“Anche tu devi stare al sicuro,” disse Sofia. “E non lo sto dicendo solo perché voglio trovare i nostri genitori.”
“Lo so,” disse Lucas. “E farò tutto quello che posso. L’ufficiale Ko mi ha allenato bene.”
“E Kate ha imparato un sacco dalla strega che ha tentato di impossessarsi di lei,” disse Sofia.
“Se è potente come quando stava per farmi fuori al palazzo, sono certo che starà benone,” disse Lucas. “La questione qui sei tu, Sofia. So che hai Sienne, ma sarai al sicuro nel mezzo della battaglia?”
“Non starò nel mezzo,” promise Sofia. Si mise una mano protettiva sulla pancia. “Ma farò tutto quello che serve per assicurarmi che mia figlia abbia un padre.”
“Ce l’avrà,” disse Lucas, e c’era qualcosa nella certezza con cui lo disse che indusse Sofia a voltarsi a guardarlo. Sapeva di aver visto accenni di certe cose nei suoi sogni. Si chiedeva se fosse successo anche a Lucas.
“Hai visto qualcosa?” gli chiese.
Lucas scosse la testa. “Ho un certo talento in questo, ma penso che tu ne abbia di più. Quello che ho visto per lo più per domani è sangue.”
Quello era piuttosto facile da vedere anche senza la magia che portava i sogni a entrambi. Sofia guardò ancora verso il mare, e ora poté scorgere una linea di terra all’orizzonte, il contorno di una città.
“Ashton,” disse. Le pareva una vita che non la vedeva.
La città si espandeva come una macchia sul paesaggio, i suoi edifici, le vastità che si dipanavano oltre le mura. Parte della loro flotta si stava già dividendo, con Hans che si portava ad approdare più lontano lungo la costa per prendere le periferie.
Gli altri si avvicinarono, le bandiere segnaletiche che sventolavano per coordinare i loro movimenti. Si ancorarono ben lontani dal raggio di tiro dei cannoni e calarono in acqua delle piccole barche, complete di messaggeri con la richiesta di resa. Sofia sapeva che Ulf e Frig stavano preparando le loro piccole barche per avvicinarsi di soppiatto alla città prima che iniziasse la battaglia, pronti ai cancelli del fiume, in attesa che si aprissero.
Sofia vide le navi in attesa, pronte per la guerra in risposta a qualsiasi messaggio le avesse raggiunte. Non sufficienti per fermare una flotta grande come la loro, non bloccate a riva a quel modo. Avvicinandosi, Sofia sentì le trombe che risuonavano e vide i fuochi segnaletici che venivano accesi.
Guardò oltre, verso il palazzo e il quartiere dei nobili. Sebastian era da qualche parte là dentro, rinchiuso in una cella, in attesa di essere liberato.
“Potremmo ancora entrare alla carica, come vuole il cugino Ulf,” disse Lucas.
Sofia guardò il cielo. Il sole stava già calando, allungando le sue dita rosse attraverso l’orizzonte. Dovette sforzarsi di scuotere la testa. Era una delle cose più difficili che avesse mai fatto.
“Non possiamo rischiare un attacco notturno,” disse. “Dobbiamo attenerci al piano.”
“Allora attaccheremo all’alba,” disse Lucas.
Sofia annuì. All’alba tutto sarebbe stato determinato. Avrebbero visto se lei avrebbe riavuto indietro il regno della sua famiglia, insieme all’uomo che amava, o se sarebbero stati condannati a morte.
“Attaccheremo all’alba,” disse.
CAPITOLO QUATTRO
Kate stava in piedi con la brezza marina che le accarezzava il viso, sentendosi veramente libera per la prima volta da tempo immemore. Vedere Ashton che si avvicinava in lontananza le riportò ricordi della vita che aveva avuto lì in quanto Indesiderata, ma quei ricordi non le appartenevano più, e la rabbia che veniva insieme ad essi sembrava più un dolore sordo che qualcosa di fresco.
