalità.

      Durante i primi giorni del programma estivo, era stato coinvolto in un caso d’omicidio, quello del famigerato “Killer Pagliaccio.” Dopo, si era assestato nel compito più noioso di far da mentore ad una degli studenti, una ragazza talentuosa ma esasperante di nome Riley Sweeney, che aveva dimostrato un’incredibile astuzia, aiutandolo a risolvere il caso.

      Ciò nonostante, il programma era trascorso troppo lentamente per i suoi gusti. Non era abituato a passare tanto tempo senza azione.

      Quando Jake entrò nell’ufficio di Lehl, l’uomo smilzo si alzò dalla sedia per accoglierlo. Erik Lehl era così alto, che a malapena sembrava entrare in qualsiasi spazio che occupava. Altri agenti dicevano che sembrava indossare un paio di trampoli, a Jake sembrava più essere fatto di legno, un curioso assortimento di pezzi che, in qualche modo, non sembravano essere perfettamente coordinati nei loro movimenti. Ma l’uomo era stato un agente esperto, ed aveva fatto carriera nell’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI.

      “Non si metta comodo, Crivaro” Lehl disse. “Partirà immediatamente.”

      Jake restò obbedientemente in piedi.

      Lehl guardò un fascicolo che aveva in mano, e si lasciò scappare un forte sospiro. Jake aveva osservato da tempo, ormai, la tendenza di Lehl di prendere ciascun caso seriamente, quasi personalmente, come se si sentisse direttamente colpito dall’insulto di ogni sorta di mostruosa criminalità.

      In effetti, Jake non riusciva a ricordare di aver trovato Lehl di umore allegro.

      Dopotutto …

      I mostri sono un nostro affare.

      E Jake sapeva che Lehl non gli avrebbe assegnato questo caso particolare, se non fosse stato insolitamente odioso. Jake era una sorta di specialista in casi che sfidavano l’umana immaginazione.

      Lehl passò il fascicolo a Jake e disse: “C’è una situazione davvero brutta in West Virginia. Dia un’occhiata.”

      Jake aprì il fascicolo e vide una foto in bianco e nero di uno strano groviglio tenuto insieme da del nastro adesivo e filo spinato. Quel “bozzolo” penzolava da un paletto di una recinzione. A Jake, occorse un momento per realizzare che quell’insieme aveva volto e mani, che infatti appartenevano ad un essere umano, che era ovviamente morto.

      Jake respirò bruscamente.

      Persino per lui, questo era uno scenario singolarmente orribile.

      Lehl spiegò: “La foto è stata scattata circa un mese fa. Il corpo di una dipendente di un salone di bellezza di nome Alice Gibson è stato trovato avvolto nel filo spinato, ed appeso ad un paletto di una recinzione, su una strada rurale vicino a Hyland, West Virginia.”

      “Roba davvero di cattivo gusto” Jake disse. “Come se la sta cavando la polizia locale?”

      “Hanno un sospettato in custodia” fu la risposta di Lehl.

      Jake sgranò gli occhi per la sorpresa.

      A quel punto chiese: “Allora che cosa lo rende un caso dell’FBI?”

      Lehl rispose: “Abbiamo appena ricevuto una telefonata dal capo della polizia di Dighton, una cittadina vicina a Hyland. E’ stato trovato un altro corpo avvolto nello stesso modo proprio stamattina,