INDICE
CAPITOLO UNO
Kate corse verso il molo di cui gli aveva parlato Finnael, muovendosi più velocemente di chiunque altro, pregando di fare in tempo. Quella visione di sua sorella che giaceva grigia e morta la perseguitava, sospingendola ad andare avanti con tutta la velocità che i suoi poteri potevano darle. Sofia non poteva essere morta.
Non poteva.
Kate vide i soldati di corte nel villaggio che ora si riunivano attorno al loro capo. In un’altra occasione Kate avrebbe potuto fermarsi per battersi con loro, semplicemente per il danno che la vedova aveva causato alla sua vita. Ma ora non c’era tempo. Corse verso le barche, cercando di individuare quella in cui si era trovata Sofia nella sua visione.
La vide poco avanti: un veliero a doppio albero con un cavalluccio marino a prua. Corse da quella parte, saltando a bordo non appena fu vicina, superando il parapetto e atterrando con leggerezza sul ponte della nave. Vide i marinai che la fissavano, alcuni con le mani pronte alle proprie armi. Se avevano fatto qualsiasi cosa per fare del male a sua sorella, li avrebbe uccisi fino all’ultimo.
“Dov’è mia sorella?” chiese con voce tonante.
Forse riconobbero la somiglianza, anche se Kate era più bassa e più muscolosa di Sofia, con i capelli tagliati a maschio. Indicarono silenziosamente la cabina a prua.
Mentre correva verso di essa, Kate vide un uomo grande e grosso con pochi capelli e la barba che si rimetteva in piedi a fatica.
“Cos’è successo?” chiese. “Veloce, penso che mia sorella sia in pericolo.”
“Sofia è tua sorella?” chiese l’uomo. Sembrava ancora confuso da qualsiasi cosa l’avesse steso al tappeto. “C’era un uomo… mi ha colpito. Tua sorella è nella cabina.”
Kate non esitò. Andò alla cabina e diede un calcio alla porta con tanta forza da farla aprire di schianto. All’interno…
Vide un gatto della foresta in un angolo, grosso e con il pelo grigio, che ringhiava sommessamente. Vide anche Sebastian, inginocchiato con un pugnale in mano, insanguinato quasi fino al polso. Stava gemendo e piangendo, ma questo non significava nulla. Un uomo poteva piangere per il rimorso o per il senso di colpa come per qualsiasi altra cosa.
Sul pavimento accanto a lui, Kate poté vedere Sofia, un cadavere immobile, la carne grigia come quella che aveva visto nella sua visione. C’era del sangue che si stava raccogliendo in una pozza accanto a lei, e aveva una ferita al petto che poteva essere stata causata solo da un’arma.
“È morta, Kate,” le disse Sebastian guardano verso di lei. “È morta.”
“Tu sei morto,” gridò Kate. Aveva già detto una volta a Sebastian di non poterlo perdonare per il modo in cui aveva fatto soffrire Sofia. Ma questo superava di gran lunga qualsiasi cosa le avesse fatto prima. Aveva tentato di assassinare sua sorella. Allora la rabbia pervase il corpo di Kate, e lei scattò in avanti.
Colpì Sebastian facendolo cadere indietro e allontanandolo da sua sorella. Lui si rialzò, il pugnale sempre in mano.
“Kate, non voglio farti de male.”
“Come hai fatto del male a mia sorella?”
Kate gli diede un calcio allo stomaco e lo prese per un braccio, facendolo ruotare fino a costringerlo a lasciar cadere il coltello. Sebastian riuscì a liberarsi prima che lei gli spezzasse l’arto, ma Kate non aveva ancora finito