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L'orientamento era quello che si era aspettata. Consisteva in un elenco di cose da fare e da non fare spiegato da un gruppo di agenti con più esperienza. Furono riportati esempi di casi andati male, casi così gravi che avevano spinto alcuni colleghi a dimettersi o addirittura a suicidarsi. Gli istruttori raccontarono storie orribili di bambini assassinati e stupratori seriali che fino ad oggi non erano ancora stati arrestati.
Mentre ascoltava queste testimonianze, Chloe poteva sentire piccoli mormorii di disagio sollevarsi tra la folla. Due posti alla sua sinistra, sentì una donna sussurrare all'uomo accanto a lei.
“A quanto pare, il mio partner ha sentito queste storie prima di noi. Forse per questo se l’è filata.” Lo disse in modo maligno, e Chloe fu istantaneamente infastidita da lei.
Con la mia fortuna, sarà lei la partner senza partner a cui Johnson mi vuole abbinare.
La sessione si concluse per ora di pranzo. Gli istruttori sul palco divisero i nuovi agenti in gruppi, a seconda dei reparti specifici. Quando Chloe sentì chiamare la Squadra Ricerca Prove, provò una piccola fitta di dolore. Osservò circa venti reclute radunarsi a destra del palco. Pensare che, fino a poco più di tre ore prima, avrebbe dovuto essere tra loro la fece sentire un po’ isolata, soprattutto quando vide che alcuni agenti sembravano già aver fatto amicizia.
Quando furono chiamati gli agenti del Programma per la Cattura dei Criminali Violenti, si alzò e avanzò. Il gruppo in mezzo a cui camminava era più ristretto di quello della Squadra Ricerca Prove. Compresa lei stessa, erano solo in nove. E una di loro era davvero la donna che aveva fatto il commento di prima.
Era così concentrata su di lei che non si accorse dell'uomo che si avvicinò mentre avanzavano.
“Non so tu” disse, “Ma io sento che dovrei nascondermi il volto. Fare parte di un programma che include la parola violenti... mi fa pensare di essere giudicato.”
“Non credo di averlo mai considerato in questo modo” disse Chloe.
“Allora, sei portata per la violenza?”
Lo chiese con un sorrisetto che le fece notare che quel ragazzo era estremamente bello. Naturalmente, il commento sulla violenza stonava un po’.
“Non che io sappia” rispose imbarazzata mentre raggiungevano il punto dove doveva riunirsi il loro gruppo.
“Bene” disse l'istruttore, un signore che indossava jeans e maglietta nera. “Prima pranziamo, poi ci incontreremo nella Sala Riunioni Tre per esaminare alcuni dettagli e rispondere alle vostre domande. Ma prima...” Si fermò e guardò un foglio di carta, scorrendo con un dito “È presente Chloe Fine?”
“Sono io” disse Chloe, iniziando a sudare per essere stata messa al centro dell’attenzione in un gruppo di persone che non conosceva.
“Vorrei parlarle un attimo, per favore.”
Chloe si diresse verso l'istruttore e vide che il signore stava facendo cenno di avanzare anche a qualcun’altro.
“Agente Fine, vedo che è una nuova aggiunta al ViCAP, su raccomandazione del direttore Johnson.”
“Esatto.”
“È un piacere averla tra noi. Ora vorrei presentarle il suo partner, l'agente Nikki Rhodes. "
Indicò l'altro agente a cui aveva fatto cenno di avvicinarsi. Naturalmente era la stronza di prima. Nikki Rhodes sorrise a Chloe in un modo che rendeva chiaro che sapesse di essere bella. E anche Chloe doveva ammetterlo. Slanciata, pelle perfettamente abbronzata, luminosi occhi azzurri, capelli biondi incredibilmente lisci.
“Piacere di conoscerti” fece lei.
“Piacere mio” disse Chloe.
“Adesso andate pure a pranzo” concluse l'istruttore. “Da quello che ho capito, domani dovrete lavorare subito a un caso. Entrambe eravate le migliori della vostra classe, quindi mi aspetto di sentire grandi cose su di voi.”
Nikki le fece un sorriso e Chloe capì all’istante che era finto. Detestava dare subito giudizi, ma il suo istinto era sempre azzeccato in cose come quella. L'istruttore si era tornato a rivolgere al resto del gruppo, lasciando le due donne sole. Notando che non erano più controllate, Nikki Rhodes girò sui tacchi e se ne andò senza dire niente.
Chloe restò in disparte per un momento, cercando di riordinare le idee. Si era svegliata quella mattina entusiasta di iniziare la sua carriera come membro della squadra di Ricerca Prove. In pratica tutto il suo futuro era stato già pianificato. E adesso eccola lì, in un dipartimento che non le era affatto familiare, assegnata a una partner che aveva una scopa infilata nel culo.
“Non sembra esattamente un tipo socievole, vero?” disse qualcuno dietro di lei.
Si voltò e vide l'uomo che l'aveva accompagnata prima, quello affascinante che le aveva chiesto se avesse tendenze violente.
“Proprio così.”
“Immagina seguire con lei quasi tutti i corsi all'Accademia. È stato davvero terribile. A proposito... Non mi sembra di averti vista in nessuno dei miei corsi.”
“Sì... sono nuova, diciamo. Sono entrata in questo dipartimento stamattina.”
Un'espressione di lieve stupore apparve sul suo viso. “Ah, ok. Allora benvenuta al ViCAP. Mi chiamo Kyle Moulton e visto che la tua nuova partner non vuole pranzare con te, mi piacerebbe prendere il suo posto.”
“Fa’ pure. Oggi va tutto così.”
“Che vuoi dire?”
“Che oggi niente è andato secondo i piani.”
Moulton si limitò ad annuire, mentre lasciavano l'auditorium. Anche se Moulton era un estraneo (per quanto bello), Chloe era contenta di averlo al suo fianco mentre andavano a pranzo. Temeva che, se avesse dovuto affrontare quel futuro incerto completamente da sola, avrebbe potuto avere dei ripensamenti.
“E comunque, i piani sono sopravvalutati” disse Moulton.
“Non per me. I piani significano struttura, prevedibilità.”
“Non credo che ci fosse anche la voce prevedibilità, nella descrizione del nostro lavoro” scherzò Moulton.
Chloe sorrise e annuì, ma non ci aveva mai pensato. Francamente, la spaventava un po’. Il che non aveva senso, davvero. La sua vita non era stata altro che una sequenza di episodi imprevisti, quindi perché la sua carriera avrebbe dovuto essere diversa?
Fortunatamente, aveva imparato a difendersi. E se stronzette presuntuose come Nikki Rhodes le avessero sbarrato la strada, potevano togliersi dai piedi con le buone o con le cattive.
CAPITOLO TRE
La mattina seguente, Chloe ebbe un assaggio su come sarebbe stato il resto della sua vita da agente. Il suo telefono squillò alle 5:45, e la telefonata veniva da uno dei vicedirettori che lavoravano sotto Johnson. Era riuscita a malapena a gracchiare un roco “Pronto?” prima che l'uomo all'altro capo del telefono attaccasse a parlare.
“Sono il vicedirettore Garcia. Parlo con l’agente Chloe Fine?”
“Sì, sono io.” Si mise a sedere sul letto, con il cuore che le martellava mentre un'ondata di adrenalina la invadeva, spazzando via gli ultimi residui di sonno.
“Deve incontrare l'agente Rhodes a Bethesda alle sette in punto. Lavorerete insieme a quello che crediamo sia un caso piuttosto semplice di violenza