Sentì Lord Cranston avvicinarsi prima che le fosse vicino. Quel poco dei suoi poteri le era tornato. Quello era qualcosa di suo, non una cosa che le era stata data da Siobhan o dalla sua fontana.
“Attaccheremo all’alba, mio signore,” disse voltandosi.
Lord Cranston sorrise. “Un’ora tradizionale per un attacco, anche se non c’è alcun bisogno di chiamarmi così ora, Kate. Siamo coloro che hanno giurato di servirvi, vostra altezza.”
Vostra altezza. Kate sospettava che non si sarebbe mai abituata ad essere chiamata a quel modo. Soprattutto non dall’uomo che era stato il primo a darle un posto adatto per lei nel mondo.
“E non c’è davvero nessun bisogno di chiamare me così,” ribatté lei.
Lord Cranston fece un inchino da cortigiano in maniera davvero elegante. “È quello che sei ora, ma va bene, Kate. Facciamo finta di essere ancora al campo, dove tu stai imparando da me le tattiche?”
“Immagino di avere ancora un sacco da imparare,” disse Kate. Dubitava di essere arrivata ad imparare la metà di quello che Lord Cranston aveva da insegnarle, nel tempo che aveva trascorso nella sua compagnia.
“Oh, indubbiamente,” disse Lord Cranston, “quindi, ecco una lezione. Dimmi, nella storia di Ashton, come è stato preso tutto?”
Kate ci pensò. Non era un argomento che fosse già stato affrontato dalle loro lezioni.
“Non lo so,” ammise.
“È stato fatto con il tradimento,” disse Lord Cranston contando le opzioni sulle sue dita. “È stato ottenuto conquistando il resto del regno, per cui non ha senso opporre resistenza. È stato fatto nel remoto passato per mezzo della magia.”
“E per mezzo della forza?” chiese Kate.
Lord Cranston scosse la testa. “Anche se un cannone potrebbe cambiare le cose, ovviamente.”
“Mia sorella ha un piano,” disse Kate.
“E sembra ben fatto,” disse Lord Cranston, “ma cosa succede ai piani nelle battaglie?”
Questo almeno Kate lo sapeva. “Si sfaldano.” Scrollò le spalle. “Allora è buona cosa che abbiamo la migliore delle compagnie libere che lavora con noi per andare a tappare i buchi.”
“Ed è una buona cosa che io abbia con me la ragazza che può sollevare le nebbie e spostarsi più veloce di qualsiasi altro uomo,” rispose Lord Cranston.
Kate doveva aver esitato un paio di secondo di troppo prima di rispondere.
“Cosa c’è?” chiese Lord Cranston.
“Mi sono separata dalla strega che mi aveva dato quel potere,” disse. “Io… non so quanto ne sia rimasto. Ho ancora qualche abilità nel leggere le menti, ma la velocità, la forza… sono sparite. Penso se ne sia andata anche quel genere di magia.”
Ne conosceva ancora la teoria, ne aveva ancora la sensazione dentro, ma i sentieri che vi portavano sembravano sepolti nell’interruzione della connessione con la fontana di Siobhan. Sembrava che ogni cosa avesse il suo prezzo, e questo era un prezzo che lei era intenzionata a pagare.
Almeno fintanto che non costasse loro tutte le loro vite.
Lord Cranston annuì. “Capisco. Sai ancora usare una spada?”
“Io… non ne sono sicura,” ammise Kate. Quella era stata una cosa che aveva imparato da Siobhan, dopotutto, eppure i ricordi del suo allenamento erano ancora lì, ancora freschi. Aveva ottenuto ciò che sapeva attraverso giorni di continua “morte” per mano di spiriti, ancora e ancora, senza sosta.
“Allora penso che dovremmo scoprirlo prima di una battaglia vera a propria, non credi?” suggerì Lord Cranston. Fece un passo indietro e si chinò in un formale inchino da duellante, gli occhi attentamente